La limonaia di Boboli. Racconti
Racconti di Nicola De Matteo
“Ancora mi chiedo se c’è una cura per noi in questo tempo che non ha tempo. Forse in tanti non capirebbero. Probabilmente c’è ancora disordine in noi che parliamo il linguaggio dei folli agli occhi della gente”.
La poesia nella narrativa. E’ quanto emerge in maniera preponderante dall’ultima pubblicazione di Nicola De Matteo: La limonaia di Boboli una raccolta di tre racconti appena pubblicati per Florestano Edizioni.

L’autore, che è alla sua 18ma pubblicazione ed è ben noto nell’ambiente letterario per le sue composizioni poetiche, stavolta ci ammalia con dei racconti coinvolgenti e intensi.
L’incredibile sequenza di Fibonacci è il racconto più lungo ed appassionato che colpisce per l’intensa luce del mare. Angelino Turturro e Maria Concetta Naglieri sono due persone semplici e modeste che portano avanti le loro vite senza sbalzi, entusiasmi e velleità. Lui vedovo e lei maritata ad un pescatore trascorrono l’esistenza sul quel tratto di costa barese che è Palese, piccolissimo borgo che si anima in estate in cui dalla città in tanti si trasferiscono alle ville al mare. La vita scorre senza sussulti quando tra i due nasce qualcosa di imprevisto. Tra i rimorsi e la paura di essere scoperti Maria Concetta e Angelino si abbandonano a questa storia d’amore tardivo, inatteso e sorprendente in cui con timore si ritrovano carichi di vita e speranze. Lo stupore e l’estasi di questa passione inaspettata colpisce entrambi bruscamente. Tra i due non vi è solo una forte attrazione fisica, intensa e ben descritta, ma nasce un’intesa di anime che fino ad allora vagavano nella banalità. “Stasera mi sento piena di speranza e di vita. In fondo è come se tu mi avessi insegnato a viaggiare”. E’ questa forte carica emotiva che Maria Concetta regala nel nuovo rapporto con Angelino pur vissuto nella clandestinità e nella apprensione di essere scoperti. Mentre lei si affida alla cautela, lui chiede conferme alla matematica. Infatti Angelino è un cultore della serie di Fibonacci, in cui ogni numero corrisponde alla somma dei precedenti due, ed alla serie affida tutti i suoi calcoli. Per ogni nuovo progetto cerca di individuarne la successione, in caso di corrispondenza si lancia nella novità, altrimenti rinuncia. Anche l’amore per Maria Concetta trova certezze nella matematica e quindi può essere vissuto. La storia d’amore li travolge come un’onda imprevista del mare in tempesta.
Era l’amico di mio padre è il secondo racconto dal sapore antico dei ricordi.

Nicola De Matteo riesce in queste pagine a delineare un’immagine conservata della memoria del protagonista, a risalire al passato e ai momenti di semplice felicità trascorsi negli anni dell’adolescenza. La visione di un uomo anziano lungo i binari della stazione, stanco e desolato, affaticato dalla vita, che finge di leggere un giornale capovolto blocca l’anonimo protagonista del racconto. Egli ci porta indietro ad un precedente modus vivendi lento e premuroso. Viviamo con lui memorie, ricordi, semplici gesti di gentilezza e scambi di cortesie tra famiglie, come si è sempre usato prima che la corsa perenne delle nostre vite sconvolgesse le amicizie. Anche qui l’amore per la poesia viene fuori in maniera netta nel richiamo alla silloge poetica di Cesare Pavese che l’anziano Peppino legge quasi vergognandosi. Poesie del disamore rimandano il protagonista indietro nel tempo, a momenti di serenità, esplorazioni di sentimenti in luoghi ameni a contatto con la natura e con le stelle. La tenerezza del ricordo, la visione di questa figura curva che riporta alla memoria l’amicizia con il padre creano nel protagonista un momento di sospensione del tempo, una nostalgia affettuosa del passato, una pennellata carezzevole dei sentimenti.
Sempre con un forte richiamo naturalistico è il terzo racconto della raccolta: Agostino. Un uomo semplice, un pastore con un passato di fatica e di rinunce si presenta in maniera netta e decisa in queste pagine. La rabbia per l’uccisione di un pastore maremmano randagio che accoglieva Agostino nei pressi della sua abitazione al rientro dal lavoro è l’espediente narrativo per presentarci un uomo tormentato e angustiato. Agostino è costretto a continuare l’attività contadina e pastorizia del padre benché fosse abbastanza sveglio da continuare gli studi ma in una Basilicata arsa dal sole, con poche prospettive di cambiamento e con un senso del dovere arcaico, la tradizione ha il sopravvento sul cambiamento. Il pastore ha acquisito i segreti, gli aneddoti di vita, le astuzie, le gioie e le delusioni di quel mestiere davvero faticoso e talvolta ingrato. Percorrere i tratturi della transumanza in ogni stagione, con ogni temperatura e clima ha temprato il fisico di Agostino ma al tempo stesso gli ha permesso di cogliere, in sporadici incontri con altri viaggiatori, racconti, nozioni, curiosità e conoscenza. La vita di Agostino si anima delle poche informazioni che riesce a scoprire. Ammira con devozione il Crocifisso della Chiesa matrice di Forenza, ne apprende la storia, la leggenda sul restauro e anche lui è attratto con forte magnetismo emotivo. Ma l’incontro decisivo avviene con Fra Girolamo di Fratta Todina, un frate pellegrino e camminatore. Egli lo avvolge con i suoi racconti, con le sue narrazioni e spiegazioni scientifico-astronomiche tanto da incantare Agostino e organizzare gli spostamenti del gregge in base alla presenza del monaco in Basilicata, in particolare nei pressi del Cinto dell’Eremita, un insediamento risalente al periodo etrusco. I racconti del Frate attirano Agostino che apprende così la storia del brigantaggio, i misteri dell’astronomia e dell’architettura, i pellegrinaggi lungo la via di San Michele e il sapore speciale dei limoni del giardino di Boboli a Firenze che suggellano con un gusto unico e antico un’amicizia speciale. Così Agostino portava in bisaccia una serie di storie che un buon pastore ama raccontare…
Come già accennato, i tre racconti hanno un fil rouge: sono densi del nostro Sud, ambientati in Puglia e Basilicata hanno riferimenti precisi a luoghi specifici della nostra architettura quali la masseria fortificata Torre Ricchizzi, la Cattedrale di Bari, la grotta di San Michele, Forenza, Cirigliano. La scrittura è lineare e scorrevole, la contemporaneità del linguaggio si evince anche dalla scelta dei nomi dei protagonisti, dalla loro descrizione e dalla veridicità delle azioni. Inoltre l’autore comunica nello scritto il suo stretto legame con la natura, l’amore per la semplicità del creato, la poesia delle scene bucoliche verso i quali alcuni occhi hanno perso l’incanto. “L’uomo deve accarezzare la natura come accarezza gli animali”. Lo sguardo innocente e amorevole di De Matteo ci riporta a cieli stellati, a colline arse dal sole, a profumi di erba tagliata da poco dalle suggestioni semplici ma forti. Il racconto L’incredibile sequenza di Fibonacci ha il profumo del mare e delle onde, le vie del borgo di Palese “odorano di vento” e di salsedine come cantava Domenico Modugno. L’animo poetico è sempre presente attraverso i protagonisti e nei loro discorsi invogliando il lettore a godere di ogni sensazione estatica dell’hic et nunc senza anelare ad un altrove.
“…il cuore della felicità che ti appartiene devi sentirlo battere nei luoghi in cui vivi la tua vita..”