LETTERA APERTA: la salute conta?
L’approccio cautelativo nella gestione dei rischi alla salute di fronte all’incertezza scientifica rinviene da molto lontano: dal “primum non nocere” di Ippocrate, alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con la politica del “Health in all policies”, il principio di precauzione nella valutazione dei rischi e la necessità di adottare un approccio preventivo nei confronti di potenziali danni alla salute, è, da sempre, un indiscutibile baluardo per garantire la tutela della salute pubblica.
Infatti, lo sviluppo tecnologico e il continuo processo di modernizzazione, alla base della economia del benessere, viene sempre più spesso accompagnato dall’insorgenza di una serie di effetti collaterali latenti. Dalla società del benessere a quella del “rischio” il passo è breve.
Il rischio va studiato, ridotto mediante comportamenti attivi volti a ridimensionarlo o evitato, in applicazione del principio di precauzione[1].
Tali basilari principi, tuttavia, appaiono oggi essere stati manifestamente violati in nome del progresso e dell’evoluzione, volendo a tutti i costi realizzare la tecnologia 5G, ovvero la quinta generazione di tecnologie e standard per le connessioni telefoniche mobile, capace di trasmettere rapidamente – immediatamente, ad una velocità assai superiore a tutte le altre tecnologie fino ad oggi impiegate, enormi quantità di dati, utilizzando onde millimetriche, dando luogo a nuovi scenari di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza che sono emessi in bande di frequenza (694-790 MHz, 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz), diverse da quelle utilizzate attualmente per la telefonia mobile.
Uno degli aspetti di particolare novità del 5G consiste nel fatto che non è finalizzato solo alla comunicazione tra persone, ma anche al cosiddetto “Internet delle cose” (in inglese, Internet of Things), in cui vari dispositivi wireless comunicano direttamente tra loro, utilizzando onde elettromagnetiche definite come “onde millimetriche”
Tali onde, di così elevata frequenza, durante la loro propagazione non riescono a penetrare attraverso gli edifici, o comunque a superare ostacoli, ed inoltre vengono facilmente assorbite dalla pioggia, dagli alberi e dalle foglie. Per questo motivo è necessario utilizzare, in maggiore misura rispetto alle attuali tecnologie di telefonia mobile, le cosiddette small cells, aree di territorio coperte dal segnale a radiofrequenza le cui dimensioni, che possono andare da una decina di metri (indoor) a qualche centinaio di metri (outdoor), sono molto inferiori a quelle delle macrocelle che possono essere estese anche diversi chilometri[2].
Ciò comporterà l’installazione di numerose antenne sul territorio, si assisterà, dunque, ad una sorta di “proliferazione di antenne” che lavorano insieme per emettere fasci focalizzati che si rintracciano a vicenda, con un conseguente aumento dell’inquinamento elettromagnetico, oltre che ad una dannosa ed involontaria esposizione alle radiazioni per Tutti.
In applicazione del sopra richiamato approccio cautelativo ci si sarebbe aspettato che una tale innovazione fosse accompagnata, rectius avvalorata, da robuste ed incontrovertibili conoscenze scientifiche circa gli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici a radiofrequenza, distinguendo tra effetti a breve termine ed effetti a lungo termine.
Non è questo il caso!
Le radiofrequenze del 5G possono dirsi, allo stato attuale, del tutto inesplorate, mancando qualsiasi studio preliminare sulla valutazione del rischio sanitario e per l’ecosistema derivabile da una massiccia, multipla e cumulativa installazione di milioni di nuove antenne che, inevitabilmente, andranno a sommarsi alle decine di miglia di Stazioni Radio Base ancora operative per gli standard tecnologici di comunicazione senza fili 2G, 3G, 4G oltre alle migliaia di ripetitori Wi-Fi attivi.
Aggiungasi che dall’accesso agli atti eseguito da numerose associazioni di categoria[3] al Consiglio Superiore di Sanità, al Ministero della Salute, all’INAIL e all’Istituto Superiore di Sanità è emerso che il Governo non ha chiesto alcun parere sanitario e che non vi sia stata alcuna interlocuzione tra Ministero della Salute e Ministero dello Sviluppo Economico, prima della concessione all’industria delle reti 5G.
Dunque, il vuoto appare duplice: da una parte un vulnus tecnico-scientifico[4], dall’altro un altro sanitario.
Eppure, molto prima che venisse proposta la rete 5G, decine di petizioni e di appelli diffusi da parte di medici e scienziati internazionali indipendenti avevano già dimostrano i danni alla salute umana[5] derivanti dalle radiazioni elettromagnetiche, nonchè una correlazione osservabile fra l’insorgere di patologie e l’avvio dell’effetto inquinante da parte di una fonte di radiazioni elettromagnetiche, suggerendo l’esistenza di un rapporto causale[6].
Nel 2015, 215 scienziati indipendenti di 41 paesi hanno comunicato mediante un ulteriore appello internazionale il loro allarme alle Nazioni Unite (ONU) e all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ammonendo tali istituzioni perché esercitassero una forte leadership nella promozione dello sviluppo di linee guida più protettive nei confronti delle radiazioni elettromagnetiche, incoraggiando misure precauzionali ed educando il pubblico riguardo ai rischi per la salute[7].
L’insieme della letteratura scientifica disponibile è stato esaminata da diverse commissioni nazionali ed internazionali di esperti, nel corso degli anni, al fine di valutare se l’esposizione ai campi elettromagnetici provocasse danni alla salute umana: i risultati di tali studi sono tutt’altro che uniformi ed incontrovertibili.
Se è vero che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha valutato nel 2011 le evidenze scientifiche sulla cancerogenicità dei campi elettromagnetici a radiofrequenza emessi dai telefoni cellulari, da antenne radiotelevisive e antenne fisse per telefonia cellulare, nonché da apparecchiature di notevole potenza usate in ambito industriale[8] ha concluso che le radiazioni RF di frequenze da 30 kHz a 300 GHz sono potenzialmente cancerogeni per l’uomo (Gruppo 2B) e non “probabilmente cancerogeni per gli esseri umani” (gruppo 2A), né come “cancerogeni per gli esseri umani” (gruppo 1, in cui sono compresi ad esempio la radiazione solare e il radon presente nelle abitazioni), c’è da dire che ulteriori studi condotti successivamente non avvalorano assolutamente tali conclusioni.
Tanto ha portato il diffondersi di altri appelli e moratorie internazionali, ultimo fra tutti quello del lanciato nel 2018 da una task force internazionale di 11 accreditati ricercatori, medici e scienziati da tutto il mondo guidata da Arthur Firstenberg che, con “Stop 5G dalla terra e dallo spazio”, chiedono all’ONU, all’Organizzazione Mondiale della Sanità, al Consiglio dell’Unione Europea e ai Governi nazionali di fermare immediatamente il progetto wireless 5G, accusato di essere un vero e proprio “crimine contro l’umanità, in violazione del Codice di Norimberga”.
Sulla pericolosità della materia di cui si discute occorre, innanzitutto, premettere che il Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009[9] e l’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n. 1815 del 2011[10] hanno già richiamato gli stati membri a riconoscere l’elettrosensibilità come una vera e propria disabilità, al fine di dare pari opportunità alle persone che ne sono colpite.
Pertanto, non si intende disquisire di una materia priva di preliminari giudizi di inoffensività o che abbia raggiunto, nel tempo, un grado di rassicurante certezza scientifica tanto da poter escludere possibili danni alla salute e all’ambiente.
Al contrario, un recentissimo documento pubblicato[11] nel 2019 dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Commissione Europea afferma che il “5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche, evidenzia criticità sconosciute sui problemi di salute e sicurezza. La polemica è in merito ai danni causati dalle attuali tecnologie wireless 2G, 3G e 4G. Le tecnologie 5G sono molto meno studiate per ciò che concerne i loro effetti sull’uomo o sull’ambiente”, dando un chiaro segnale agli Stati membri sui pericoli socio-sanitari derivabili dall’attivazione ubiquitaria del 5G.
Ma veniamo alla scienza.
Tralasciando completamente il fatto che la maggioranza degli studi sino ad oggi eseguiti e diffusi siano stati condotti da scienziati in evidente stato di conflitto di interessi, avendo ricevuto – direttamente o indirettamente – finanziamenti per i loro studi da aziende dell’industria delle Telecomunicazioni[12], si riportano di seguito le evidenze scientifiche che hanno riportato in auge le discussioni sui rischi e sulle problematiche legate all’esposizioni delle radiofrequenze.
Ci si riferisce, in prima battuta, ai dati diffusi nel marzo 2018 dall’Istituto Ramazzini di Bologna (Centro di ricerca sul cancro Cesare Maltoni)[13] in riferimento all’esperimento condotto, dal 2005 al 2008 sugli effetti dell’esposizione alle radiofrequenze.
Nella ricerca pubblicata, l’Istituto Ramazzini ha studiato esposizioni alle radiofrequenze mille volte inferiori a quelle utilizzate nello studio sui telefoni cellulari condotti, in contemporanea, dal National Toxicologic Program (USA) (abbreviato, NTP), riscontrando gli stessi tipi di tumore.
I ricercatori dell’Istituto Ramazzini hanno verificato aumenti statisticamente significativi nell’incidenza degli schwannomi maligni, tumori rari delle cellule nervose del cuore, nei ratti (animali uomo equivalenti) maschi del gruppo esposto all’intensità di campo più alta, 50 V/m. Inoltre, gli studiosi italiani hanno individuato un aumento dell’incidenza di altre lesioni, già riscontrate nello studio dell’NTP: l’iperplasia delle cellule di Schwann sia nei ratti maschi che femmine e gliomi maligni (tumori del cervello) nei ratti femmine alla dose più elevata. Tutti i livelli di esposizione usati in questo studio sono inferiori al limite statunitense FCC per la massima esposizione concessa per la popolazione. In altre parole, se un ripetitore emette questa quantità di radiazioni, è considerato conforme rispetto a tutti i regolamenti e alla legislazione degli Stati Uniti. Nello studio del Ramazzini, 2.448 ratti Sprague-Dawley sono stati esposti a radiazioni GSM da 1.8 GHz (quelle delle antenne della telefonia mobile) per 19 ore al giorno, dalla vita prenatale (cioè durante la gravidanza delle loro madri) fino alla morte spontanea. Lo studio comprende dosi ambientali (cioè simili a quelle che ritroviamo nel nostro ambiente di vita e di lavoro) di 5, 25 e 50 V/m: questi livelli sono stati studiati per mimare l’esposizione umana full-body generata da ripetitori, e sono molto più basse rispetto a quelle usate nello studio dell’NTP americano.
Nonostante queste differenze, entrambi gli studi hanno rilevato aumenti statisticamente significativi nello sviluppo dello stesso tipo di tumori maligni molto rari del cuore nei ratti maschi trattati e del cervello nelle femmine. “Il nostro studio – dichiara la Dott.ssa Fiorella Belpoggi, Direttrice dell’Area Ricerca dell’Istituto Ramazzini e leader dello studio – conferma e rafforza i risultati del National Toxicologic Program americano; non può infatti essere dovuta al caso l’osservazione di un aumento dello stesso tipo di tumori, peraltro rari, a migliaia di chilometri di distanza, in ratti dello stesso ceppo trattati con le stesse radiofrequenze. Sulla base dei risultati comuni, riteniamo che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) debba rivedere la classificazione delle radiofrequenze, finora ritenute possibili cancerogeni, per definirle probabili cancerogeni”.
E’ bene chiarire che gli studi condotti riguardano esclusivamente le precedenti tecnologie e non già quella del 5G, su cui la Dott.ssa Fiorella Belpoggi, in un’intervista rilasciata ad una trasmissione televisiva della Rai (Rai 1 – Petrolio[14]) dichiara senza mezzi termini “noi, delle onde millimetriche che verranno utilizzate per il 5G abbiamo il buio completo! Siamo in balia di un’industria che non ha investito un centesimo per la sicurezza dei propri prodotti e questo non si può fare, è illegale! In Europa è illegale! Adesso basta! Il 5G deve passare uno scrutinio sulla sicurezza”.
