Allarme usura e prestiti a nero, effetti post coronavirus

A livello finanziario gli effetti del lockdown si faranno sentire dopo l’estate, cioè quando moltissime famiglie dovranno fare i conti con situazioni economiche sempre più gravi.

E’ allarme usura: +30% di richieste di aiuto alle associazioni antiracket tra marzo e aprile.

A maggio si potrebbe toccare il +50% e alcune attività rischiano di essere cedute alla criminalità organizzata. Il cav. Renato De Scisciolo vice presidente nazionale della Federazione Antiracket è preoccupato delle dimensioni che sta assumendo il problema, soprattutto nel Sud, già gravato da una difficile situazione economica.

Le varie prefetture, dal nord al sud, si stanno attivando per prevenire i fenomeni illegali.

L’invito è rivolto agli imprenditori a fornire ogni utile elemento informativo rispetto ad eventuali anomali interessamenti della criminalità a fini di usura o estorsione sul territorio e ad intercettare segnali da parte di imprenditori in difficoltà.

Prevenire il fenomeno dell’usura e dell’ingresso di capitali di provenienza illecita nell’ economia legale. É l’obiettivo che sta accompagnando in queste settimane l’attività delle Prefetture dislocate sul territorio nazionale nell’ambito della “fase 2” dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus.

Si stanno tenendo Riunioni Tecniche  di Coordinamento delle Forze di Polizia in videoconferenza, allargate alla partecipazione dei rappresentanti di ABI, Cofidi provinciali e delle locali Associazioni Antiracket ed Antiusura.

Con l’Associazione Bancaria Italiana è stata rimarcata l’importanza del ruolo assegnato alle banche nell’attuale contesto emergenziale, chiamate a procedure più snelle, sempre nel rispetto delle regole, nell’erogazione delle liquidità alle imprese previste dal Governo con i decreti “Cura Italia” e “Liquidità” o di imminente approvazione quale il “Decreto Rilancio”; ciò anche con particolare riferimento alla prevenzione dei fenomeni di criminalità, ivi compresa la grave piaga sociale dell’usura.

Si sta cercando di impedire l’erogazione di risorse ad operatori economici in odore di condizionamento malavitoso.

Da parte della Federazione delle Associazioni antiracket ed antiusura è stata rappresentata la difficoltà di poter accedere da parte delle imprese al finanziamento di 25mila euro previsto dal “Decreto Liquidità”, in quanto lo stesso decreto esclude la possibilità, per quelle imprese in difficoltà rispetto agli impegni bancari già assunti e segnalate nella Centrale Rischi Finanziari, di avere la garanzia dello Stato sul finanziamento. A tal riguardo è stato auspicato un intervento normativo che renda il sistema dei finanziamenti maggiormente accessibile anche per chi si trova in una situazione di sofferenza economica.

Questo sinteticamente quanto ribadito dai rappresentati delle associazioni che hanno sondato il terreno, mantenendo come sempre un costante monitoraggio  del territorio

Si è stabilito di avviare un tavolo per la stesura di un Protocollo d’Intesa, previo interessamento del Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, per favorire il più possibile a livello locale il ricorso al fondo di prevenzione ed usura ed accelerare le procedure di riconoscimento dei benefici di legge, anche mediante un armonico sistema di interazione tra tutti i soggetti coinvolti.

Gli imprenditori hanno infatti segnalato la presenza degli uomini dei clan che si fanno avanti proponendo un aiuto concreto ed immediato a differenza di quello statale, gravato dalla burocrazia.

Mentre il sostegno dello Stato per ripartire tarda ad arrivare, gli uomini dei clan baresi hanno cominciato a far visita a bar e ristoranti per far capire che la loro cassaforte è aperta.

Si è iniziato con messaggi velati, che stanno diventando sempre più chiari ed espliciti.

L’usura e le infiltrazioni mafiose sono fenomeni che potrebbero trovare terreno fertile nelle difficoltà di chi, per il coronavirus, ha visto andare a picco il proprio conto corrente.I prefetti stanno  sottolineato come il graduale ripristino della normalità potrebbe essere accompagnato dallo speculare riespandersi delle attività criminali, con conseguente necessità di rafforzare i servizi di controllo e di vigilanza sul territorio, anche con riferimento all’ azione di prevenzione e contrasto del pericolo di tentativi di infiltrazioni mafiose e di usura.

Il ricorso a prestiti di usura nella fase 2, è molto più che un pericolo reale e concreto, è una realtà, più passano i giorni e più permane questa situazione che vede da un lato il crollo della liquidità e delle entrate e dall’altro le uscite che continuano a correre, come quelle per il canone di locazione, spese per i dipendenti, i fornitori e le utenze. Alcuni versano in situazioni disperate, nel baratro.

Si è avuto un aumento del 30% delle richieste di aiuto rispetto a un trend in crescita ormai dall’inizio dell’epidemia. Il telefono è diventato incandescente e per le attività commerciali il quesito che ci viene posto è sempre lo stesso: non ho più modo di far fronte alle spese, o chiudo o vado da un usuraio per farmi dare la liquidità che non ho avuto. Oppure… cedo l’attività ai criminali.

Una soluzione potrebbe essere un fondo per prestiti d’onore a chi è a rischio sovra indebitamento ma causa del lockdown.