La Fase2 nella giustizia penale. Intervista al professor Sergio Ricchitelli

Dopo l’emergenza coronavirus in tutti i settori si cerca di tornare alla normalità, ma con un bagaglio in più  di normative e situazioni da affrontare. Ne abbiamo parlato con il professor Sergio Ricchitelli, esperto di diritto ed autore di diverse e qualificate pubblicazioni.

Con lui abbiamo affrontato il tema della fase 2 nella giustizia penale  La ripartenza dell’attività  giudiziaria tra incertezze epidemiologiche e pluralità  di fonti informative.

Prof. Ricchitelli, di recente ha pubblicato un articolo dettagliato sulla FASE 2 del mondo della giustizia illustrando tutti gli aspetti connessi e le relative problematiche. Ce ne può parlare?

Sono tre sostanzialmente i punti critici che ho analizzato nel mio lavoro. Il primo riguarda una eccessiva pluralità di fonti a cui far capo per la ripartenza. Si va dalle fonti primarie, le leggi e i decreti-legge emanati per l’emergenza coronavirus, a fonti via via sempre più degradanti di secondo, terzo ed in taluni casi anche quarto grado quali possono essere i d.p.c.m. del Presidente del Consiglio, le ordinanze del Ministero della Salute, i provvedimenti e le direttive emanati dalle articolazioni del Ministero della Giustizia. Ho quindi cercato di mettere ordine in questa chiamiamola giungla di fonti per rendere il sistema più fruibile.

E gli altri due aspetti a cui lei faceva riferimento?

Il secondo è il moto un po’ ondivago del legislatore rispetto allo strumentario infotecnologico. In un primo momento, col decreto Cura Italia per intenderci, sembrava che l’attività da remoto fosse divenuto la regola nella gestione del procedimento penale; poi col decreto-legge nr.28 di aprile si è scritto che intanto si poteva ricorrere all’attività da remoto in quanto vi fosse il consenso di tutte le parti. La cosa ovviamente farà si che vi si ricorrerà assai raramente.

E il terzo punto a cui faceva riferimento?

Il terzo aspetto lo possiamo definire da inguaribile ottimista. Analizzando l’intera legislazione emergenziale emanata in tema di giustizia penale per fronteggiare l’epidemia, mi sono resoconto, convincendomene, che talune norme caratterizzate dall’urgenza potranno diventare regole del sistema. Nel mio articolo parlo proprio di ultrattività riferendomi a questo fenomeno specifico. Ad esempio, per rendere il discorso pratico e comprensibile a tutti, il fatto di notificare un atto al solo difensore di fiducia per ritenerlo valevole anche per l’indagato o l’imputato in virtù del rapporto fiduciario fra i due, semplifica sicuramente il sistema; così come l’impiego del servizio di notifiche telematiche presso lo studio del difensore. Ancora il consentire al difensore, finalmente, di poter depositare telematicamente presso un indirizzo di posta dedicato a ciò negli uffici giudiziari memorie, istanze, documentazione, richieste varie anche di interrogatorio dopo la conclusione delle indagini contribuisce ulteriormente a fluidificare il sistema venendo incontro ad esigenze da sempre rappresentate dalla classe forense

E relativamente alle investigazioni?

Anche su questo tema, sul quale peraltro avevo già pubblicato un lavoro, si segnalano rilevanti novità. Su tutte quella di consentire alla polizia giudiziaria di comunicare la notizia di reato ed i relativi atti allegati e poi i seguiti investigativi allegati, incluse le relative annotazioni ed informative al pubblico ministero mediante un portale telematico denominato appunto portale delle notizie di reato.

Insomma prof. Ricchitelli fra luci e ombre lei cosa pensa del futuro prossimo della giustizia penale?

Sono caratterialmente un ottimista. Io ritengo che questa disastrosa pandemia che ci ha colpiti vada vista anche come un’opportunità da sfruttare intelligentemente cercando di ricavarne fattori di positività come quelli che ho in precedenza esemplificativamente indicato.