Tali evidenze scientifiche hanno riaperto alacremente il dibattito in Italia, tanto che l’Istituto Superiore della Sanità, con il sopra richiamato documento divulgativo dell’8/08/2019, avverte la necessità di “calmierare” le preoccupazioni che si stanno diffondendo nella popolazione preoccupazioni su eventuali rischi per la salute connessi ai campi elettromagnetici, formulando un esame stigmatizzato e conciso sull’evidenze degli studi del National Toxicology e dello studio dell’Istituto Ramazzini, per poi concludere che i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute della popolazione connessi all’introduzione del 5G. Tuttavia è importante che l’introduzione di questa tecnologia sia affiancata da un attento monitoraggio dei livelli di esposizione (come del resto avviene già attualmente per le attuali tecnologie di telefonia mobile) e che proseguano le ricerche sui possibili effetti a lungo termine.
Le moratorie internazionali, gli studi di scienziati indipendenti, la divulgazione delle preoccupazioni generali hanno portato un ulteriore effetto del tutto inaspettato, a riprova della delicatezza e dell’importanza della tematica in esame.
Sebbene, infatti, gli Stati siano da tempo pronti ad accogliere con fervore la nuova tecnologia (in Italia già il 2 ottobre 2018 si chiudeva la procedura per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze per il 5G avviata il 13 settembre[15]), solo a marzo 2020 l’International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection, una delle organizzazioni scientifiche non governative più prestigiose nel campo degli studi sulle radiazioni non-ionizzanti pubblica, dopo vent’anni, nuove linee guida per la protezione degli esseri umani dai campi elettromagnetici a radio frequenza[16], a riprova di uno stato dell’arte tutt’altro che definito e certo.
Come è possibile che una tale implementazione dell’esposizione alle radiofrequenze non sia stata accompagnata da preventivi, preliminari e cautelativi studi scientifici? Com’è possibile che in uno scenario così incerto, dove il livello del rischio per la salute e per l’ambiente appare ancora alto, si possa procedere speditamente in quello che appare il più grande esperimento sull’umanità e sull’ambiente?
Trattasi di dubbi più che legittimi, evidentemente distanti da un bieco allarmismo infondato, ma frutto di un coscienzioso bilanciamento di interessi, si propone prudenza sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, anzichè essere incoscienti e sottostimarle, o addirittura ignorarle completamente in attesa di possibili danni misurabili solo a posteriori.
La tutela della salute, soprattutto nel particolare momento storico che stiamo vivendo, dovrebbe essere valutato come Bene essenziale, elemento guida di tutte le decisioni da intraprendere.
Invece, difronte ad una Pandemia mondiale, davanti ai dubbi di un virus ancora sconosciuto (Covid-19), sono gli stessi esponenti governativi che rimescolano le carte, rilasciando dichiarazioni che, sommate al descritto scenario scientifico tutt’altro che certo in ordine alla tecnologia del 5G, non fanno altro che aumentare le perplessità e spingere perché venga adottata una condotta più oculata.
Gunter Pauli, Consigliere Economico del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, scrive in un tweet “La scienza deve dimostrare e spiegare causa ed effetto. Tuttavia la scienza osserva innanzitutto le correlazioni: fenomeni apparentemente associati. Applichiamo la logica scientifica. Qual è stata la prima città al mondo coperta dal 5G? Wuhan! Qual è la prima regione europea del 5G? Nord Italia”.
Si alza rapidamente il tiro, bollando la notizia come fake.
Non è scopo di questo scritto indagare né la veridicità, né le dietrologie politiche del tweet. E’, tuttavia, importante far emergere lo stato di confusione, le voci fuori dal coro e l’assenza di smentite aventi un fondamento scientifico serio ed affidabile, perché questo stato di incertezza ci sta attanagliando proprio nel momento in cui la Salute di tutti è così fortemente minata.
Si stanno diffondendo numerosi studi, scritti di numerosi personaggi (scienziati, medici) che spiegano possibili correlazioni tra il diffondersi dei virus e l’esposizione alle radiofrequenze[17].
In difetto di cognizioni tecnico-scientifiche per poter avvalorare l’una o l’atra tesi è bene evidenziare che non si intende assolutamente sposare nessuna delle argomentazioni emergenti, ma è corretto sollevare il problema e denunciare l’assenza di pareri incontrovertibili.
E’ questo il momento di chiedere a gran voce che chiarezza venga fatta, di procrastinare gli interessi economici e di salvaguardare quelli individuali: è tempo di chiedere alla scienza immediati ed urgenti approfondimenti, studi epidemiologici indipendenti che portino ad abbassare il livello del rischio.
Soprattutto, è tempo che, in applicazione del principio di precauzione, venga resa esecutiva nel periodo emergenziale che stiamo vivendo, una moratoria nazionale sul 5G, bloccando qualsiasi intervento, in attesa delle verità.
Tematiche come quelle della tutela della salute[18], sicurezza ed incolumità della Comunità devono essere libere da qualsiasi percezione di pericolo; al contempo, le incalcolabili incertezze necessitano di una elaborazione preventiva mediante un adeguato sistema di controllo in grado di offrire una tutela effettiva e cautelativa.
Il principio di precauzione è il mezzo attraverso cui regolamentare effetti non scientificamente accertabili nella loro entità, scientemente utilizzato per ridimensionare effetti pregiudizievoli.
Tale criterio è strettamente correlato al concetto di rischio e di sicurezza.
È chiaro come la contrapposizione tra due esigenze fondamentali, quali la naturale e spontanea aspirazione dell’uomo al progresso e allo sviluppo e la preservazione di garanzia del diritto alla salute degli individui ponga la delicata questione di individuare una linea guida che preservi entrambi gli interessi.
Tale esigenza è stata soddisfatta con l’introduzione del principio di precauzione che viene utilizzato come una strategia di gestione dei rischi quando vi sono ragionevoli motivi di temere che i potenziali pericoli potrebbero avere effetti negativi sull’ambiente e sulla salute degli esseri umani, degli animali e delle piante, ma i dati disponibili non consentono una valutazione particolareggiata del rischio.
È, tristemente constatabile come in materia ambientale le molteplici catastrofi verificatesi negli anni, abbiano determinato il dissolversi del mito dell’infallibilità della scienza creando una visione disincantata che porta ad affermare che non vi sia nulla di definitivo, immodificabile, incontrovertibile; tutto diviene ipotetico, venendo meno, in questo modo, il potenziale controllo dell’uomo sul mondo esterno.
Tale scenario ha creato l’esigenza di un approccio prudente (o meglio precauzionale) che consideri il dato scientifico e tecnologico non in maniera assoluta e che, al contrario, relativizzi le conoscenze per evitare danni incerti ed eventuali legati ai rischi, seppur potenziali, della società moderna.
La prima formulazione di tale principio (Precautionary approach) è presente nella Dichiarazione su Ambiente e Sviluppo adottata a Rio de Janeiro in occasione della Conferenza su ambiente e sviluppo, tenutasi dal 3 al 14 giugno 1992 ed approvata dalla Comunità europea con la decisione del Consiglio del 25 ottobre 1993. Oggi, il principio di precauzione è un fondamento di diritto internazionale di portata generale[19].
Attraverso tale disposizione si crea una ipotesi di inversione dell’onere della prova poiché non è necessario dimostrare che talune attività comportino danni seri all’ambiente ma, per l’adozione delle misure ambientali, preventive o correttive, è sufficiente comprovare che tali attività possano causare danni gravi ed irreversibili, con un sensibile affievolimento dell’onere probatorio.
Per quanto attiene la disciplina nazionale, il principio ha trovato espresso riconoscimento all’interno del Codice dell’ambiente introdotto con il d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, in attuazione alla direttiva 2004/35/CE[20].
Principio di precauzione e 5G.
In Italia già 240 Comuni[21] hanno adottato ordinanze sindacali contenenti il diniego per l’installazione della tecnologia 5G in ossequio all’art. 32 della Costituzione e al principio di precauzione sancito dal diritto comunitario, dell’ex art. 38 della Legge 8 Giugno 1990, n. 142 sull’Ordinamento delle autonomie locali, che investe il primo cittadino di ‘Attribuzioni del sindaco nei servizi di competenza statale’: “Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico, provvedimenti contingibili e urgenti in materia di sanità ed igiene, edilizia e polizia locale al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità dei cittadini” nonché dall’art. 3‐ter del D. L.vo n. 152/2006.
La parte motiva di tali provvedimenti si basa sulla ravvisata necessità di attendere gli esiti delle valutazioni epidemiologiche e di salute pubblica, nonché le più complessive valutazioni da parte dei competenti organi di diritto comunitario e nazionale, al fine di poter adempiere alle linee guida nazionali in merito all’espansione delle reti di telecomunicazione sul territorio da parte delle imprese autorizzate.
Tale modus operandi non è altro che un’eccellente opera di sussunzione a livello locale dei principi cautelativi sopra richiamati, evidentemente violati a livello governativo e centrale.
Spetta al Sindaco, infatti, nella sua veste di ufficiale di Governo e massima autorità sanitaria locale, accertarsi nelle competenti sedi, per le conseguenze di ordine sanitario che dovessero manifestarsi a breve, medio e lungo termine nella popolazione residente nel territorio comunale.
Tuttavia non è possibile, in uno stato di diritto, individuare esclusivamente nella persona del Sindaco l’unico – ed ultimo – baluardo a tutela dell’interesse pubblico e della salute dei cittadini.
Infatti, i dinieghi, pur legittimamente motivati, dei Sindaci contro i provvedimenti di autorizzazione di installazione della tecnologia 5G saranno certamente oggetto di numerosissimi ricorsi al TAR presentati dalle società di telecomunicazioni assegnatarie da parte dello Stato delle frequenze 5G.
Da una parte l’interesse privato delle grandi compagnie che, a torto o ragione, hanno partecipato ad un bando di gara ed acquistato le frequenze relative alla tecnologia del 5G, spendendo soldi incassati dallo Stato, dall’altra la tutela alla Salute.
Occorre, dunque, un’azione di contemperamento di interessi che si basi esclusivamente su evidenze scientifiche certe che portino una riduzione drastica dei rischi per la salute umana.
In assenza di certezze, il principio di precauzione deve essere applicato senza mezzi termini perché la salute conta!
***
“Adottare il principio di precauzione e quello di responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi, evitare che si consideri l’intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico” (Lorenzo Tomatis).
5 G
2020 04 18
248 COMUNI D’ITALIA SONO UFFICIALMENTE STOP5G
116 SINDACI HANNO EMANATO ORDINANZE STOP5G
2 REGIONI HANNO APPROVATO MOZIONI PER LA PRECAUZIONE
Comuni d’Italia in cui sono stati ufficalmente approvati atti Stop 5G, per la sospensione, la moratoria e la precauzione
Comuni d’Italia in cui il Sindaco ha emanato un’ordinanza urgente e contingibile Stop 5G come massima autorità sanitaria
2019 11 18 5G, c’è chi dice no: i comuni nei quali non sarà installato
2019 11 18 No al 5G, ecco la mappa dei comuni che non installeranno le antenne
2019 01 30 Pericolo elettrosmog: ecco i primi 120 Comuni dove si sperimenta il 5G
Comuni d’Italia in cui sono stati ufficalmente approvati atti Stop 5G, per la sospensione, la moratoria e la precauzione
Comuni d’Italia in cui il Sindaco ha emanato un’ordinanza urgente e contingibile Stop 5G come massima autorità sanitaria


ITALIA STOP 5G, atti ufficiali per la precauzione
Come indicato nella Risoluzione di Vicovaro 2019, l’Alleanza Italiana Stop 5G chiede al Governo e agli enti locali di fermare il pericoloso 5G.
Questa pagina elenca tutti i pronunciamenti e gli atti ufficiali presentati in qualsiasi sede istituzionale per bloccare e/o contrastare, studiare, arginare i rischi del 5G.
Qui c’è la lista aggiornata al 21 Aprile 2020 di tutti gli atti prodotti tra Parlamento, Regioni, Province e Comuni in nome del principio di precauzione: question time, interrogazioni, delibere, mozioni, ordini del giorno ed ordinanze sindacali.
L’elenco è un aggregato diversificato e suddiviso tra gli atti presentati e quelli poi ufficialmente approvati.
