Omaggio agli onesti. Qualche giorno fa un napoletano si è suicidato per ragioni economiche

Se ci si toglie la vita per ragioni economiche è perché si è onesti.
Gli affaristi che popolano i Palazzi non penseranno mai di togliersi di mezzo, ma gli onesti, quelli che si alzano presto e si sporcano le mani rischiando del proprio, si. Un momento di debolezza, di stanchezza, di delusione, può essere il colpo di grazia per una persona onesta colpita nel suo punto di forza: la propria dignità costruita sul lavoro onesto; se questo suo punto di forza viene meno, gli onesti non sanno arrampicarsi sugli specchi e gettano la spugna. Ma se l’onestà è l’elemento caratterizzante la persona umana, la protesta è l’elemento principale di quel gesto… è il messaggio che rimane a chi resta. Mentre la massa amebica si lascia sopravvivere accettando di fatto ogni oltraggio alla propria dignità, qualcuno mette nel piatto il bene più alto di cui dispone quasi a riscattare tutti, e gridare a tutto il mondo che così non va.
I media capiscono bene l’importanza estrema di tale messaggio e prudentemente spostano la notizia ben dopo le solite polemiche politiche e per pochissimi giorni; poi si attende che la scarsa memoria annulli ogni ricordo. Sottolineare queste notizie può produrre imitazione e quindi, per il bene di tutti, è meglio che quel sacrificio finisca con se stesso. Peccato che questo significhi due cose: uccidere quella persona una seconda volta e indurre a dimenticare o sottovalutare il problema che ha prodotto tale tragedia.
Invece serve dire chiaro che se è vero che una persona ha ceduto alla disperazione moltissime altre lottano e vivono momenti difficilissimi.
Alcuni, poco perspicaci, derubricano la questione in domanda di soldi. “Diamo soldi per superare questo momento”; la massa si tacita e si divide. Il problema rimane quale era senza capirne la natura e la dimensione; tanto meno se ne ipotizza la soluzione. Il miglior modo per onorare tale sacrificio è invece procedere con maggiore alacrità verso le risposte necessarie che avrebbero restituito dignità a coloro che non ci sono più e a coloro che ci sono ma che sono in grandi ambasce.
Certamente mancano soldi ma mancano soldi come frutto del lavoro, dell’impegno, del merito, dell’abnegazione; nessuno vuole mancette più o meno laute qui si vorrebbe lavorare e per questo essere pagati! laddove mentre i dipendenti hanno qualcuno cui hanno affidato il loro destino lavorativo, gli autonomi sono colpevolizzati dal momento dell’inizio della loro attività. Lavoratori di serie B costretti alla partita Iva dalla impossibilità di trovare un lavoro dipendente.
A questi lavoratori di serie B è stato detto che non potevano lavorare per via del contagio azzerando il loro reddito mentre i lavoratori dipendenti, pure stando a casa per fare un lavoro smart (cioè intelligente: senza timbrare cartellino o controlli), non perdevano nulla; si crea una situazione assurda che costringe intere categorie in pieno sgomento a chiedere un provvedimento qualunque.
Quindi: i pagatori di tasse azzerati mentre i precettori di stipendi e pensioni indenni; debito pubblico in salita e futuro dei pagatori di tasse ulteriormente ipotecato.
Gli intelligentoni promettono soldi a fondo perduto o garanzie statali per nuovi debiti aggravando il debito pubblico… perché non si sono sospesi i pagamenti della sorte capitale dei mutui passati, presenti e futuri? Le banche avrebbero continuato a percepire gli interessi e quindi non avrebbero perso nulla mentre le partite iva avrebbero potuto beneficiare di ulteriore liquidità se, quando e quanto ne avrebbero voluta senza formalità; inoltre non si sa quando finirà la crisi e quindi se fra alcuni mesi ci dovesse essere una nuova anche lieve criticità che si fa? Un altro decreto? E se il nuovo modello di vita e di lavoro che rifuggirà assembramenti dovesse produrre ancora più guasti di quelli che già avevamo prima del contagio che si fa?
Ma quel che più conta con la sospensione a discrezione del debitore della corresponsione della sorte capitale si sarebbe restituita dignità al piccolo imprenditore oggi costretto alle peggiori umiliazioni per tirare a sopravvivere; cioè a “chiedere”. Devi chiedere il mutuo, il fido, la rateizzazione delle imposte, il permesso per aprire una attività, la licenza per qualunque cose,.. devi chiedere financo per lavorare!!! Dall’altra parte esiste un altro soggetto -impiegato pubblico- che, regolarmente pagato, con suo comodo, leggerà le carte che hai portato, troverà che non bastano e che devi pagare dell’altro… e decidere del tuo lavoro; umiliazioni infinite.
D’altronde quante imprese non nascono per non dover scendere a questi livelli? Come mai molto spesso fondano nuove imprese quei personaggi che non hanno nulla da perdere? Si è così creato un sistema nel quale è premiato il farabutto che mai si suiciderà per uno o più pagamenti non ottenuti o un accertamento ingiusto dell’Agenzia delle entrate. C’è veramente molto da cambiare