Le corse dell’illegalità
Ci sono condotte criminali ricorrenti, sistematiche, seriali che seguono schemi, rituali e hanno continuità temporale. Gli individui coinvolti commettono gli stessi reati più volte; il modus operandi è ripetitivo e la scena criminis è quasi sempre la stessa. No, non stiamo parlando dei crimini seriali abbondantemente proposti dalle serie TV, ma delle corse clandestine di cavalli.
Negli ultimi tre mesi, nonostante il blocco, le difficoltà di circolazione e i controlli, sono quattro quelle bloccate o di cui si è avuta notizia. Ha suscitato scalpore quella che si è svolta a Pasqua. L’attenzione scandalosa è stata posta alla violazione del divieto di andare in giro, mettendo in secondo piano la gravità del reato in sé. Nel momento in cui tutti eravamo chiusi in casa, scene simili hanno dimostrato ancora una volta quanto siano pericolose e sprezzanti della legalità simili azioni criminali, ma le corse clandestine di cavalli si fanno sempre, non solo durante il lockdown. L’indignazione deve essere rivolta a un fenomeno delinquenziale che rappresenta uno dei business più importanti per i sodalizi zoomafiosi e che espone persone e animali a pericolose cadute, a volte mortali.
L’ultima gara illegale di cavalli è stata interrotta dai carabinieri all’alba di domenica 5 luglio a Palagonia, nel Catanese. Sono 16 le persone denunciate, alcune con precedenti penali. Uno dei due cavalli è finito in un fossato, morendo sul colpo.
Non è certo la prima volta che a Palagonia si svolgono corse clandestine di cavalli, così come in via Ernesto Basile a Palermo o sul Viale Giostra di Messina: è noto, infatti, che i luoghi delle corse sono ricorrenti poiché le strade devono essere rettilinee e abbastanza lunghe o isolate.
E non stiamo parlando di innocui passatempi, di giochi o attività ludico-folkloristiche. Qui si tratta di organizzazioni criminali, di strutture delinquenziali, di vere associazioni per delinquere. A Messina, ad esempio, proprio nel Rione Giostra, abbiamo la presenza, acclarata anche in Cassazione, di un’organizzazione criminale di stampo mafioso dedita alla commissione di gravi delitti tra cui anche le corse clandestine.
Lo scandalo fine a sé stesso, quindi, non serve a niente se non si trasforma in ferma risposta istituzionale.
Il primo segnale che occorre dare è il sequestro dei cavalli usati nella corsa e di tutti quelli nelle disponibilità di tali criminali, seguito da una massiccia e penetrante azione di contrasto tesa a confiscare tutti i proventi illeciti ricavati dalle corse illegali. Occorrono, poi, controlli anche di natura fiscale sulla compravendita dei cavalli “dismessi” dall’ippica ufficiale per prevenire il loro riutilizzo nelle corse clandestine. È necessaria la modifica della normativa in vigore istituendo una sanzione penale, sotto forma di delitto, per chi partecipa a qualsiasi titolo, anche in qualità di spettatore alle corse clandestine, nonché il divieto di possedere cavalli, scuderie o attività inerenti l’ippica per i pregiudicati per reati a danno di animali, scommesse clandestine, gioco d’azzardo, associazione per delinquere e reati di mafia, anche attraverso l’adozione di misure di polizia, personali e reali.
Le corse clandestine di cavalli sono la manifestazione più plateale e popolare di controllo territoriale da parte dei clan. Il loro contrasto, oltre a salvare animali, si trasforma in antimafia sociale e riconsegna del territorio alla legalità.
Ciro Troiano