La legalità nel piatto

Il crimine e la violenza assumono sembianze diverse, anche quando sembrano lontani da noi, dalla nostra vita, dal nostro rassicurante mondo, e si manifestano quando meno te lo aspetti. I dati del governo brasiliano dimostrano un grande aumento nell’allevamento illegale di bovini a scopo commerciale in aree protette dell’Amazzonia brasiliana.

Lo ha denunciato alcuni giorni fa Amnesty International, ripreso da Adnkronos, ricordando che l’allevamento illegale di animali a scopo commerciale è la principale causa di acquisizioni di terreni, violenze e minacce nei confronti delle popolazioni native e degli abitanti tradizionali delle riserve.  

In un rapporto di 70 pagine dal titolo “Da foresta a terra da pascolo”, diffuso da Amnesty International, si precisa che nella filiera di JBS, la più grande azienda mondiale di lavorazione della carne, sono presenti mandrie che pascolano illegalmente in aree protette della foresta pluviale dell’Amazzonia brasiliana. Secondo l’organizzazione, non riuscendo a monitorare in maniera efficace l’ingresso di animali allevati illegalmente nella propria filiera, JBS non riuscirebbe a condurre verifiche con l’appropriata dovuta diligenza, come sancito dai Principi guida dell’Onu su imprese e diritti umani.

L’organizzazione ha dichiarato che, in base a tali principi, JBS partecipa alle violazioni dei diritti umani delle popolazioni native e degli abitanti delle riserve perché beneficia dei vantaggi economici derivanti dagli animali al pascolo in maniera illegale nelle aree protette.

Amnesty International non ha trovato prove del coinvolgimento diretto di JBS in violazioni dei diritti umani nelle tre aree interessate dalle ricerche, tuttavia è stato appurato che animali allevati illegalmente nelle aree protette sono entrati nella filiera della società.

In Brasile vengono allevati circa 214 milioni di animali, una quota maggiore rispetto a qualsiasi altro paese. Nel paese l’industria della carne, del valore di 618 miliardi di real brasiliani (più di 100 miliardi di euro), rappresenta l’8 per cento del prodotto interno lordo. Circa tre quarti della carne brasiliana viene consumata nel paese ma il restante 25 per cento entra nella filiera globale in quantità tali da rendere il Brasile il maggiore esportatore mondiale. Tra le principali destinazioni vi sono Cina, Hong Kong, Egitto, Cile, Unione Europea, Emirati Arabi Uniti e Russia. L’industria dell’allevamento in Brasile ha registrato la maggiore crescita nella regione dell’Amazzonia. Dal 1988 il numero di animali da allevamento in quell’area è quasi quadruplicato, raggiungendo quota 86 milioni nel 2018, il 40 per cento del totale nazionale. Questa crescita, secondo Amnesty, in parte corrisponde alla distruzione di ampie fasce della foresta pluviale protetta nei territori e nelle riserve native. In totale, il 63 per cento dell’area deforestata dal 1988 al 2014 è divenuto terreno da pascolo, un’area grande cinque volte il Portogallo. Secondo i dati del governo, i territori nativi in Amazzonia hanno perso 497 km² di foresta pluviale tra agosto del 2018 e luglio del 2019, un incremento del 91 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Minacce, intimidazioni e violenze spesso vanno di pari passo con queste acquisizioni illegali di terreni, che avvengono in un contesto più ampio di violenza nelle zone rurali.

Secondo una stima, nel 2019 nell’Amazzonia brasiliana hanno avuto luogo sette uccisioni, sette tentati omicidi e 27 episodi di minacce di morte nei confronti di popolazioni native. Altrove, intere comunità sono state sgomberate dalle proprie terre e temono di essere uccise in caso di loro ritorno. Le analisi condotte da Amnesty International sulle immagini satellitari hanno confermato le testimonianze della popolazione: terre in precedenza ricchissime di vegetazione forestale adesso risultano deforestate ed è possibile vedere mandrie e abbeveratoi.  I dati mostrano un aumento vertiginoso degli allevamenti per fini commerciali nelle aree protette, dove la pratica non è legale. Da novembre 2018 ad aprile 2020 il numero degli animali allevati è cresciuto del 22 per cento, passando da 125.560 a 153.566.

È proprio vero quanto sosteniamo da anni, che la legalità si rispetta anche nel piatto…