257 COMUNI D’ITALIA SONO UFFICIALMENTE STOP5G
120 SINDACI HANNO EMANATO ORDINANZE STOP5G
2 REGIONI HANNO APPROVATO MOZIONI PER LA PRECAUZIONE
Camera dei Deputati (atti presentati)
On. Sara Cunial INTERROGAZIONE PARLAMENTARE (3)
On. Sara Cunial, On. Veronica Giannone INTERROGAZIONE PARLAMENTARE (2)
On. Galeazzo Bignami INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
On. Matteo Dall’Osso INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Senato della Repubblica (atti presentati)
Sen. Andrea de Bertoldi INTERROGAZIONE PARLAMENTARE (3)
Sen. Saverio De Bonis INTERROGAZIONE PARLAMENTARE (2)
Sen. Saverio De Bonis ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
Sen. Loredana De Petris INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Regioni (dichiarazioni, atti presentati e approvati)
Regione Campania INTERROGAZIONE
Regione Friuli Venezia Giulia INTERROGAZIONE
Regione Lazio MOZIONE BOCCIATA
Regione Liguria QUESTION TIME
Regione Lombardia INTEROGAZIONE
Regione Marche MOZIONE APPROVATA
Regione Piemonte MOZIONE
Regione Puglia INTERROGAZIONE
Regione Sardegna Assessore all’Ambiente dichiarato preoccupato
Regione Toscana INTERROGAZIONE + MOZIONE APPROVATA
Regione Umbria INTERROGAZIONE
Regione Valle d’Aosta MOZIONE
Regione Veneto MOZIONE
Province (atti presentati)
Bolzano MOZIONE
Trento MOZIONE
Barletta-Andria-Trani DIFFIDA

Comuni (atti presentati e dichiarazioni)
Comune di Ancona MOZIONE
Comune di Armeno (Novara) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Bari MOZIONE
Comune di Barete (L’Aquila) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Bevagna (Perugia) MOZIONE
Comune di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani) INTERROGAZIONE
Comune di Bionaz (Aosta) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Bologna QUESTIONE TIME, AUDIZONE e PETIZIONE sottoscritta da 1.076 cittadini
Comune di Borgofranco d’Ivrea (Torino) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Bracciano (Roma) DELIBERA
Comune di Bressanone (Bolzano) MOZIONE
Comune di Budrio (Bologna) MOZIONE
Comune di Cadoneghe (Padova) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Caiazzo (Caserta) MOZIONE
Comune di Carovigno (Brindisi) INTERROGAZIONE
Comune di Castiglione a Casauria (Pescara) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Castelfranco Emilia (Modena) MOZIONE
Comune di Campiglia Cervo (Biella) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Canistro (L’Aquila) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Cerveteri (Roma) MOZIONE BOCCIATA
Comune di Castriocaro Terme e Terra del Sole (Forlì-Cesena) INTERROGAZIONE
Comune di Cisternino (Brindisi) MOZIONE
Comune di Canolo (Reggio Calabria) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Cogne (Aosta) ORDINANZA ANNUNCIATA – DA EMANARE
Comune di Crotta d’Adda (Cremona) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Dorno (Pavia) MOZIONE
Comune di Ferrara RACCOLTA FIRME CITTADINI
Comune di Fiumefreddo di Sicilia (Catania) ATTO DI INDIRIZZO
Comune di Frossaco (Torino) MOZIONE BOCCIATA
Comune di Granarolo dell’Emilia (Bologna) INTERROGAZIONE AL SINDACO
Comune di Letino (Caserta) CHIESTO CONSIGLIO STRAORDINARIO
Comune di Magnago (Milano) MOZIOE
Comune di Maniago (Pordenone) DELIBERA
Comune di Messina INTERROGAZIONE
Comune di Mantova PROPOSTA PIANO ANTENNE
Comune di Modena INTERROGAZIONE
Comune di Montanaro (Torino) MOZIONE BOCCIATA
Comune di Monte Compatri (Roma) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Monterotondo (Roma) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Monsummano Terme (PIstoia) ORDINE DEL GIORNO
Comune di Montorio al Vomano (Teramo) MOZIONE
Comune di Mortora (Pavia) MOZIONE
Comune di Morino (L’Aquila) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Nasino (Savona) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Perugia DIFFIDA al SINDACO sottoscritta da 345 cittadini
Comune di Piombino (Livorno) MOZIONE
Comune di Pizzighettone (Cremona) MOZIONE
Comune di Pomarico (Matera) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Pompu (Oristano) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Portomaggiore (Ferrara) ORDINE DEL GIORNO
Comune di Potenza INTERPELLANZA
Comune di Prasco (Alessandria) ORDINANZA ANNUNCIATA – DA EMANARE
Comune di Prato ESPOSTO ALLA PROCURA firmato da 280 cittadini, comitati e associazioni Stop 5G
Comune di Prata Sannita (Caserta) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Quarto (Napoli) MOZIONE
Comune di Ravenna QUESTION TIME
Comune di Reggio Emilia DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Roascio (Cuneo) NOTA AL PREFETTO
Comune di Roseto degli Abruzzi (Teramo) MOZIONE
Comune di Rimini MOZIONE
Comune di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) MOZIONE
Comune di San Germano Vercellese (Vercelli) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di San Colombano Certenoli (Genova) INTERROGAZIONE
Comune di San Nicola La Strada (Caserta) INTERROGAZIONE
Comune di Senigallia (Ancona) ISTANZA CITTADINI
Comune di Segariu (Sud Sardegna) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Sover (Trento) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Terni MOZIONE PRESENTATA
Comune di Termini Imerese (Palermo) ISTANZA AL COMMISSARIO
Comune di Terragnolo (Trento) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Trevignano Romano (Roma) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Trezzo Tinella (Cuneo) NOTA AL PREFETTO
Comune di Trento MOZIONE
Comune di Verbania ISTANZA CITTADINI
Comune di Vendone (Savona) DICHIARATO CONTRARIO
Comune di Vicenza INTERROGAZIONE AL SINDACO
Comune di Vinci (Firenze) MOZIONE

Comuni d’Italia in cui sono stati ufficalmente approvati atti Stop 5G, per la sospensione, la moratoria e la precauzione
Comune di Acquaviva delle Fonti (Bari) DELIBERA APPROVATA
Comune di Ailano (Caserta) DELIBERA APPROVATA
Comune di Aliste (Lecce) DELIBERA APPROVATA
Comune di Alife (Caserta) DELIBERA APPROVATA
Comune di Alagna Valsesia (Vercelli) DELIBERA APPROVATA
Comune di Arco (Trento) MOZIONE APPROVATA
Comune di Amorosi (Benevento) DELIBERA APPROVATA
Comune di Appiano sulla Starda del Vino (Bolzano) MOZIONE APPROVATA
Comune di Avolasca (Alessandria) DELIBERA APPROVATA
Comune di Baceno (Verbania-Cusio-Ossola) DELIBERA APPROVATA PER RICERCA SCIENTIFICA
Comune di Belluno ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
Comune di Bologna ORDINE DEL GIORNO APPROVATO + RICERCA SCIENTIFICA
Comune di Bronzolo (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
Comune di Brunico (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
Comune di Buttapietra (Verona) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
Comune di Calderara di Reno (Bologna) MOZIONE APPROVATA
Comune di Caldaro sulla Strada del Vino (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
Comune di Camponogara (Venezia) MOZIONE APPROVATA
Comune di Capistrano (Vibo Valentia) MOZIONE APPROVATA
Comune di Capriati a Volturno (Caserta) DELIBERA APPROVATA
Comune di Casalincontrada (Chieti) DELIBERA APPROVATA
Comune di Cassano delle Murge (Bari) DELIBERA E MOZIONE APPROVATA
Comune di Castano Primo (Milano) DELIBERA APPROVATA
Comune di Castello D’Agogna (Pavia) DELIBERA APPROVATA
Comune di Catania MOZIONE APPROVATA
Comune di Cerreto Sannita (Benevento) DELIBERA APPROVATA
Comune di Chieti REGOLAMENTO APPROVATO CON DINIEGO AL 5G
Comune di Chioggia (Venezia) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
Comune di Cinto Euganeo (Padova) DELIBERA APPROVATA
Comune di Ciorlano (Caserta) DELIBERA APPROVATA
Comune di Civita D’Antino (L’Aquila) DELIBERA APPROVATA
Comune di Città di Castello (Perugia) MOZIONE APPROVATA
Comune di Città S. Angelo (Pescara) APPROVATA VARIANTE REGOLAMENTO
Comune di Cervaro (Frosinone) DELIBERA APPROVATA
Comune di Conca Casale (Isernia) APPROVATA MOZIONE
Comune di Cuneo ORDINE DEL GIORNO + MOZIONE APPROVATA
Comune di Dorgali (Nuoro) MOZIONE APPROVATA
Comune di Durazzano (Benevento) MOZIONE APPROVATA
Comune di Egna (Bolzano) MOZIONE APPROVATA
Comune di Flazes (Bolzano) MOZIONE APPROVATA
Comune di Fabro (Terni) MOZIONE APPROVATA
Comune di Finale Ligure (Savona) DELIBERA APPROVATA
Comune di Filacciano (Roma) DELIBERA APPROVATA
Comune di Firenze MOZIONE APPROVATA
Comune di Fonte Nuova (Roma) MOZIONE APPROVATA
Comune di Fresagrandinaria (Chieti) MOZIONE APPROVATA
Comune di Frosinone DIFFIDA TECNICA DI SOSPENSIONE EMANATA
Comune di Gallo Matese (Caserta) DELIBERA APPROVATA
Comune di Gambugliano (Vicenza) MOZIONE APPROVATA
Comune di Giussago (Pavia) MOZIONE APPROVATA
Comune di Grottaglie (Taranto) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
Comune di Introdacqua (L’Aquila) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
Comune di Isasca (Cuneo) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
Comune di Ladispoli (Roma) MOZIONE APPROVATA
Comune di Laives (Bolzano) MOZIONE APPROVATA
Comune di La Valle Agordina (Belluno) DELIBERA APPROVATA
Comune di Lavagna (Genova) DELIBERA APPROVATA
Comune di Livorno DELIBERA APPROVATA
Comune di Loiano (Bologna) ORDINE DEL GIORNO PRECAUZIONALE APPROVATO
Comune di Lonigo (Vicenza) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO + DIFFIDA SINDACO
Comune di Laghi (Vicenza) DELIBERA APPROVATA
Comune di Lauco (Udine) DELIBERA APPROVATA
Comune di Luino (Varese) DINIEGO INSTALLAZIONE ANTENNA
Comune di Magrè sulla Strada del Vino (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
Comune di Malles Venosta (Bolzano) MOZIONE APPROVATA
Comune di Marigliano (Napoli) MOZIONE APPROVATA
Comune di Marino (Roma) DELIBERA APPROVATA
Comune di Martinsicuro (Teramo) MOZIONE APPROVATA
Comune di Marzabotto (Bologna) DELIBERA APPROVATA
Comune di Misano Adriatico (Rimini) MOZIONE APPROVATA
Comune di Mattie (Torino) DELIBERA APPROVATA
Comune di Matino (Lecce) DELIBERA APPROVATA
Comune di Melissano (Lecce) DELIBERA APPROVATA
Comune di Modica (Ragusa) DELIBERA APPROVATA
Comune di Modugno (Bari) DELIVERA APPROVATA
Comune di Mola di Bari (Bari) SOSPENSIONE TECNICA
Comune di Monchiero (Cuneo) DELIBERA APPROVATA
Comune di Mongrando (Biella) ORDINE DEL GIORNO
Comune di Morciano di Leuca (Lecce) DELIBERA APPROVATA
Comune di Montagna (Bolzano) MOZIONE APPROVATA
Comune di Montegallo (Ascoli Piceno) MOZIONE APPROVATA
Comune di Monteprandone (Ascoli Piceno) DELIBERA APPROVATA
Comune di Montesilvano (Pescara) APPROVATA VARIANTE REGOLAMENTO
Comune di Monticelli Pavese (Pavia) DELIBERA APPROVATA
Comune di Monte San Pietro (Bologna) MOZIONE APPROVATA
Comune di Montesilvano (Pescara) MOZIONE APPROVATA
Comune di Montemarzino (Alessandria) DELIBERA APPROVATA
Comune di Monteverdi Marittimo (Pisa) MOZIONE APPROVATA
Comune di Montorio al Vomano (Teramo) DELIBERA APPROVATA
Comune di Nalles (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
Comune di Noli (Savona) DELIBERA APPROVATA
Comune di Noragugume (Nuoro) DELIBERA APPROVATA
Comune di Ostiglia (Mantova) DELIBERA APPROVTA PER RICERCA SCIENTIFICA
Comune di Ora (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
Comune di Oliveto Citra (Salerno) DELIBERA APPROVATA
Comune di Palmi (Reggio di Calabria) REGOLAMENTO APPROVATO
Comune di Pentone (Catanzaro) DELIBERA APPROVATA
Comune di Pedavena (Belluno) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
Comune di Petrella Salto (Rieti) DELIBERA APPROVATA
Comune di Pescia (PIstoia) DELIBERA APPROVATA
