Osho, l’artista dell’anima

Credo che la definizione più semplice di arte sia che essa tenta di sottrarre un frammento dell’ancora irrealizzato pensiero cosmico che tutte le idee informi contiene, per dare a queste forma compiuta. L’artista quindi è colui che riesce a dare un ordine al caos cosmico.

  Anche nell’interiorità di ogni uomo c’è tanto caos, confusione, disordine che egli nell’arco della sua vita, quando è consapevole di se stesso, tenta di ordinare attraverso pratiche spirituali.

  C’è chi neanche tenta tale percorso, per cecità interiore, distratto dalla sua sfrenata corsa verso i beni materiali, rimanendo antiestetico e arido dentro. Questo è l’uomo materiale nella cui anima non c’è posto per la bellezza. Non sa commuoversi di fronte a un’opera d’arte, non sente dentro alcuna poesia, non sente e non ama la natura che lascia deteriorare senza rimorsi e scrupoli. E’ solo un insano gaudente. Potenzialmente è colui che perverte i propri istinti e scala le vette della corruzione morale e dell’egoismo. Oppure semplicemente rimane un mediocre, un inetto, una persona da poco.

  C’è poi chi riesce in parte a organizzare tanto caos e a vivere una vita più elevata del primo. Questo è l’uomo probo, potenzialmente un artista o comunque con dentro l’anima un senso estetico sviluppato, capace di fruire e apprezzare la bellezza artistica e quella della vita, capace anche di creare a sua volta bellezza, opere d’arte più o meno grandi. Costui è un gaudente sano.

  C’è infine chi riesce a dare un ordine tale alla sua anima, da arrivare a compiere un capolavoro della sua esistenza, del suo stesso essere, divenendo straordinariamente bello dentro, attraente, magnifico, splendente. La bellezza, l’amore, la compassione e la consapevolezza di sé e del mondo caratterizzano la sua eccezionale vita. Costui è l’artista dell’anima.

  Uomini come Krishna, Buddha, Gesù appartengono certamente a questa terza categoria, definibili Illuminati. E non esito a includervi anche Osho, un magnifico Maestro di Vita, di Realtà, definito dal Sunday Times inglese  e da Panorama «uno dei mille uomini che hanno fatto il ventesimo secolo». Il Sunday MidDay indiano inoltre lo ha riconosciuto come «uno dei dieci uomini che hanno mutato il destino dell’India», con Gandhi, Nehru, il Buddha e qualche altro. Da Tom Robbins poi fu definito “l’uomo più pericoloso dopo Gesù Cristo”.

  Una sintesi estrema della sua esistenza la realizza l’epitaffio che ha voluto lasciato a custodire le sue ceneri:

Mai nato, mai morto, ha solo visitato questo pianeta Terra dall’11 dicembre 1931 al 19 gennaio 1990.

  Egli non voleva assolutamente indottrinare i suoi sannyasin, perciò lavorava maieuticamente su di loro per far affiorare spontaneamente  le loro anime, pretendendo che si assumessero per intero la responsabilità della loro vita e che camminassero sempre coi loro piedi.

  La sua pratica spirituale per eccellenza è stata la meditazione che raccomandava – e continuerà a raccomandare per sempre attraverso la trascrizione integrale dei suoi illuminanti discorsi in molteplici libri – ai suoi sannyasin o discepoli. Meditazione che egli intende come scienza della trasformazione interiore, della evoluzione spirituale, come pratica per lo sviluppo della consapevolezza per giungere alla beatitudine, all’illuminazione.

  Essendo un contemporaneo, il grande mistico Osho ha capito però che la meditazione tradizionale mal si adatta all’uomo moderno, tanto iperattivo e pieno di tensioni e repressioni. Allora ha ideato delle tecniche di Meditazione Attiva, quattro delle quali sono descritte nel suo libro “Alleggerire l’anima” nell’edizione Oscar Mondadori. Sono le più importanti, come la Kundalini, la Dinamica, la Nataraj e la Nadabrahma.  Le varie fasi sono scandite dalla musica e grosso modo sono suddivise in esercizi di alleggerimento delle tensioni e repressioni, in danze libere da schemi, per giungere alla fase del rilassamento, che è l’obiettivo della meditazione ma difficile da realizzare per noi occidentali senza gli stadi più propedeutici.

  Osho stesso definisce la meditazione: “La meditazione non è altro che un tornare a casa, un semplice riposarsi un po’ all’interno del proprio essere.”

  La meditazione non è altro che il bulino, i pennelli, le note, l’inchiostro per scrivere, suonare, dipingere o scolpire la propria esistenza in forma d’arte, per realizzare il capolavoro della propria esistenza ed essenza.

  Un aforisma di Joe Vitale dice: “Tu sei il capolavoro della tua vita, sei il Michelangelo della tua stessa vita. Il David che stai scolpendo sei tu.”

  Quanto sarebbe bello il mondo se tutti gli uomini inseguissero l’obiettivo di diventare artisti della propria anima, i Michelangelo della propria vita per farne uno splendido David.

Angelo Lo Verme