Quel contagio palingenetico per una nuova normalità

Quando tutto è iniziato, quando il manto nero della pandemia ha oscurato la nostra quotidianità, il mantra soteriologico dell’“andrà tutto bene” ha accompagnato i nostri tristi e bui giorni. La speranza di un ritorno alla “normalità” ha invaso le nostre coscienze. Ma di quale normalità parliamo? La cosiddetta normalità altro non è che una rassicurante e triste rassegnazione all’andamento del mondo. Ingiustizie, violenze, disuguaglianze sociali, sopraffazione, legge del più forte, mercato dello sfruttamento, distruzione dell’ambiente, massacri di animali: la cadenza di quella normalità. E il nostro miope sguardo era troppo concentrato su noi stessi e il nostro misero “particulare”.

Personalmente non ne sento la mancanza, non ne ho bisogno: quella normalità è il problema.

Quello che abbiamo fatto alla natura, all’ambiente e a tutti i suoi abitanti, inclusi noi stessi, non merita di essere ricordato come normale.

Non abbiamo molte scelte: o cambiamo meta oppure disastri come questi si presenteranno nuovamente, con modalità e nomi diversi, ma con conseguenze sempre più catastrofiche.

Qui occorre determinare il contenuto di un concetto, dichiarare con brevi e precise parole le qualità essenziali di una cosa, in modo da distinguerla nettamente da un’altra: se normalità è, è essa che dobbiamo rifiutare, che dobbiamo combattere.

Il virus oggi immediatamente e tragicamente fa luce su quella che Edgar Morin chiama “comunità di destino”. La realizzeremo finalmente? In assenza di solidarietà che abbracci il destino della nostra specie, delle altre e del Pianeta nel suo insieme, in assenza del mutuo appoggio, saremo destinati a una tragica capitolazione.

“La filosofia mi ha insegnato che nessuno di noi si salverà da solo”, così il compianto prof. Masullo: la vita appartiene a una realtà sempre in movimento. Non
possiamo esiliarci da essa, ma dobbiamo comprendere come starci; siamo semplici particelle di energia…

Non torniamo come prima è il manifesto della LAV con “proposte per cambiare e salvare tutti”, partendo da noi stessi, dalle nostre scelte quotidiane per costruire un futuro diverso da questo segnato finora. “Facciamo in modo che questa pandemia sia l’ultima. Non dobbiamo pensare che la diffusione del coronavirus sia un fenomeno isolato, né che sarà un vaccino a salvare il Pianeta dalle prossime pandemie se non cambieremo, a partire da noi. Torniamo a una nuova normalità. È proprio quello che noi abbiamo reso “normale”, come lo sfruttamento degli animali, ad averci portati dove siamo ora!”

In sintesi, vi è necessità di un contagio palingenetico, di una normalità che sia Norma e non “di norma”; che sia dunque portatrice di regole che possano essere accettate da tutti, che possa essere condivisa a livello universale; che ponga l’uomo, gli altri animali e il nostro ambiente in un’unica centrale attenzione, nella consapevolezza che ognuno e ogni cosa ha il suo valore, che ognuno e ogni cosa merita la stessa attenzione…

Ciro Troiano