Comune di Pitigliano (Grosseto) MOZIONE APPROVATA
Comune di Pomarico (Matera) DELIBERA APPROVATA
Comune di Pontestura (Alessandria) DELIBERA APPROVATA
Comune di Prata Sannita (Caserta) DELIBERA APPROVATA
Comune di Policoro (Matera) MOZIONE APPROVATA
Comune di Quarto (Napoli) MOZIONE APPROVATA
Comune di Raviscanina (Caserta) DELIBERA APPROVATA
Comune di Rasun-Anterselva (Bolzano) MOZIONE APPROVATA
Comune di Riccione (Rimini) MOZIONE APPROVATA
Comune di Robecchetto con Induno (Milano) DELIBERA APPROVATA
Comune di Rocca di Papa (Roma) DELIBERA APPROVATA
Roma Capitale (Municipio XII) MOZIONE APPROVATA
Comune di Salorno sulla Strada del Vino (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
Comune di Sambuco (Cuneo) DELIBERA APPROVATA
Comune di San Candido (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
Comune di San Gregorio Matese (Caserta) DELIBERA APPROVATA + VIETATA INSTALLAZIONE ANTENNA 5G
Comune di San Potito Sannitico (Caserta) DELIBERA APPROVATA
Comune di San Salvatore Telesino (Benevento) DELIBERA APPROVATA
Comune di Sant’Agata del Bianco (Reggio Calabria) DELIBERA APPROVATA
Comune di Sant’Angelo D’Alife (Caserta) MOZIONE APPROVATA
Comune di Santa Cristina e Bissone (Pavia) DELIBERA APPROVATA
Comune di Savignano Irpino (Avellino) DELIBERA APPROVATA
Comune di Sesto Fiorentino (Firenze) MOZIONE APPROVATA
Comune di Solonghello (Alessandria) DELIBERA APPROVATA
Comune di Sovizzo (Vicenza) MOZIONE APPROVATA
Comune di Taviano (Lecce) DELIBERA APPROVATA
Comune di Telese Terme (Benevento) DELIBERA APPROVATA
Comune di Teramo MOZIONE DEL SINDACO APPROVATA
Comune di Teremo sulla Starda del Vino (Bolzano) DELIBERA APPROVATA
Comune di Torino MOZIONE APPROVATA
Comune di Torremaggiore (Foggia) MOZIONE APPROVATA
Comune di Tortoreto (Teramo) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
Comune di Trento EMENDAMENTO APPROVATO + FINANZIAMENTO RICERCA SCIENTIFICA
Comune di Vallepietra (Roma) DELIBERA APPROVATA
Comune di Vedelago (Treviso) ORDINE DEL GIORNO APPROVATO
Comune di Venaus (Torino) DELIBERA APPROVATA
Comune di Venezia – Municipio Centro Storico Murano e Burano MOZIONE APPROVATA
Comune di Villafranca Padovana (Padova) DELIBERA APPROVATA
Comune di Villaromagnano (Alessandria) DELIBERA APPROVATA

Comuni d’Italia in cui il Sindaco ha emanato un’ordinanza urgente e contingibile Stop 5G come massima autorità sanitaria
Comune di Acri (Cosenza) ORDINANZA EMANATA
Comune di Alba Adriatica (Teramo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Albano Vercellese (Vercelli) ORDINANZA EMANATA
Comune di Alezio (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Alessano (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Altavilla Milicia (Palermo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Aradeo (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Asolo (Treviso) ORDINANZA EMANATA
Comune di Bagno di Romagna (Forlì-Cesena) ORDINANZA EMANATA
Comune di Bagnoli di Sopra (Padova) ORDINANZA EMANATA
Comune di Balocco (Vercelli) ORDINANZA EMANATA
Comune di Banchette (Torino) ORDINANZA EMANATA
Comune di Baone (Padova) ORDINANZA EMANATA
Comune di Baronissi (Salerno) ORDINANZA EMANATA
Comune di Botrugno (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Bovolenta (Padova) ORDINANZA EMANATA
Comune di Cadoneghe (Padova) ORDINANZA EMANATA
Comune di Caneva (Pordenone) ORDINANZA EMANATA
Comune di Canosa di Puglia (Barletta – Andria – Trani) ORDINANZA EMANATA
Comune di Cannole (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Caresana (Vercelli) ORDINANZA EMANATA
Comune di Carinola (Caserta) ORDINANZA EMANATA
Comune di Carisio (Vercelli) ORDINANZA EMANATA
Comune di Carmignano di Brenta (Padova) ORDINANZA EMANATA
Comune di Cassano delle Murge (Bari) ORDINANZA EMANATA
Comune di Casier (Treviso) ORDINANZA EMANATA
Comune di Castel San Giorgio (Salerno) ORDINANZA EMANATA
Comune di Castelmola (Messina) ORDINANZA EMANATA
Comune di Castro (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Camponogara (Venezia) ORDINANZA EMANATA
Comune di Castiglione Cosentino (Cosenza) ORDINANZA EMANATA
Comune di Castel Castagna (Teramo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Cento (Ferrara) ORDINANZA EMANATA
Comune di Chioggia (Venezia) ORDINANZA EMANATA
Comune di Cefalù (Palermo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Civitavecchia (Roma) ORDINANZA EMANATA
Comune di Collepasso (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Collesano (Palermo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Cursi (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Delia (Caltanissetta) ORDINANZA EMANATA
Comune di Diso (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Dozza (Bologna) ORDINANZA EMANATA
Comune di Erchie (Brindisi) ORDINANZA EMANATA
Comune di Farindola (Pescara) ORDINANZA EMANATA
Comune di Finale Emilia (Modena) ORDINANZA EMANATA
Comune di Fossalto (Campobasso) ORDINANZA EMANATA
Comune di Frosinone ORDINANZA DINIEGO INSTALLAZIONE EMANATA
Comune di Garbagna Novarese (Novara) ORDINANZA EMANATA dal COMMISSARIO PREFETTIZIO
Comune di Galatone (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Giardini di Naxos (Messina) ORDINANZA EMANATA
Comune di Giulianova (Teramo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Grumolo delle Abbadesse (Vicenza) ORDINANZA EMANATA
Comune di Guardistallo (Pisa) ORDINANZA EMANATA
Comune di Guidonia Montecelio (Roma) ORDINANZA EMANATA
Comune di Giurdignano (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Lagosanto (Ferrara) ORDINANZA EMANATA
Comune di Legnaro (Padova) ORDINANZA EMANATA
Comune di Longare (Vicenza) ORDINANZA EMANATA
Comune di Lozzolo (Vercelli) ORDINANZA EMANATA
Comune di Lucera (Foggia) ORDINANZA EMANATA
Comune di Maddaloni (Caserta) ORDINANZA EMANATA
Comune di Maglie (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Marsaglia (Cuneo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Melpignano (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Mercato San Severino (Salerno) ORDINANZA EMANATA
Comune di Mondragone (Caserta) ORDINANZA EMANATA
Comune di Morciano di Leuca (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Montalbano Jonico (Matera) ORDINANZA EMANATA
Comune di Montalto Uffugo (Cosenza) ORDINANZA EMANATA
Comune di Montecorvino Pugliano (Salerno) ORDINANZA EMANATA
Comune di Montecorice (Salerno) ORDINANZA EMANATA
Comune di Montefano (Macerata) ORDINANZA EMANATA
Comune di Montegrotto Terme (Padova) ORDINANZA EMANATA
Comune di Monteu Roero (Cuneo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Morano Calabro (Cosenza) ORDINANZA EMANATA
Comune di Mosciano S. Angelo (Teramo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Muro Leccese (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Neviano (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Nicosia (Enna) ORDINANZA EMANATA
Comune di Noicàttaro (Bari) ORDINANZA EMANATA
Comune di Nociglia (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Ospedaletto Euganeo (Padova) ORDINANZA EMANATA
Comune di Otranto (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Palazzolo Acreide (Siracusa) ORDINANZA EMANATA
Comune di Palmariggi (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Parabita (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Pellezzano (Salerno) ORDINANZA EMANATA
Comune di Perloz (Aosta) ORDINANZA EMANATA
Comune di Piacenza ORDINANZA DINIEGO INSTALLAZIONE EMANATA
Comune di Polizzi Generosa (Palermo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Postiglione (Salerno) ORDINANZA EMANATA
Comune di Porto Torres (Sassari) ORDINANZA EMANATA
Comune di Potenza Picena (Macerata) ORDINANZA EMANATA
Comune di Quarto (Napoli) ORDINANZA EMANATA
Comune di Racale (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Ricaldone (Alessandria) ORDINANZA EMANATA
Comune di Robecchetto con Induno (Milano) ORDINANZA EMANATA
Comune di Roccainpiemonte (Caserta) ORDINANZA EMANATA
Comune di Rosolini (Siracusa) ORDINANZA EMANATA
Comune di Ruffano (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Salve (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Sannicola (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di San Cesario di Lecce (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di San Lazzaro di Savena (Bologna) ORDINANZA EMANATA
Comune di San Pietro in Guarano (Cosenza) ORDINANZA EMANATA
Comune di Santeramo (Bari) ORDINANZA EMANATA
Comune di Scanzano Jonico (Matera) ORDINANZA EMANATA
Comune di Sennori (Sassari) ORDINANZA EMANATA
Comune di Serravalle Sesia (Vercelli) ORDINANZA EMANATA
Comune di Spongano (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Torreglia (Padova) ORDINANZA EMANATA
Comune di Tortoreto (Teramo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Tossicia (Teramo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Tribano (Padova) ORDINANZA EMANATA
Comune di Tricase (Lecce) ORDINANZA EMANATA
Comune di Troina (Enna) ORDINANZA EMANATA
Comune di Valloriate (Cuneo) ORDINANZA EMANATA
Comune di Villa San Giovanni (Reggio Calabria) ORDINANZA EMANATA
Comune di Vittuone (Milano) ORDINANZA EMANATA
5G, c’è chi dice no: i comuni nei quali non sarà installato

Nel nostro Paese è in corso una sorta di crociata contro il 5G, con a capo associazioni dei consumatori e alcuni consigli comunali di città medio-piccole
18 Novembre 2019 38
I sindaci italiani vogliono mettere un freno alla sperimentazione del 5G vietando l’installazione di nuove antenne. Il timore principale rilevato dagli amministratori cittadini è che il nuovo standard di telefonia mobile possa far male alla salute delle persone, esponendoli a una quantità di radiazioni troppo elevata.
Al momento, non esistono studi e ricerche scientifiche che chiariscano in maniera definitiva quali siano gli effetti del 5G sulla salute umana. Sono ben 165 gli atti volti ad ottenere il blocco della tecnologia o per avviare una serie di studi per approfondire gli effetti sull’uso del 5G. Parlamentari, assessori e consiglieri regionali, provinciali e comunali, tutti uniti nell’emanare ordinanze per impedire l’installazione di antenne 5G. Ordinanze raccolte in un elenco costantemente aggiornato dall’Alleanza italiana stop 5G, l’organismo che ha dato vita ad una “moratoria nazionale in difesa della salute pubblica”.
I comuni italiani che hanno detto no al 5G
Sino a oggi nel nostro Paese si contano 20 ordinanze a tema 5G, deliberate da Giunte e Consigli comunali di centri abitati di medie e piccole dimensioni. San Lazzaro di Savina, un comune in provincia di Bologna con circa 30.000 abitanti, è il centro più grande. Ma c’è anche il caso Cogne, uno dei 120 paesi che rientrava nella sperimentazione della tecnologia 5G ha chiesto di esserne escluso. Quattro i provvedimenti anti 5G già approvati nella provincia di Padova: Montegrotto Terme, Tribano, Torreglia e Baone che vanno ad unirsi a quelli di Ricaldone e Prasco in provincia di Alessandria, di Lozzolo e Caresana in provincia di Vercelli, Longare in provincia di Vicenza, Marsaglia in provincia di Cuneo, Perloz in provincia di Aosta, Camponogara in provincia di Venezia, Caneva in provincia di Pordenone e Dozza in provincia di Bologna. Altre quattro ordinanze di sospensione della sperimentazione arrivano da altrettanti comuni del meridione: Montecorvino Pugliano in provincia di Salerno, Scanzano Jonico in provincia di Matera, Castiglione Cosentino e Delia in provincia di Caltanissetta.
