Oltre le gambe c’è di più: ritorno al giornalismo di contenuti

In tempo di coronavirus e resrtizioni, con la chiusura di parrucchieri ed estetisti, su un argomento si sta molto dibattendo: sul rapporto con l’immagine delle giornaliste.

Si presentano  sempre impeccabili, con trucco e parrucco fresco e senza sbavature e la posizione di Giovanna Botteri, volto storico della Rai, con una carriera e un curriculum da far paura, ha suscitato non poche perplessità, tanto che in molti l’hanno derisa, prendendosi gioco di lei, in quanto non allineata con il sistema.

La pratica del “body shaming” è molto diffusa  sui social network; si ferisce in rete riferendosi all’aspetto fisico, per come si veste. Ad esserne oggetto proprio in questo momento per la sua messinpiega dismessa, è stata la corrispondente da Pechino che ha ricevuto la piena solidarietà  della Fnsi, Usigrai, Cnog.

Visto il suo calibro, la classe e la professionalità la Botteri non ne ha voluto fare un caso personale, ma ha voluto portare avanti una battaglia culturale, invitando alla riflessione e al confronto.

Ha riportato l’attenzione sul rapporto giornalismo- immagine, facendo riflettere come negli altri Paesi non si bada al colore della pelle, se una giornalista è magra o grassa, se è giovane o vecchia, se è vestita o meno alla moda, ma  solo a ciò che dice.

Questa è l’unica cosa fondamentale, perché in Italia spesso siamo legati a modelli anacronistici, secondo la Botteri, e badiamo più al “contenitore” e non hai contenuti.  La verità è senza “fronzoli”, balza agli occhi così come è, non ha bisogno di trucco e parrucco, come invece è successo per tante giornaliste che, nonostante la quarantena, sono apparse perfettamente acconciate.

Il compito del giornalista è raccontare la realtà e la verità in maniera chiara e comprensibile, non risparmiarsi come ha fatto lei in tutte le dirette da ogni parte del mondo, mettendo in primo piano l’interlocutore e non la sua persona.

Una professionista instancabile, senza fronzoli con gli accessori più belli per chi fa questa professione: la forza della verità e la chiarezza; il contenuto, la notizia in primo piano. In questo momento in cui molti hanno invece riscoperto i valori veri, la famiglia, la semplicità, gli affetti, la chiarezza, l’essere diretti, mettendo da parte le esteriorità, le “cose e persone finte” o costruite, l’immagine fine a se stessa, la Botteri e le donne come lei (le dottoresse e le infermiere distrutte dopo il lavoro con i segni delle mascherine sul volto), rappresentano una boccata di ossigeno.

Mira alla sostanza, quella di cui abbiamo ora un disperato bisogno, ci infonde certezze, quelle che ci rassicurano, diventa quindi il simbolo della donna intelligente, capace di dominare la situazione.

Trionfa l’intelligenza, la sicurezza data dalla cultura che non necessita di abiti firmati per affermare il suo valore

La sua vicenda quindi sia di monito e possa innescare una discussione costruttiva per le generazioni future di donne, slegandole da pregiudizi e stilemi ancora dominanti.