Le mille vite della vecchia radio
La parola racchiusa in un transistor, e riprodotta da un altoparlante, avrebbe dovuto chiuder bottega già da un pezzo. Sono decenni che la radio è, infatti, data per agonizzante, fagocitata dai nuovi media che incalzano. Prima la Tv, poi internet e invece è sempre lì, competitiva e ricettiva a nuove modalità di fruizione e diffusione dei contenuti.
In principio era la radio da salotto, poi si è trasformata in radio da stanzetta – libera ed ascoltata dai giovani, mentre gli adulti erano davanti alla tv -, poi ancora da automobile. È arrivata la rete, ed anche la radio si è spostata online, a fare – in versione broadcasting – da sottofondo alla navigazione.
La radio è stato il primo media del Novecento che ha permesso la grande comunicazione a distanza di informazioni, eventi, cultura, musica, che ha permesso all’uomo di passare dal suo piccolo mondo ad una comunicazione globale, alla portata di tutti, e non si è ancora spenta.
Nella società dell’immagine e dello sviluppo impetuoso della multimedialità e delle tecnologia di rete, la radiofonia ha vissuto una progressiva perdita di centralità nell’attenzione degli addetti ai lavori. Salvo poi scoprire, come è avvenuto di recente, che gli indici d’ascolto della radio non solo in continua crescita, ma nettamente in testa rispetto a tutti gli altri strumenti comunicativi. Secondo le rivelazioni dell’Audiradio ogni giorno gli italiani che ascoltano la radio sono circa 25 milioni.
I programmi radiofonici quindi continuano ad essere molto seguiti e la comunicazione attraverso la radio, fortemente legata all’ascolto, non si perde nell’immediatezza delle immagini. Così le parole
acquistano più forza, riescono a creare un’aspettativa e provocano l’immaginario dell’ascoltatore.
Cosa l’ha salvata? La sua duttilità nell’integrarsi nei nuovi scenari cross-mediali.
L’ultima contaminazione è il podcasting. Ovvero la registrazione di trasmissioni audio rese disponibili su un sito internet che chiunque può scaricare su un lettore mp3. In più la tipologia di codifica di questo file audio è compatibile con i feed RSS, il che vuol dire che il sistema di download è automatico, cioè chi segue una determinata radio può registrarsi e ogni volta che viene aggiornata il computer rileva e scarica automaticamente le novità. È nato così una sorta di audioblog che permette la fidelizzazione degli ascoltatori che in qualsiasi momento possono ascoltare le loro trasmissioni preferite, anche se perdono la diretta. Anche iTunes, il music store della potente Apple, supporta il podcasting, dunque c’è da scommettere che questo allungherà ancor più la vita alla vecchia radio.
Curiosità – Chi ha inventato la Radio?
È una delle controversie più famose della storia della scienza. Il dibattito su chi ha inventato la radio ha tre contendenti. Il primo a compiere seri studi sulle onde elettromagnetiche è stato Nikola Tesla, i cui esperimenti si limitavano però a trasmissioni di poche decine di chilometri; i suoi esperimenti furono però, senza alcun dubbio, superati da Guglielmo Marconi, che riuscì addirittura a trasmettere un segnale Morse tra le due diverse sponde dell’oceano Atlantico, dal Regno Unito al Canada.
Anche gli esperimenti di Marconi avevano però un limite, quello di non poter trasmettere veri e propri suoni, limite che fu pero superato dal canadese Reginald Fessenden. Il 23 dicembre 1900 Fessenden riesce a trasmettere a circa un chilometro e mezzo di distanza, un breve messaggio vocale: “Uno, due, tre, quattro, nevica lì dove siete voi signor Thiesen? Se sì, volete telegrafarmi?”. Era nata la radio.