In cosa consistono le ordinanze
Le ordinanze emesse dai comuni in questione annunciano l’introduzione di una sospensione precauzionale in attesa che le evidenze scientifiche chiariscano una volta per tutte la presenza di rischi o meno per la salute in seguito all’esposizione alle frequenze emesse dal 5G. Si tratta di un argomento molto delicato. Stando a quanto dichiarato dal rapporto dell’Istituto superiore di sanità “Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche”, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha inserito l’esposizione da radiofrequenze nel gruppo dei “possibili cancerogeni”, ma si tratta ancora di una supposizione non provata da studi scientifici a medio e lungo termine.
Lotta al 5G: Tar e Parlamento
Ma la lotta al 5G non è solo appannaggio dei Comuni, recentemente anche il Tar e il Parlamento si sono espressi in materia. In particolare, i giudici del tribunale amministrativo hanno respinto ricorso del nuovo operatore Iliad che intendeva riconfigurare alcune antenne a Bologna proprio in vista dell’inizio della sperimentazione del 5G.
E mentre i ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione annunciano l’arrivo di una campagna informativa sui rischi dell’uso del cellulare, alla Camera e al Senato sono in fase di discussione sono ben 13 gli atti parlamentari promossi da uno sparuto gruppo di deputati e senatori. Alla Camera, quattro riportano la firma di un ex 5 Stelle passato al gruppo Misto, uno di Fratelli d’Italia e un altro ancora di un ex deputato sempre del Movimento 5 Stelle passato a Forza Italia, Al Senato il gruppo Misto ha chiesto di stilare delle linee guida per proteggere la popolazione dalla diffusione del 5G. Presentati poi tre atti da Fratelli d’Italia insieme al gruppo Misto per fare chiarezza sul cosiddetto elettrosmog che verrebbe prodotto dal 5G e sull’intenzione di abbattere numerosi alberi che, a quanto sembra, intralcerebbero la propagazione del segnale sul nostro territorio.
No al 5G, ecco la mappa dei comuni che non installeranno le antenne
2019 11 18
Al Senato invece da Loredana De Petris, eletta con Liberi e Uguali ma oggi capogruppo del Gruppo Misto ha chiesto di individuare “linee guida per la protezione della popolazione dal 5G”. Ma la De Petris non è certo l’unica ad essere scettica sulla rete di quinta generazione, la affiancano Andrea Bertoldi di Fratelli d’Italia, e Saverio De Bonis, anche lui eletto coi 5 Stelle ma poi passato al Gruppo Misto.
Altro appuntamento interessante quello relativo all’impegno al quale sono chiamati i minsteri di Ambiente, Salute e Istruzione, che dovranno produrre documentazione dettagliata per una campagna informativa seria in merito ai rischi connessi all’utilizzo dei telefoni cellulari. Questo naturalmente getterà le basi per il futuro approccio alle frequenze del 5G.
Arriva il 5G, ma non per venti comuni italiani che emanano un’ordinanza contro l’installazione delle antenne per le nuove reti
Chi è contro il 5G
Ciascuno dei due ha prodotto tre atti per chiedere maggiori informazioni in merito al possibile elettrosmog e per invocare maggiore chiarezza. Il senatore De Bonis si è mostrato preoccupato in merito all’abbattimento di alberi che dovrebbe facilitare la migliore propagazione del segnale. Dal momento che gli alberi sono ritenuti d’intralcio per “il grande business del 5G”, il senatore chiede ai ministri se “sono a conoscenza di quanto stia accadendo”.
E non sono solo i comuni ad opporsi al 5G, ci sono anche parlamentari, regioni e province, che in tutto hanno prodotto 165 atti che hanno chiesto, anche se non sempre con successo, di bloccare la sperimentazione della nuova tecnologia su larga scala, e di approfondirne prima gli effetti. Una lista sempre più lunga, quella di chi si oppone alla nuova rete, costantemente aggiornata dall’Alleanza italiana stop 5G.
I venti comuni che hanno detto “per ora no” con le loro ordinanze potrebbero essere solo l’avanguardia di un nutrito gruppo di oppositori. Ci sono infatti altri 145 atti, con lo stop al 5G che è arrivato anche a Roma con 13 atti parlamentari, che sono per la maggior parte interrogazioni, con una mozione e un ordine del giorno.
Il 5G in Parlamento
Il 5G in tribunale
Il 5G tra comuni, province e regioni
Il gruppo anti-5G in parlamento è piuttosto sparuto. Ne fanno parte sia deputati che senatori. Alla Camera dei deputati quattro atti sono stati firmati da Sara Cunial, eletta con il Movimento 5 Stelle ma oggi all’interno del Gruppo Misto, uno da Galeazzo Bignami di Fratelli d’Italia e uno di Matteo dell’Osso, anche lui eletto nel M5s ma poi passato ad altro partito, Forza Italia in questo caso.
L’analisi della problematica non è semplice. Nel rapporto si legge infatti che “le emittenti aumenteranno, ma avranno potenze medie inferiori a quelle degli impianti attuali e la rapida variazione temporale dei segnali dovuta all’irradiazione indirizzabile verso l’utente comporterà un’ulteriore riduzione dei livelli medi di campo nella aree circostanti”. In altre parole ci sono molti punti interrogativi, e questo concede un ampio margine a chi ritiene ci siano tutti i presupposti perché ci si appelli per precauzione, con il risultato che rimandare le installazioni a data da destinarsi è cosa più che fattibile.
L’organizzazione che raccoglie i dati parla di una “moratoria” ma i comuni, con le loro ordinanze, hanno di fatto avanzato una sospensione precauzionale. Vale a dire che intendono frenare sui tempi, nell’attesa che si sappia qualcosa in più in merito ai rischi per la salute. In altre parole il concetto è che se davvero non esiste una relazione tra esposizione alle radiofrequenze del 5G ed eventuali danni per la salute, è meglio averne la certezza prima di riempire le nostre città di antenne.
La compagnia di telefonia Iliad aveva recentemente fatto ricorso al Tar contro la decisione del Comune di Bologna di impedire all’operatore di riconfigurare alcune antenne di telefonia in vista dell’arrivo del 5G. Anche in questo caso a prevalere è stato l’interesse pubblico. Il Tar ha infatti respinto il ricorso della compagnia, adducendo come ragione proprio il fatto che “deve ritenersi prevalente l’interesse pubblico”. come su legge sulla stessa sentenza.
Le ordinanze finora emanate si fondano sul principio precauzionale dell’Unione Europea, e di fatto vietano la sperimentazione o l’installazione di infrastrutture, a cominciare proprio dalle antenne. Nella stragrande maggioranza dei casi l’ordinanza riporta la dicitura: “in attesa della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dall’International Agency for Research on Cancer”.
Man mano che la sperimentazione del 5G si diffonde, e si procede in questa direzione passando dalla sperimentazione alla diffusione su larga scala dell’internet delle cose, i timori e le preoccupazioni, non si sa ancora se e quanto giustificati, aumentano.
mozioni e question time, ma non tutti sono stati approvati. Alcuni di questi atti poi non sono particolarmente efficaci perché presentano proposte che però non producono alcun effetto concreto.
Nel rapporto si legge poi: “valutazioni successive concordano nel ritenere che le evidenze relative alla possibile associazione tra esposizione a radiofrequenze e rischio di tumori si siano indebolite” e ancora: “per quanto riguarda le future reti 5G al momento non è possibile prevedere i livelli ambientali di esposizione alle radiofrequenze associati allo sviluppo dell’Internet delle Cose“.
Nessuno dice di no al progresso, ma non tutti dicono di sì alla rete internet di quinta generazione, meglio nota come 5G. Sono contrari ad esempio venti comuni italiani, alcuni dei quali hanno già emanato una ordinanza che vieta l’installazione delle antennee la sperimentazione della nuova rete, mentre altri non lo hanno ancora fatto, ma stanno per farlo.
No al 5G, ma è solo una sospensione precauzionale
Passiamo alle province. Bolzano e Trento hanno fatto una mozione, la provincia pugliese Barletta-Andria-Trani ha invece inoltrato ai comuni un appello, che per ora non ha prodotto alcun risultato, con il quale il Codacons invitava i comuni ad appellarsi al principio di precauzione per sospendere le sperimentazioni.
Per quel che riguarda infine le iniziative a livello regionale, sono stati presentati dieci atti: interrogazioni,
Poi c’è il caso di Cogne, uno dei 120 piccoli centri che sono stati scelti per sperimentare la tecnologia 5G. Ma a giudicare dalle ultime notizie che arrivano dal piccolo comune della Valle d’Aosta, il progetto non andrà avanti. Il sindaco Franco Allera ha promesso un’ordinanza di sospensione, anche se questa non è stata ancora emanata. Lo stesso sindaco ne ha parlato in una missiva che ha inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Quasi tutte le ordinanze contro il 5G arrivano da comuni del nord Italia, ma ce ne sono alcune che arrivano anche dal sud, come quella del comune di Scansano Jonico in provincia di Matera, quella di Montecorvino Pugliano in provincia di Salerno, e quelle di Castiglione Cosentino e Delia in provincia di Caltanissetta.
Quattro provvedimenti contro le antenne del 5G sono già stati emanati nella provincia di Padova e per l’esattezza nei comuni di Baone, Torreglia, Tribano e Montegrotto Terme. In provincia di Alessandria ci sono i comuni di Prasco e Ricaldone. In provincia di Vercelli, Caresana e Lozzolo, poi Campognara in provincia di Venezia, Caneva in provincia di Pordenone, Dozza in provincia di Bologna, Longare in provincia di Vicenza, Marsaglia in provincia di Cuneo e Perloz in provincia di Aosta.
Siamo arrivati a venti ordinanze, tra quelle già emanate e quelle che vengono emanate in questi giorni, ma si tratta perlopiù di poccoli comuni, il più grande dei quali è quello di San Lazzaro di Savina che conta circa 30 mila abitanti e si trova in provincia di Bologna. Qui il no alle antenne del 5G è arrivato dalla sindaca neo-renziana Isabella Conti.
Tolti i 20 comuni che hanno detto “per ora no” al 5G, ce ne sono molti altri che hanno dato il via libera ad altre mozioni e delibere che riguardano la rete internet di ultima generazione. Per l’esattezza sono 63 i comuni che hanno preso simili iniziative nel merito, iniziative che possono andare dalla richiesta di maggiori informazioni sui possibili danni, all’organizzazione di convegni a tema. Ci sono poi gli atti comunali che sono stati sì presentati, ma poi bocciati, e questi sono 56.
Tuttavia avere certezze in questo ambito non è facile. Lo “Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks” ha già chiesto che siano fatti ulteriori studi nel merito, e lo stesso rapporto dell’Istituto superiore della Sanità, dal titolo “Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche” ricorda che l’esposizione da radiofrequenze viene inserita dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, nel gruppo dei “possibili cancerogeni”.
Tutto questo indica che la questione del 5G non lascia indifferenti gli enti, e quanto sia necessaria maggiore informazione in merito ai possibili effetti collaterali di questa nuova frontiera. Intanto si è mossa l’Anci (associazione comuni italiani) che sta cercando di evitare che legittime perplessità e dubbi sfocino in inutili allarmismi.
Un risultato che però non si può prendere come oro colato. Lo stesso studio infatti chiarisce che la classificazione si basa su “un’evidenza tutt’altro che conclusiva che l’esposizione possa causare il cancro” e sulla mancanza di un valido supporto dal punto di vista degli studi ad oggi effettuati.
Pericolo elettrosmog: ecco i primi 120 Comuni dove si sperimenta il 5G
30-01-2019
Sono elencati in una delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni i 120 Comuni italiani che saranno i primi a sperimentare il 5G, la tecnologia di nuova generazione intorno alla quale stanno sorgendo innumerevoli preoccupazioni riguardanti l’esposizione della popolazione all’elettrosmog.

La delibera numero 231/18/CONS dell’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni ha da tempo reso noti i 120 Comuni d’Italia che per primi dovranno sperimentare a breve l’esposizione della popolazione alle tre bande del 5G.
Da pag 144 a pagina 147 della delibera che potete TROVARE QUI si può leggere l’elenco completo, al quale potrebbero aggiungersene altri. Le regioni coinvolte sono Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Trentino Alto Adige, Sardegna, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto.
