Il Codice Rosso non è in quarantena. Intervista a Valerio de Gioia, giudice Tribunale di Roma
Il Covid 19 ha indubbiamente modificato i nostri stili di vita, abitudine, il modo di lavorare e di esprimere emozioni costringendoci a convivenze forzate con il partner. Ne abbiamo parlato con il dott. Valerio de Gioia, Giudice Penale presso il Tribunale di Roma e fra i massimi esperti del problema, nonché autore del libro “Codice rosso”.
Violenze domestiche di genere e assistite nelle convivenze imposte dal Covid 19. Il problema esisteva e si è fatto ancora più accentuato con questa situazione di segregazione forzata?
Non in tutte le abitazioni, in cui si è attualmente costretti a permanere per l’intera giornata, regna l’armonia: a coloro che hanno riscoperto il valore della famiglia, l’importanza della condivisione e della reciproca comprensione, si contrappongono situazioni familiari in cui la serenità è già da tempo assente o è andata perdendosi nel corso di queste dure giornate. Se la crisi familiare degenera in fenomeni di vera e propria violenza oggi, come non mai, è fondamentale che alle vittime venga assicurata la massima tutela e protezione. Il Coronavirus, a ben vedere, sta diventando il più pericoloso alleato delle violenze domestiche e di genere: vi sono inequivocabili segnali che inducono a ritenere che sia in atto un costante aumento delle violenze endofamiliari, sia psicologiche sia fisiche, proprio legato all’obbligo di permanenza in casa che, in molte ipotesi, genera o alimenta tensioni familiari. A complicare la situazione vi è la costante presenza nelle abitazioni dei figli minori: questi ultimi, infatti, impossibilitati a frequentare gli istituti scolastici o a svolgere attività all’esterno, diventano a loro volta vittime delle violenze familiari; è il drammatico fenomeno della violenza assistita, con ciò intendendosi la commissione di un reato violento ai danni o in presenza di un minore di età che comporta, in caso di condanna, un trattamento sanzionatorio più rigoroso. Il dato maggiormente allarmante è rappresentato dal mancato incremento delle denunce conseguenza, questa, delle limitazioni alla libertà di circolazione: le precauzioni adottate al fine del contenimento del contagio, impedendo costanti contatti con altri, siano essi parenti, amici o colleghi di lavoro, rischiano di trattenere tra le quattro mura domestiche dinamiche familiari violente. Ad aggravare la situazione si pone la diffusa, e quanto mai errata, convinzione che non si possa uscire di casa per poter segnalare i fatti di reato: la vittima di violenze domestiche può e deve denunciarle, tanto è vero che gli stessi moduli per l’autocertificazione, da compilare ai fini della circolazione, indicano, tra i motivi che legittimano gli spostamenti, proprio la denuncia di reati.
Come è cambiato il processo penale diventato mediatico da remoto?
Ebbene, il “distanziamento sociale”, introdotto dalle misure di contenimento del COVID-19, ha effettivamente imposto il rinvio di ufficio dei processi in corso di trattazione, fatta eccezione per quelli “urgenti” la cui celebrazione avverrà a porte chiuse o mediante collegamenti da remoto ma, ai procedimenti aventi ad oggetto reati commessi con violenza di genere o domestica è stata assegnata una “corsia preferenziale”.
Lei è autore anche di “Quarantena in famiglia. Manuale di sopravvivenza ( processuale) al tempo di Covid 19” edito da LaTribuna. Di che si tratta e quali le tematiche affrontate.
Il Volume, avvalendosi delle competenze di un avvocato civilista esperto in diritto di famiglia e di un giudice penale specializzato in violenza di genere, mette in evidenza le problematiche cui vanno incontro le famiglie per effetto delle misure di contenimento posto dall’Esecutivo al fine di contrastare il contagio da Coronavirus, indicando i rimedi e le soluzioni al fine di “sopravvivere (processualmente) al Covid-19”. Sotto il versante civilistico, enormi difficoltà si registrano nella gestione dei rapporti dei coniugi separati o divorziati. Per coloro che vivono a distanza si è posto il problema di come disciplinare il diritto di visita e di frequentazione dei figli da parte del genitore non collocatario: in assenza di specifiche indicazioni fondamentale è stato il buon senso del singolo giudice e l’opera di mediazione degli avvocati. Il Covid-19 ha prodotto anche una gravissima emergenza economica e sociale: molte attività lavorative sono state costrette a chiudere i battenti; molte altre che, al di là del giudizio morale, si reggono su redditi non dichiarati al fisco sono entrate in crisi. La pandemia ha azzerato i guadagni e reso difficilissimo se non impossibile il versamento, anche parziale, degli assegni di mantenimento in favore del coniuge e dei figli, nonché delle spese straordinarie occorrenti per questi ultimi. Se la crisi familiare degenera in fenomeni di vera e propria violenza oggi, come non mai, è fondamentale che alle vittime venga assicurata la massima tutela e protezione.
I dati registrano un aumento delle violenze in famiglia sia fisiche che psicologiche a cui assistono spesso anche i minori. Come comportarsi e lei da magistrato, marito e papà cosa consiglia?
Ogni episodio di violenza deve essere denunciato. Denunciare è importante, costituendo l’unico modo per rendere operativi i meccanismi di protezione predisposti dall’ordinamento; in Italia, secondo rilevazioni statistiche del Consiglio Superiore della Magistratura, solo il 10% delle vittime di reati di genere trova il coraggio o la forza di farlo. A fronte della denuncia di un episodio violento, si attiva immediatamente il c.d. Codice Rosso, ossia quell’insieme di norme volte ad evitare che eventuali stalli, nell’acquisizione e nell’iscrizione delle notizie di reato o nello svolgimento delle indagini preliminari, possano pregiudicare la tempestività di interventi, cautelari o di prevenzione, a tutela della vittima dei reati di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e di lesioni aggravate in quanto commesse in contesti familiari o nell’ambito di relazioni di convivenza. La nuova normativa continua a garantire l’immediata instaurazione e progressione del procedimento penale al fine di pervenire, ove necessario, nel più breve tempo possibile all’adozione di provvedimenti “protettivi o di non avvicinamento” e impedire che eventuali stasi procedimentali possano porre ulteriormente in pericolo la vita e l’incolumità fisica delle vittime di violenza domestica o di genere, anche e soprattutto in questo periodo di isolamento dei c.d. soggetti vulnerabili.
Se volesse lanciare un messaggio…
Occorre avere piena fiducia nella istituzioni e nella Giustizia: il Codice Rosso non è in quarantena.
Fra poco ci verranno restituite tutte le libertà che si sono state limitate per la tutela della Salute che la Costituzione considera un bene supremo (art. 32).
Prudenza e pazienza.