… sul razzismo

Il razzismo è uno dei tanti aspetti oscuri e truci dell’animo umano. Umano? Si fa per dire. L’Animo umano in effetti è tutt’altra cosa che l’insensibilità, l’egoismo e la mancanza di empatia. Mi rendo conto che la frase “animo umano oscuro e truce” forma decisamente un ossimoro. La locuzione “animo umano” è già di per sé priva di qualsiasi connotazione negativa, quindi non la si può accostare ad aggettivi negativi. L’Anima è sempre pura, l’Anima è sempre positiva, l’Anima è sempre bella. Dunque il lemma più adatto per definire chi resta indifferente alla sofferenza altrui, per chi discrimina e non accoglie, per chi abbandona colui che si trova in difficoltà, colui che chiede aiuto, è “disumano”. Soprattutto se il disperato chiede aiuto quando si trova fra le onde del mare.

  Penso che il razzismo sia addirittura un sottoprodotto della disumanità, per quanto sprezzante è nei confronti di altri esseri umani ritenuti inferiori. Che poi il concetto di razza applicato all’uomo è davvero fondato sul nulla. E’ arbitrario e antiscientifico imputare la diversità del colore della pelle e dei tratti somatici ad una specifica razza, poiché condividiamo tutti gli stessi geni e ci differenziamo grazie alla svariata combinazione di essi. Mescolanze genetiche dovute alle ininterrotte migrazioni del lontano passato, che hanno arricchito la nostra specie. A questo punto penso che il termine più adatto a distinguere le diverse caratteristiche di un individuo della nostra specie sia “etnia”, o “gruppo etnico”. Infatti, in relazione alle zone geografiche in cui vissero i nostri antichi progenitori, in tali gruppi sono dovuti cambiare il colore della pelle, della nostra struttura fisica e dei lineamenti del viso, quale effetto dell’adattamento della specie alle peculiari condizioni climatiche di un luogo. Una capacità di adattamento innata in tutto il mondo animale e vegetale. In genetica si definisce genotipo l’insieme delle caratteristiche ereditarie comuni ad un gruppo etnico.

  In zootecnia e agronomia invece è lecito usare la parola razza per differenziare la categoria di animali domestici o di piante che attraverso una selezione artificiale presentano caratteri ereditari diversi, come, ad esempio, i nostri amici cani e gatti. E’ evidente che un Pastore Tedesco è diverso da un Pinscher toy, pur essendo della stessa specie canina. O un gatto Persiano da un Siamese! Anche noi umani all’interno della stessa etnia siamo diversi, anche tra fratelli (tranne i gemelli omozigoti ovviamente), figuriamoci con tutti gli altri! Sono le variazioni fenotipiche che determinano il complesso dei caratteri somatici e caratteriali unici di un individuo. Infatti, non siamo fotocopie come i cloni, e meno male! Pensate se, per assurdo, fossimo tutti uguali nell’aspetto; talmente, da non essere nemmeno capaci di distinguerci gli uni dagli altri, se non attraverso le differenziazioni di genere e del numero degli anni. Che monotonia, che povertà genetica.

  Tanto per completare la definizione di fenotipo con un po’ di ironia e giocando anche con le parole, aggiungo che quando preferiamo un certo aspetto e una certa personalità rispetto ad un altro negli ambiti sociali più svariati, dal rapporto di coppia alle amicizie e sul lavoro, questa scelta potremmo chiamarla “fenotipozzismo”, specie quando fa male ad un’altra persona. “Ehi, finotipozzista! Perché hai scelto lei (o lui) al posto mio?”. Scusate se mi ho usato questi sgradevoli e bizzarri termini che mi sono inventato adesso sul modello di “razzismo”. Era solo per dare l’idea. La xenofobia è invece la paura dell’altro, dello straniero, del cosiddetto diverso che verrebbe a “toglierci” qualcosa in casa nostra; soprattutto la sicurezza. Se poi questa paura irrazionale è il prodotto culturale di antichi pregiudizi, come negli USA, o che viene, com’è oggi in Italia, giornalmente amplificata mediaticamente per fini elettorali, la xenofobia diventa un deleterio e illogico sentire comune. E questo è razzismo, ovvero una sottospecie della disumanità. Non esistono altre definizioni.