L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare, entro il 2022, a fare in modo che fin dentro le case di almeno l’80% della popolazione nazionale (salirà al 99,4% entro giugno 2023) ci sia la copertura per il 5G. Preoccupa, dunque, come spiega il giornalista Maurizio Martucci autore del libro “Manuale di autodifesa per elettrosensibili” (Terra Nuova Edizioni), l’esposizione massiccia della popolazione a livelli di elettrosmog destinati ad aumentare a dismisura, con mini-antenne collocate ovunque, persino sui lampioni della luce.
«Leggendo la delibera del garante, la domanda viene spontanea: ma allora chi si salverà? si domanda Martucci che da tempo si occupa della questione – Chi potrà sottrarsi al 5G, evitando di essere irradiato? Ciò sarà possibile solo nei Comuni sotto i 5.000 abitanti che, inseriti in una cosiddetta ‘lista libera’, potrebbero nelle more svincolarsi rimanendo “eventualmente scoperti”. Ma sembrerebbe non per molto tempo, perché saranno comunque gli aggiudicatari dell’asta bandita dal Governo a disporre gli aggiornamenti territoriali (cioè a decidere in quale Comune italiano scoperto piazzare di punto in bianco il 5G e in quale no)».
La portata del problema è comprensibile solo se si conosce fino in fondo la diffusione e la capillarità che avrà il 5G, cioè l’internet delle cose, non solo dei cellulari.
A Torino si sperimentano i droni che volano sulle teste dei cittadini, i sensori nei cassonetti dell’immondizia per dire ai camion quando svuotarli; ci sono porti dove i sensori sono in ogni container; poi ci sono l’ambulanza smart a Milano, i robot nelle industrie telecomandati col wifi, invece dei cavi, i sensori nei palazzi all’Aquila che al minimo tremolio chiudono i rubinetti del gas e lanciano l’allarme. Ce lo ha spiegato anche Maria Maggiore dalle pagine de Il Fatto Quotidiano e arriveranno le auto senza conducente, i frigoriferi che dicono quando un alimento è scaduto, gli elettrodomestici che si azioneranno a distanza e i campi di grano che diranno al contadino quando devono essere annaffiati.
Tutto l’ambiente sarà costantemente connesso…
Il 5G ha quasi l’unanimità dei consensi: politica, istituzioni europee, industria e università applaudono alla trasformazione digitale che, si stima, porterà 900 miliardi di crescita in Europa e 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro. Ma a che prezzo?
«Il 5G viaggia su frequenze altissime, mai usate finora, fino a 27,5 GHz mentre con il 4G si arriva al massimo a 2,6 GHz, quindi un’energia 11 volte superiore, ma che ha una “durata” di viaggio limitata – ha spiegato Maria Maggiore – Quindi, per poter connettere tra loro fino a un milione di oggetti per chilometro quadrato, bisognerà installare migliaia di piccole antenne, ogni cento metri, che rilanceranno il segnale proveniente da un’antenna base più grande».
Il mondo accademico è diviso sulla pericolosità delle onde elettromagnetiche sull’uomo, spiega sempre Maggiore. Da una parte ingegneri e fisici riconoscono un effetto termico pericoloso, se per esempio teniamo il cellulare all’orecchio per troppo tempo; dall’altra biologi, oncologi e epidemiologi si battono perché vengano riconosciuti anche gli effetti non-termici, quelli sulle nostre cellule.
«Un campo elettromagnetico interferisce con il nostro sistema elettrico interno, alterando il funzionamento delle cellule – dice Francesca Orlando dell’Associazione per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale – ma purtroppo ingegneri e fisici sono quelli più ascoltati oggi dai politici e dall’industria». Un’equipe di ricercatori australiani – come riporta la prestigiosa rivista scientifica Lancet in un articolo di dicembre – ha però analizzato 2.266 studi, arrivando alla conclusione che «nel 68% dei casi sono stati dimostrati effetti biologici e sulla salute umana per l’esposizione ai campi elettromagnetici».
Nel 2018 sono stati pubblicati due studi importanti, durati dieci anni e finanziati con soldi pubblici. Il Dipartimento per la Sanità americano ha finanziato con 25 milioni di dollari il National toxological program (Ntp) dove 7mila topi da laboratorio sono stati sottoposti per tutta la vita a radiazioni corrispondenti all’intensità solo del 2G e 3G.
Nello stesso tempo, l’Istituto Ramazzini di Bologna ha portato avanti la stessa ricerca, finanziata con contributi di privati cittadini, ma usando frequenze più basse, corrispondenti a 50 Volt/metro (il picco a cui si può arrivare in Italia per rispettare la media giornaliera di 6volt/metro). Entrambi gli studi sono arrivati alle stesse conclusioni. «Come negli Usa, abbiamo constatato un aumento ‘statisticamente rilevante’ del numero dei tumori, rarissimi schwannomi, al cervello e al cuore», spiega Fiorella Belpoggi, direttrice della ricerca all’istituto Ramazzini. «Bisogna agire in fretta, fermare l’avanzata del 5G e informare adeguatamente la popolazione sui rischi», dice l’epidemiologa italiana che ha già lavorato sulle plastiche, sul glifosato e da 40 anni studia i legami tra tumori e ambiente. Belpoggi spera che alla luce di questi due nuovi studi, l’agenzia dell’Oms sui tumori, la Iarc, riveda le sue priorità e metta le onde elettromagnetiche un gradino più su nella pericolosità: da “possibili cancerogene”, come dichiarato nel 2011, a “probabili cancerogene”. Ma la percentuale di topi ammalati è bassa, intorno al 2,4%: quindi c’è chi si domanda perché preoccuparsi? «Se invece di tremila topi ci fossero tre miliardi di persone, quante avrebbero sviluppato un tumore? Abbiamo provato scientificamente il nesso tra radiofrequenze e cancro. In materia di salute umana i numeri non devono avere la meglio. Dovrebbe prevalere il principio di precauzione».
Intanto i giudici del Tar del Lazio hanno condannato i Ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione a promuovere entro i prossimi sei mesi una campagna d’informazione per denunciare i rischi dell’uso di telefoni cellulari. Inoltre, il Tribunale di Firenze ha disposto l’immediato spegnimento del WiFi in una scuola per proteggere la salute di un minore. Si è trattato di una decisione prudenziale, “inaudita altera parte” come si dice in gergo giuridico. Come ha spiegato l’avvocato Agata Tandoi, difensore della famiglia in questione, si è trattato di un atto preliminare il cui obiettivo è evitare di esporre a immediati pericoli il bambino. In marzo si terrà l’udienza per discutere se lo spegnimento del Wi-Fi sarà temporaneo o definitivo.
In Italia, intanto, la preoccupazione tra i cittadini sta crescendo el’Alleanza nazionale STOP 5G (di cui fanno parte Terra Nuova, Oasi Sana, il giornalista Maurizio Martucci, l’ Associazione italiana elettrosensibili, la dottoressa Fiorella Belpoggi dell’ Istituto Ramazzini, l’ Associazione elettrosmog Volturino, l’Associazione obiettivo sensibile, i comitati Oltre la MCS e No Wi-Fi Days e l’equipe che ha realizzato il docu-film Sensibile) ha organizzato per il 2 marzo a Vicovaro (Roma) il primo meeting nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema e chiedere con forza una moratoria.
Comunicato AMPAS del 21/4/2020
Con serenità, ma anche con determinazione, i medici del gruppo della medicina di segnale (735 iscritti all’AMPAS, la nostra associazione, di cui tanti impegnati in prima linea), preoccupati per le possibili derive autoritarie in atto, desiderano fare chiarezza circa la possibilità che siano lesi dei diritti costituzionalmente garantiti per i cittadini.
1. Lesione libertà costituzionalmente garantite
In questo periodo sono stati gravemente lesi alcuni diritti costituzionali (la libertà di movimento, il diritto allo studio, la possibilità di lavorare, la possibilità di accedere alle cure per tutti i malati non-Coronavirus) e si profila all’orizzonte una grave lesione al nostro diritto alla scelta di cura. Tutto questo in assenza di una vera discussione parlamentare, e a colpi di decreti d’urgenza. Ci siamo svegliati in un incubo senza più poter uscire di casa se non firmando autocertificazioni sulla cui costituzionalità diversi giuristi hanno espresso perplessità, inseguiti da elicotteri, droni e mezzi delle forze dell’ordine con uno spiegamento di forze mai visto neppure nei momenti eversivi più gravi della storia del nostro paese.
Ora sta entrando in vigore un’app per il tracciamento degli spostamenti degli individui, in patente violazione del nostro diritto alla privacy, e che già qualcuno pensa di utilizzare per scopi extrasanitari.
Ma tra le lesioni più gravi ai nostri diritti costituzionali spicca quella legata al diritto di scelta di cura, ben definito sia nella costituzione che nel documento europeo di Oviedo. Noi medici siamo colpevoli di non aver adeguatamente contrastato, due anni fa, una legge che toglieva al pediatra di fatto ogni dignità e autonomia decisionale.
Ricordiamoci che una lesione di diritti non giustificata è sempre la premessa ad altre possibili lesioni.
2. Conflitti di interesse
Gli attori “scientifici” della redazione e della promozione della citata legge Lorenzin non sembrano essere molto diversi dai “consulenti” dell’emergenza di oggi.
Ci chiediamo se le informazioni provenienti dalle figure che operano come consulenti del Ministero della Salute siano diffuse con la comunicazione dei conflitti di interesse che essi possano avere con aziende del settore. Non sarebbe etico né lecito avere consiglieri che collaborano con grandi aziende farmaceutiche.
Sempre in tema di conflitto di interessi: è stato il Parlamento a stabilire i componenti della Task force costituita recentemente per affrontare la cosiddetta fase2? Sono presenti possibili conflitti di interesse? Tali soggetti pare abbiano chiesto l’immunità dalle conseguenze delle loro azioni. Ma non dovrebbero essere figure istituzionali a prendere “decisioni” sul futuro del nostro paese? Una cosa è la consulenza, altro è decidere “in nome e per conto”. Con quale autorità?
3. Libertà di espressione e contraddittorio
Il giornalismo dovrebbe essere confronto di idee, discussione, valutazione di punti di vista diversi. Ci chiediamo quanto sia garantita la libertà di espressione anche di professionisti che non la pensano come noi. Vediamo invece giornalisti che festeggiano la “cattura” di un povero runner sulla spiaggia da parte di un massiccio spiegamento di forze, e la sistematica cancellazione di ogni accenno a diversi sistemi di cura rispetto alla “narrazione ufficiale” del salvifico vaccino, si tratti di vitamina C o di eparina, in totale assenza di contraddittorio.
In questo quadro intossicato, le reti e i giornali maggiori mandano in onda continuamente uno spot, offensivo per l’intelligenza comune, in cui si ribadisce a chiare lettere che la loro è l’unica informazione seria e affidabile: il resto solo fake. Viene così creata l’atmosfera grazie alla quale si interviene su qualunque filmato, profilo social, sito internet che non si reputi in linea con la narrazione ufficiale. Nessuna dittatura può sopravvivere se non ha il supporto di una informazione asservita.
4. Vaccino: soluzione a tutti i mali?
Tutti aspettano come una liberazione il nuovo vaccino (che giornalisti e virologi a senso unico continuano a vantare come l’unica possibile soluzione), dimenticando alcuni fatti. Il primo è che il vaccino viene sviluppato sulla base delle proiezioni teoriche sui virus in circolo l’anno precedente, e dunque è una “scommessa” (è esperienza comune ad ogni inverno che molte persone vaccinate si ammalino comunque). Il secondo è la continua forte variabilità di un virus a RNA come il Coronavirus, di cui pare esistano già diverse varianti. Ciononostante, in dispregio anche del rischio di interferenza virale (per cui il vaccino per un virus diverso può esacerbare la risposta ad un altro virus) la regione Lazio propone l’obbligatorietà per tutti i sanitari e tutti gli over65 di effettuare vaccinazione antinfluenzale ordinaria, violando ancora una volta (se l’obbligo fosse reale) il diritto costituzionale alla scelta di cura. E i difensori della costituzione, muti. Facile immaginare cosa succederà non appena sarà reso disponibile, con iter accelerati e prove di sicurezza minimali, il nuovo vaccino salvavita. Da medici vogliamo ribadire l’importanza del rispetto della libertà di scelta di cura così come costituzionalmente definita.
