Scienza o punti di vista?
Al contrario della matematica, ultimamente sembra che la scienza medica sia diventata un’opinione. In realtà non può essere un’opinione ma solo una scienza inesatta, proprio come quella economica, e tale inesattezza dipende dalla variabilità genetica di ogni individuo. Per questo si sta sviluppando sempre più un’altra branca della medicina: “tailored medicine” o “personalized medicine”, cioè, “medicina su misura”; ma non è questo il contesto per approfondirla.
Ritornando dunque alla domanda espressa nel titolo di codesto articolo, preciso che essa è riferita all’attuale situazione epidemiologica da covid-19, ma anche a quelle precedenti, nelle quali sembrano abbondare “i punti di vista antitetici”, e in quanto tali, non più definibili scientifici. Ad esempio, come già riportato nel mio precedente articolo del 18 maggio scorso intitolato “Noi usciamo, ma con le dovute cautele”, il rappresentante italiano all’OMS Walter Ricciardi e consulente del Ministro della Salute Roberto Speranza, in un’intervista diceva che “sicuramente” in autunno ci sarà una seconda ondata epidemiologica. A mio parere è un’asserzione molto azzardata, non proprio una previsione che per essere vieppiù verosimile necessita di un continuo aggiornamento basato su dati nuovi. Il 31 maggio scorso invece, a tre giorni da quest’altra riapertura del 3 giugno, il direttore della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano dott. Alberto Zangrillo, asseriva che “… da un punto di vista clinico il coronavirus non esiste più. Questo lo dice l’università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio fatto dal virologo direttore dell’istituto virologia professore Massimo Clementi e lo dice il virologo Guido Silvestri della Emory University di Atlanta”. In effetti, tutti i dati numerici confermano questa nuova e auspicata situazione di sensibile riduzione dei contagiati, che arrivano negli ospedali con sintomi meno gravi e di più facile risoluzione. Agli inizi della pandemia invece, l’80 % dei positivi vi arrivava in condizioni infiammatorie virali gravissime, già affetti da polmonite interstiziale acuta e per tutti i quali necessitava quindi un gran numero di ventilatori polmonari. Purtroppo tale disponibilità non c’era, e un gran numero di persone moriva anche a causa di tale insufficienza, e per la quale i medici erano costretti ad operare una difficile e terribile selezione tra chi salvare e chi no.
Ora, l’equivoco e il successivo nevrotico dibattito che dura da due giorni e a tutti i livelli, dai più competenti fino ai depositari della verità da tastiera, è sorto dopo la frase del Dott. Zangrillo: “…da un punto di vista clinico il coronavirus non esiste più perché il virus per sopravvivere si è adattato all’ospite ed ora esprime una carica virale molto, ma molto meno elevata di due mesi fa.”. Poi, per rimediare, ha precisato che non intendeva dire che fosse scomparso il virus ma soltanto che i suoi effetti clinici erano molto meno gravi rispetto a prima. Certo, poteva esplicarlo meglio prima ed evitare tanto caotico dibattito che ha minato la credibilità della scienza medica, seppur, come già detto, inesatta. Quanto meno si è trattato di una comunicazione inadeguata per noi cittadini inesperti, anche se basata su evidenze numeriche incontestabili ma inficiate da altri autorevoli commenti, che, sul piano della prudenza l’hanno considerata sconcertante, fuorviante e da condannare. Di rimando il dott. Zangrilli, detto anche il medico di Berlusconi, li ha apostrofati terroristi e catastrofisti che hanno bloccato l’Italia sulla base di dati con evidenza zero. A questo proposito si deve però obiettare che, intanto le misure di contenimento del visus adottate dall’Italia hanno funzionato e sono state copiate anche da altri Paesi europei e non solo; e inoltre si obietta che ancora oggi in vari Paesi come USA (specie ora che gli assembramenti costituiti dalla protesta violenta della popolazione seguita alla morte di George Floyd provocata dal poliziotto Derek Chauvin, potrebbero essere veicolo di maggiore diffusione del virus), come India, Brasile e altri del Sudamerica, ecc., i dati sono sconfortanti. In Italia certamente sono molto più confortanti; ma non bisogna affatto abbassare la guardia! Lo dice implicitamente anche il presidente del CSS (Consiglio Superiore di Sanità) Dott. Franco Locatelli: “Assoluto sconcerto per queste parole.”. La virologa Ilaria Capua, in risposta alla frase di Zangrillo, in modo più diplomatico ha detto che “…Il fatto che clinicamente l’infezione sia scomparsa è quello che diciamo da tempo…” Afferma pure che è impossibile bloccare il virus, “…ma appiattendo la curva, tenendo le mani pulite e mantenendo il distanziamento fisico, abbiamo fatto in modo che il virus infettasse sempre meno persone e anche se queste diventano gravi, si sa trattarle. Siamo noi che siamo diventati bravi a gestirlo.”.
Comunque, in questa Fase 2 ci sono nuovi allentamenti ma rimangono ancora alcune limitazioni. Restano chiusi cinema e teatri e sono sospesi ancora i concerti all’aperto; in spiaggia gli ombrelloni devono essere posti a distanza di sicurezza. Il alcune regioni riprendono i matrimoni, però con pochi invitati e tutti in mascherina durante la cerimonia, all’uscita dalla chiesa e fin dove c’è assembramento; ai tavoli ovviamente no. Vale ancora il limite dei 15 partecipanti per i funerali. Si può viaggiare senza certificazione e restrizioni in tutte le regioni italiane; anche se quelle meno colpite vorrebbero vietare gli ingressi alle regioni più colpite, o condizionarli all’esibizione di una sorta di patente sanitaria di negatività al coronavirus. Cautela inutile, poiché lo stesso giorno si può benissimo risultare negativi e quello successivo positivi al virus, e questa assoluta incertezza si protrarrebbe per almeno 14 giorni, poiché l’incubazione del virus durerebbe tanto. Si devono indossare ancora le mascherine all’aperto laddove non è possibile rispettare la distanza minima di un metro. Inoltre è già disponibile e operativa l’App Immuni, scaricabile su Play Store di Android e su App Store di Apple. E’ su base volontaria, ma solo se è scaricata da più del 50 % degli italiani potrà dare il risultato sperato, cioè quello di avvertire gli utenti che hanno avuto contatti con soggetti positivi al coronavirus. Dietro approvazione dell’organo collegiale Garante della Privacy presieduta da Antonello Soro, sarà attiva tra un paio di giorni come test solo in quattro regioni: Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia; cioè gli smartphone saranno abilitati a ricevere le notifiche. Per le altre regioni saranno attive intorno a metà giugno.
Credo che le due affermazioni in apparenza antitetiche sopra descritte, alla fine dicano la stessa cosa ma da punti di vista e con comunicazioni differenti. Uno, in sostanza, è quello troppo ottimista, la cui approssimata esposizione potrebbe pregiudicare la necessaria prudenza dei cittadini, tanto da indurli involontariamente a comportamenti pericolosamente più permissivi; l’altro invece è moderatamente ottimista, che essenzialmente, in un modo più esplicito, raccomanda ancora la prudenza e dunque di non abbassare la guardia. Ritornando al titolo di sopra, è vero, la scienza medica non è esatta, ma i rispettivi punti di vista, ancor meno scientifici, dovrebbero essere comunicati con la massima chiarezza e cautela. Ciò è sempre doveroso.