AAA: Puglia, cercasi governatore con idee

La questione meridionale si gioca in Puglia forse più che in altre parti del Sud. Qui esistono forze e dinamismo che altrove sembrano in sonno. Albergatori e contadini, ristoratori e piccoli industriali, artigiani e commercianti sono riusciti a creare e difendere una rete di piccole imprese a tutto dispetto della burocrazia imperante, del fisco, delle politiche creditizie, della pervasività delle grandi imprese. Però anche in Puglia dobbiamo registrare la chiusura di numerose aziende e la loro espulsione verso altre realtà spesso lontanissime ed esotiche; anche qui da noi la disoccupazione e l’asfissiante burocrazia rendono difficile la nascita e la sopravvivenza anche delle imprese più piccole, anche qui la espansione colonizzatrice delle aziende maggiori non meridionali procede indisturbata favorita dai potenti locali, ma si resiste; quasi fossimo sulla linea del Piave e sempre esposti al fuoco nemico, si resiste; a sera l’imprenditore non sa cosa gli riserverà il mattino seguente, né al mattino si immagina cosa accadrà nel giorno lavorativo che si accinge a vivere, ma si resiste.

Nei lustri passati abbiamo perso la maggiore banca del sud; il maggior impianto siderurgico d’Europa; uno dei più grandi uliveti del mondo; varie testate locali; avevamo milioni di barili di petrolio sotto i nostri piedi e adesso non li abbiamo più; avevamo le maggiori saline d’Europa (e forse del mondo) e non le abbiamo più; avevamo ammirati distretti produttivi del salotto o delle calzature e li abbiamo fortemente ridotti; le Università hanno perso migliaia di studenti; decine di migliaia di ragazzi lasciano le famiglie per cercare altrove un lavoro decente; il risparmio è sistematicamente intercettato da banche con sede altrove; forniamo energia elettrica solare e eolica a tutta l’Italia quasi gratuitamente; cosa che accade anche per faraoniche quantità di materie prime alimentari; abbiamo una sanità con un rapporto qualità prezzo di molto migliorabile; senza parlare della politica agricola quasi assente; avevamo una Fiera pensata e fondata per gareggiare paritariamente con quella di Milano, la questione meridionale già insostenibile agli albori dell’Unità d’Italia, è grandemente peggiorata e progressivamente aggravata e certamente non si avvierebbe a soluzione solo spendendo più soldi per strade e ferrovie.
Solo gli imprenditori, eroicamente, resistono.

Serve un drastico cambio di rotta; non solo di persone ma di mentalità. L’idea per la quale lo sviluppo economico si crea nel “Palazzo” spendendo di più i soldi del contribuente ha dimostrato di essere priva di fondamento razionale; auguriamoci che lo si sia capito. Serve arditezza e capacità di sognare e non di manovratori di palazzo. Non basta rifare la pavimentazione di strade e piazze o grandi opere pubbliche che pure servono. Cercasi idee e progetti realizzabili subito, che uniscano e non rispondano ai soliti interessi di parte.