5. Bambini e movimento fisico
Una nota è necessaria per capire la gravità della situazione anche per quanto concerne movimento fisico e chiusura in casa dei nostri bambini. La stessa OMS si è pronunciata nel merito raccomandando l’uscita all’aria aperta e il movimento fisico come indispensabili presidi di salute e di sostegno immunitario. Quasi tutti gli altri paesi europei hanno consentito l’uscita in solitaria per fare sport e la passeggiata con i bambini. Noi no. Con una regola di incredibile durezza, venata di un inaccettabile paternalismo (“se li lasciamo liberi poi non sono capaci di stare distanti”) abbiamo creato disagi psicologici e fisici (obesità e sedentarietà) e costretto a salti mortali i pochi obbligati al lavoro (sanitari, agricoltori, trasportatori, negozi alimentari).
Non possiamo inoltre non rimarcare la totale disattenzione di questi draconiani provvedimenti nei confronti delle famiglie con figli disabili (e in particolare autistici) per i quali il momento quotidiano di uscita all’aria aperta rappresenta un indispensabile supporto alla propria difficile condizione. I più fragili, come sempre, pagano il pedaggio più duro.
Tutto ciò non bastasse è stata scatenata la guerra del sospetto e della delazione tra gli invidiosi delle libertà altrui.
Come lucidamente scrive Noam Chomsky, mettere i propri sudditi uno contro l’altro è uno splendido sistema per qualunque dittatura per distrarre il popolo da quello che veramente il potere sta perpetrando a suo danno.
L’intervento di squadre di polizia con quad ed elicotteri ad inseguire vecchietti isolati sui sentieri non fa che rafforzare l’idea di poter essere tutti sceriffi, a dimostrazione della perfetta riuscita di induzione della psicosi da parte del potere.
6. Danni economici del lockdown: un disastro epocale
Alcuni comparti, come quello del turismo, della ristorazione o automobilistico hanno avuto riduzioni di fatturato vicine al 100%. Questo significherà, come dicono le prime stime, una decina di milioni di disoccupati. Che smetteranno di pagare i mutui in corso. Smetteranno di acquistare beni di consumo. Perderanno le loro attività o le loro aziende costruite in decenni di sacrifici. Noi medici sappiamo cosa significhi questo a livello sanitario: migliaia e migliaia di nuovi decessi. Persone che si ammaleranno, si suicideranno (le prime avvisaglie sono già visibili), ritireranno i propri risparmi in banca. Serve ripartire subito, tutti, senza tentennamenti. Per ridurre i danni, che comunque, anche si ripartisse oggi, saranno epocali. Se domani si dovesse scoprire che qualcuno ha surrettiziamente prolungato il lockdown italiano (ad oggi il più duro d’Europa) per mantenere alto il panico e trovare un ambiente più pronto all’obbligo vaccinale, ci auguriamo solo che la giustizia possa fare il suo corso con la massima durezza. La gente perde il lavoro e muore di fame, e lorsignori pontificano.
7. Le cure
Anche qui l’argomento è imbarazzante. È comprensibile che un virus nuovo possa spiazzare anche i migliori medici per qualche tempo. Ma via via che le informazioni si accumulano occorrerebbe ascoltare coloro che sul campo hanno potuto meglio capire. Un gruppo Facebook di cui molti di noi fanno parte, nato spontaneamente come autoaiuto, e che conta circa 100.000 iscritti, ha elaborato delle raccomandazioni di cura efficaci poi inviate al ministero.
Oggi che pare chiaro e assodato che il decesso avvenga a causa di una forte coagulazione intravascolare molte vite possono essere salvate con l’uso della semplice eparina. Ma non basta: servono anche attenzioni specifiche a seconda del timing della malattia: ai primi sintomi, ai primi aggravamenti, o in fase procoagulativa. In particolare a noi medici di segnale risulta difficile comprendere l’uso massivo di paracetamolo o di altri antipiretici una volta acclarato che la febbre è un potente antivirale per l’organismo. È in preparazione un documento interassociativo anche su questo delicato argomento che merita più ampia trattazione.
Ove qualcuno, tuttavia, si permetta di ritardare l’adozione di sistemi di cura efficaci, per motivi meno che chiari (e alcuni interventi televisivi volti a screditare l’eparina sembrano andare in quella direzione) si aspetti reazioni forti da chi ha rischiato la propria vita in prima linea.
La magistratura sta ora indagando sui gravi errori commessi in alcune regioni nella gestione delle residenze per anziani, veri e propri focolai d’infezione con purtroppo un numero elevatissimo di decessi, stante la fragilità e la polimorbilità degli ospiti, quasi sempre in trattamento con statine, antipertensivi, analgesici, antidiabetici. Al di là delle responsabilità regionali, che la magistratura valuterà, preme fare dei numeri: dei 22000 decessi totali nazionali ben 7000 (il 30%!) sono di degenti in RSA. Un dato sconvolgente, ma che deve farci riflettere sull’incremento importante dei decessi in alcune province.
Gli errori fatti, in buona o cattiva fede, sono costati la vita a più di 100 medici e ad un alto numero di altri operatori sanitari che sono stati mandati allo sbaraglio senza un piano preciso e senza i necessari dispositivi di protezione. A loro va la nostra più profonda gratitudine.
8. Test sierologici ritardati o non autorizzati
Uno dei modi per capire quante persone hanno già incontrato il virus (smettiamo di chiamarli “contagiati”, perché talvolta hanno avuto solo lievi sintomi influenzali e prodotto splendidi anticorpi) è quello di effettuare un test sierologico, che è di costo contenuto e che evidenzia malattia in corso (IgM+) o malattia superata e presenza di anticorpi memoria (IgG+). Chi sia IgG+ potrebbe già serenamente ricominciare a muoversi senza particolari cautele né per sé né per gli altri. Sensibilità e specificità di questi test sono altissime a differenza di quelle dei tamponi. Perché tanta ostilità da parte di governo e istituzioni sanitarie tanto da vietarne l’uso “fino ad approvazione di un test affidabile”? I casi di Ortisei (45% di positivi) e di Vò Euganeo (75%) ci dicono che probabilmente il virus si è già diffuso molto più di quanto pensiamo e che le misure in essere potrebbero non essere poi così necessarie, almeno in alcune zone d’Italia.
9. Qualche numero
Vi prego risparmiateci il teatrino delle 18. Quei numeri non sono affidabili e fanno parte di una consumata regia. A fianco di Borrelli sfilano talvolta alcune figure i cui potenziali conflitti d’interesse non vengono mai dichiarati.
Il numero dei “contagiati” è privo di senso, visto che dipende dal numero di tamponi effettuato. E la stragrande maggioranza della popolazione potrebbe già avere incontrato il virus senza saperlo. Stime della Oxford University parlano di 11 milioni di potenziali positivi già ora. Se questo dato fosse vero la letalità di Sars-Cov2 sarebbe veramente irrisoria: lo 0,05%, anche prendendo per veri i dati di mortalità. Ma anche su questi permane il terribile dubbio sui decessi PER e CON Coronavirus. Diverse testimonianze mettono in forte dubbio il dato, visto che ogni giorno in Italia ci lasciano circa 1900 persone (dati ISTAT) e non si fa fatica ad estrarne 400, tra questi, che siano anche positivi al virus. Tuttavia è dato chiaro a chi lavori in prima linea che la grave coagulazione intravascolare indotta dall’incontro tra il virus e un terreno per lui fertile (età media decessi 78 anni, media 3,3 patologie presenti) possa portare rapidamente alla morte individui fragili che tuttavia avrebbero volentieri vissuto qualche anno ancora. In Inghilterra hanno rilevato che che il 73% dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva per CoronaVirus è sovrappeso o obeso. Come dice il dr. Lustig: “Il virus non distingue chi infetta ma distingue benissimo chi uccide”.
Questi pazienti fragili comunque avrebbero preferito morire tra le braccia dei loro cari piuttosto che da soli in questo modo terribile.
In altri paesi hanno usato modalità di calcolo diverse. Non potremmo chiedere dati più precisi e affidabili evitando di diffondere panico e preoccupazione?
10. Altri Paesi europei e non: lockdown molto diversi
Altri paesi sia in Europa che nel mondo stanno adottando lockdown parziali molto meno rigidi di quello italiano, tanto che il lockdown completo viene ormai tristemente chiamato “all’italiana”. Eppure abbiamo il problema da prima di tutti gli altri e ci stanno facendo credere che lo chiuderemo buoni ultimi. Per colpa dei runner e dei bimbi a passeggio, ovviamente. Peccato che in molti paesi europei la passeggiata di adulti e bambini, la gita al mare, l’accesso alle seconde case sia quasi ovunque consentito, a patto di mantenere il distanziamento sociale. Ma non eravamo nell’Europa unita? Perché questa crudeltà nella sola Italia? Siamo ancora il paese cavia? Richiediamo con forza di allinearci al più presto alle direttive in essere nella maggior parte dei paesi europei.
11. Sostegno al sistema immunitario: i sani proteggono
Un punto chiave, che è sfuggito totalmente ai nostri governanti e ai nostri media è che i sani (quell’85% delle persone che ha incontrato il virus e nemmeno se ne é accorto, o ha subito lievi sintomi, costruendo presto gli anticorpi necessari) conducono uno stile di vita più sano che ne ha irrobustito e forgiato il sistema immunitario. Mangiare sano, fare sport quotidiano, condurre una vita meno stressante (magari abitando fuori città), assumere vitamine e integratori naturali, fare a meno di farmaci inutili, rinunciare a fumare, a drogarsi o a bere senza controllo, rappresenta un impegno che si vorrebbe vedere in qualche modo valorizzato come comportamento virtuoso quantomeno in relazione al risparmio che consente al sistema sanitario nazionale e, in questo caso, alla protezione dalla diffusione del virus e alla non occupazione di un posto letto, lasciato così libero per un altro.
Invece se accendiamo la TV vediamo solo pubblicità di farmaci e di dolciumi. E tra i pochissimi negozi aperti, in pieno lockdown, lo stato ha pensato bene di lasciare le tabaccherie. Fuma, riempiti di dolci, stai sedentario e ingozzati di farmaci: questo il messaggio che lo stato ci ha dato in questo periodo. Tanto, presto, arriverà il vaccino.
12. Le richieste
Consapevoli del fatto che il futuro sarà nuovo e diverso solo se capiremo che la nostra biologia non ci consente di vivere in città superaffollate, inquinate, fumando, drogandoci e mangiando solo cibi industriali e raffinati in completa sedentarietà, vogliamo sperare che il “dopo emergenza” possa essere migliore del “prima”. Ma questo potrà avvenire solo se avverranno molte delle cose che siamo qui a richiedere, alcune immediate, altre a breve.
Richiediamo dunque con forza, a nome dell’associazione AMPAS e dei 735 medici che ne fanno oggi parte (nonché dei numerosi simpatizzanti non medici):
- L’immediato ripristino della legalità istituzionale e costituzionale, richiamando il parlamento alle sue funzioni democratiche e al dibattito che necessariamente deve scaturirne.
- L’immediata cancellazione di task force e di consulenti esterni i cui conflitti di interesse potrebbero essere letti, nel momento in cui si affidino loro responsabilità non previste istituzionalmente, come un aggiramento delle regole democratiche.
- L’immediato ripristino del diritto al lavoro per milioni di italiani, che se non possono avere il proprio stipendio saranno presto alla fame con conseguenze prevedibili di ordine pubblico (nel rispetto delle nuove regole di distanziamento fino a che sarà necessario)
- L’immediato ripristino del diritto allo studio per milioni di bambini, ragazzi, studenti universitari che sono stati da un giorno all’altro privati di uno dei loro diritti fondamentali (nel rispetto delle nuove regole, fino a che sarà necessario)
- La protezione del diritto alla scelta di cura, già violato da precedenti leggi, per impedire l’obbligatorietà di ogni possibile nuovo trattamento sanitario. Ogni nuovo provvedimento emesso in emergenza dovrà obbligatoriamente prevedere una data di fine del provvedimento, al fine di non “tentare” alcuni a rendere le restrizioni alle libertà una regola.
- Il blocco di qualunque “app” o altro dispositivo informatico volto al controllo dei movimenti delle persone in palese violazione della nostra privacy.
- L’immediata riapertura della possibilità per adulti e bambini di uscire all’aperto a praticare sport, passeggio, vita sociale, seppur nel rispetto delle regole necessarie.
- Il ripristino immediato di una par condicio televisiva o mediatica, con ospitalità nelle trasmissioni di esponenti, ovviamente qualificati, di diversi punti di vista, con allontanamento immediato (o retrocessione a mansioni diverse) di conduttori che non abbiano saputo tener fede al loro dovere di giornalisti.
- Dichiarazione dei propri conflitti di interesse da parte di qualunque professionista sanitario che esprima un parere televisivo o partecipi a un dibattito. L’omissione deve essere punita con un allontanamento mediatico proporzionato. Lo spettatore deve sapere se chi sta parlando riceve milioni di euro da un’azienda, o meno.
- Il divieto di chiudere o cancellare siti o profili social in assenza di gravi violazioni di legge. Eventuali cancellazioni dovranno comunque essere tempestivamente notificate e giustificate. La rimozione di idee ed opinioni solo perché diverse dal mainstream ufficiale non è degna di un paese civile.
- Il divieto per le forze dell’ordine di interpretare a propria discrezione le regole di ordine pubblico fissate dai decreti. Qualunque abuso, anche minimo, dovrà essere perseguito.
- Il divieto di radiazione di medici per la sola espressione di idee diverse da quelle della medicina ordinaria. Da sempre il dialogo e il confronto tra idee diverse ha arricchito la scienza, che cambia e si evolve. Non sopravvalutiamo le nostre attuali misere conoscenze.
- L’attivazione tempestiva di nuovi protocolli di cura in tutti gli ospedali Covid19 che, oltre a garantire la salute del personale sanitario, prevedano l’utilizzo di vitamine, minerali, ozonoterapia e tutte le cure naturali e di basso costo efficaci e documentate, accompagnando via via con farmaci più a rischio di effetti collaterali solo in caso di aggravamento, e attivando solo per la fase di crisi o pre-crisi l’utilizzo dei farmaci immunosoppressori e dell’eparina.
- La disponibilità immediata e per tutta la popolazione di test sierologici IgM e IgG che possano consentire da subito sia di monitorare lo stato di diffusione del virus nelle diverse aree, sia dare la possibilità a chi sia IgG+ di riprendere la propria vita senza alcuna limitazione.
- In una ipotesi di graduale diffusione dell’immunità virale, particolare attenzione dovrà essere riservata alla popolazione fragile: anziani, obesi, ipertesi, diabetici, infartuati (le categorie più colpite). Nel rispetto del diritto di scelta di cura nessun obbligo potrà essere dato se non temporaneamente, ma solo forti raccomandazioni e informazioni dettagliate sui rischi di infezione. Un individuo fragile deve poter scegliere se rischiare di morire abbracciando il suo nipotino, o restare vivo recluso in casa senza vedere nessuno.
- Una forte campagna informativa sui rischi legati ad un cattivo stile di vita e su come tale stile aumenti il rischio di essere infettati. O vogliamo essere costretti a tenere le mascherine tutta la vita e a non poterci più abbracciare per consentire a qualcuno di fumare e di gonfiarsi di farmaci e di merendine zuccherate, disdegnando qualsiasi tipo di movimento fisico? Ciascuno resterà libero di farsi del male ma almeno lo stato non potrà dirsi complice.
- Il divieto, almeno in questo periodo, di pubblicizzare sulle reti televisive e sui giornali farmaci e prodotti dolciari ingrassanti, al pari di come già in atto con il fumo.
- Un aiuto immediato alle tante famiglie in crisi che a causa di questo lockdown totale hanno smesso di lavorare e di produrre reddito, con modalità molto semplici (ad esempio ticket a valore per acquisti di derrate alimentari). L’aiuto migliore per le aziende, invece dell’elemosina, sarà una tempestiva riapertura.
Medici migliori, in un paese migliore
AMPAS
Cura Italia, relatore Lorenzin: a tutto 5G e Polizia per chi ostacola nuove antenne sui tetti – DOCUMENTI ESCLUSIVI
Emergenza Covid-19. All’art. 82, il decreto Cura Italia nasconde una vera e propria manovra di lancio per il 5G. Altro che moratoria e principio di precauzione. Tanto che i medici ambientali di ISDE Italia hanno fatto scrivere da un legale chiarendo al Governo come tra “le pieghe di questo provvedimento” si autorizzano le Compagnie di telecomunicazioni allo ‘svolgimento di ogni utile iniziativa per potenziare le infrastrutture di comunicazioni elettroniche…’. Tale autorizzazione assume il significato che si sta concedendo un potere illimitato alle multinazionali delle telecomunicazioni che non potrà che facilitare la realizzazione del programma 5G.“
Ma non basta. Adesso il decreto Cura Italia approda in aula. Come da calendario, tra oggi e domani spazio agli emendamenti per votare a Montecitorio la fiducia, molto probabilmente entro fine della settimana. Relatrice del Cura Italia alla Camera de Deputati sarà l’ex Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Intanto ecco le bozze degli emendamenti presentati dai vari gruppi parlamentari. Nell’opposizione, per il Gruppo Misto a firma Cunial-Giannone si chiedono sensate misure di cautela, studi per gli effetti biologici sugli standard 4G e 5G in difesa della salute pubblica, promuovendo monitoraggi ambientali e tecnologie più sicure rispetto al pericoloso wireless. Mentre in un altro emendamento le parlamentari sostengono l’abolizione dell’art. 82, quello in cui il Governo Conte da il via libera al 5G, a tutti i cantieri delle telecomunicazioni, “misure destinate agli operatori che forniscono reti e servizi di comunicazioni elettroniche”.
La Lega invece presenta un emendamento a firma Capitanio, Maccanti, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zardon, con cui si tende a velocizzare il Piano banda Ultra Larga, attraverso 4G e 5G.
Mancini del PD aggiunge al decreto un emendamento in cui si autorizza l’aumento di infrastruttura tecnologica per fronteggiare il Covid19, cioé la velocizzazione della costruzione di nuove antenne, spiegando come gli amministratori di condominio e i proprietari delle case saranno tenuti a dare immediato accesso alle aree pertinenti(spesso i tetti dei palazzi) per consentire l’installazione di nuove antenne, pena il ricorso alla forza pubblica (Esercito, Carabinieri, Polizia etc..)
“Da che parte vorrà stare il Governo italiano?“, si chiede l’On. Sara Cunial commentando sui social i lavori d’aula. “A quanto pare dall’altra. Quella che svende i suoi cittadini a un manipolo di multinazionali mettendo in mano il nostro Paese addirittura a un soggetto come Vittorio Colao nominato a capo della nuova task force di ‘esperti’ scelti da Conte per trainare l’Italia nella cosiddetta fase 2 dell’emergenza Covid-19. Ex Ad di #Vodafone, già nel 2018 parlava di come l’avvento del 5G e dell’intelligenza artificiale avrebbe cambiato le nostre vite nel giro di 5 anni, fra il 2020 e il 2025. Proprio ora che Vodafone pretende dal Governo Conte “l’adeguamento dei limiti di campo elettro-magnetico al livello degli altri principali Paesi europei“ (cioè il passaggio dalla media attuale dei 6 V/m a ben 61 V/m) Colao è l’uomo giusto al momento giusto.”
[1] Il principio di precauzione è citato nell’articolo 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea dove si afferma: “(…) La politica dell’Unione Europea in materia ambientale è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio di chi inquina paga”.
[2] Si veda “INTERNATIONAL APPEAL Stop 5G on Earth and in Space”, 2017.
[3] Si veda Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (“ISDE”), SPECIALE ISDE su 5G: materiale, documenti e iniziative in giro per l’Italia.
[4] E’ lo stesso Istituto Superiore della Sanità che nel documento divulgativo dell’8/08/2019 scrive “le frequenze che verranno utilizzate per il 5G sono state oggetto di un numero di studi sicuramente inferiore rispetto a quelle utilizzate dalle attuali tecnologie per le telecomunicazioni e per le trasmissioni radiotelevisive”.
Si veda “Emissioni elettromagnetiche del 5G e rischi per la salute”, Alessandro Polichetti, Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale, Istituto Superiore di Sanità, Roma.
[5] Alcuni effetti includono: Alterazione del ritmo cardiaco • Modificazione dell’espressione genica • Alterazione del metabolismo • Sviluppo alterato delle cellule staminali • Cancro • Patologie cardiovascolari • Compromissione cognitiva • Danno del DNA • Impatti sul benessere generale • Aumento dei radicali liberi • Deficit di apprendimento e memoria • Alterazione della funzionalità e della qualità degli spermatozoi • Aborto spontaneo • Danno neurologico • Obesità e diabete • Stress ossidativo • Autismo • Asma • Diminuzione della fertilità ecc..
[6] A titolo meramente esemplificativo si fa il caso del c.d. “Appello di Friburgo”, appello finalizzato ad arginare i pericoli legati alla telefonia mobile, firmato già nel 2002 da oltre 3.000 medici, subito tradotto in numerose lingue e condiviso negli anni da 36.000 persone.
[7] Si veda “International appeal: scientists call for protection from non-ionizing electromagnetic field exposure”. International EMF Scientist Appeal website: https://emfscientist.org/index.php/emf-scientist-appeal.
[8] Si veda International Agency for Research on Cancer (IARC), “Non-Ionizing radiation, Part II: Radiofrequency Electromagnetic Fields”, Monographs on the Evaluation of Carcinogen Risks to Humans vol. 102. Lyon: IARC; 2013.
[9] Per approfondimenti, testo integrale su https://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P6-TA-2009-0216+0+DOC+XML+V0//IT.
[10] Per approfondimenti, testo integrale su http://www.conacem.it/novita/Risoluzione-europea_campi-elettromagnetici.pdf
[11] Per approfondimenti si veda l’articolo integrale https://ec.europa.eu/health/sites/health/files/scientific_committees/scheer/docs/scheer_s_002.pdf.
[12] Si veda l’articolo de Il fatto Quotidiano, “5G, i conflitti d’interessi che delegittimano studi e comitati dell’Ue”, 2019.
[13] Per approfondimenti, si veda l’articolo “RIPETITORI TELEFONIA MOBILE, L’ISTITUTO RAMAZZINI COMUNICA GLI ESITI DEL SUO STUDIO” pubblicato sul sito web https://www.ramazzini.org/comunicato/ripetitori-telefonia-mobile-listituto-ramazzini-comunica-gli-esiti-del-suo-studio/.
[14] Intervista completa su https://www.youtube.com/watch?v=Fc7bFXm4k7w
[15] Per approfondimenti, si veda il comunicato del MISE del 2/10/2018 “Conclusa la GARA 5G: totale delle offerte 6.550.422.258,00 euro – Competizione vivace, conclusasi in 14 giornate di miglioramenti competitivi e con 171 tornate”.
[16] Testo integrale https://www.icnirp.org/en/activities/news/news-article/rf-guidelines-2020-published.html
[17] Per approfondimenti: “Il più grande esperimento medico non etico nella storia umana” è il titolo di un voluminoso rapporto di 1.086 pagine pubblicato in America dalla Scuola di Politica Pubblica del Georgia Institute of Technology, uno dei più importanti centri di ricerca tecnologica negli Stati Uniti, fondato nel 1885 ad Atlanta. Autore dello studio è Ronald Neil Kostoff, nel 1967 laureato all’Università di Princeton in Scienze Aerospaziali e Meccaniche, autore di oltre 200 articoli peer-reviewed, oggi ricercatore affiliato impegnato a monitorare i pericoli delle irradiazioni elettromagnetiche. Il Dott.Coronavirus, citando in riferimento bibliografico ben 38 studi internazionali, dichiara come sia ormai comprovato il fatto che il wireless abbassi le naturali difese del sistema immunitario, esponendo le persone – evidentemente già accerchiate da altri agenti ambientali immuno-neurotossici – all’esposizione di virus e malattie. E il Coronavirus, come già successo sempre in Cina con la SARS, non sarebbe altro che l’ennesima riprova della vulnerabilità di un organismo indebolito, anche e soprattutto dalla pericolosa sommatoria di 5G, 4G, 3G, 2G e Wi-Fi.
[18] La tutela del “bene salute”, considerato come complessiva situazione di benessere psico-fisico, è elevato a diritto fondamentale dell’individuo, garantito dall’art. 32 Costituzione secondo cui “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
[19] L’unione Europea ha introdotto il principio ai commi 2 e 3 dell’art. 174 del Trattato di Amsterdam, ora completamente recepito all’interno del Trattato di Lisbona all’art. 191, 2° co. dove si afferma: “(…) La politica dell’Unione Europea in materia ambientale è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio di chi inquina paga”.
[20] L’art. 301 dispone: “In applicazione del principio di precauzione di cui all’articolo 174, paragrafo 2, del Trattato CE, in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l’ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione”.
[21] Per approfondimenti sulla situazione in Puglia https://www.pugliareporter.com/2020/04/06/puglia-6-sindaci-bloccano-5g-e-firmano-divieti-di-installazione/