I miliardi europei
L’avvicinarsi dei miliardi europei ha scatenato il popolo dei parassiti; politici e grandindustriali, media e maitre à penser fanno a gara a tirare a se una parte di quella manna in arrivo…
Anche certi meridionalisti tradizionalmente piagnoni si sono attivati per chiedere questa o quella opera. Per esempio l’alta velocità. Il piagnisteo accattone è il perfetto luogo di incontro da sempre di certi meridionali (quelli che siedono comodamente sulle poltrone dei decisori nelle Istituzioni locali meridionali) e la grande impresa del nord che deve realizzare quelle opere.
La politica romana non chiede altro che questa grande pace tra Nord e Sud in pieno accordo nell’unica politica che concepiscono: chiedere soldi da spartirsi tra di loro. Notabili meridionali, media di sinistra e grande industria del nord uniti con un solo obiettivo. Sono gli stessi che esultarono alla costruzione dell’Ilva e delle decine di imprese nordiche poi fallite o ritirate; sono gli stessi che chiudono un occhio per i metanodotti e favoriscono l’arrivo dei cinesi con i loro prodotti a basso prezzo per la gioia dei nostri pensionati. L’idea di fondo è che il sud di domani deve assomigliare al nord di oggi; laddove sembra evidente l’inverso: se ancora qualcuno al sud lavora lo fa perché opera in un settore che non esiste in nessuna altra parte: il turismo, l’agroalimentare, l’artigianato; mentre quando questa loro filosofia ha trovato realizzazione (nel siderurgico, nel petrolchimico, nella stessa manifattura) si sono realizzati disastri – anche ambientali – irrimediabili senza significativi miglioramenti occupazionali.
Se quei danari che l’Europa ha destinato all’Italia e al Sud fossero impiegati per azzerare le tasse delle Pmi non solo avremmo la rapida crescita del Pil del mezzogiorno ma anche l’azzeramento della disoccupazione con grave disappunto della criminalità organizzata; un evento epocale.
Peraltro perché le imprese del sud devono pagare le stesse tasse di quelle del nord che invece beneficiano di infrastrutture e spesa pubblica che noi non abbiamo? Se la legge fiscale è la stessa a nord e a sud mentre le infrastrutture stanno più lì che qui, vuole dire che noi del sud abbiamo pagato parte di quelle opere fatte al nord.. non è opportuno smetterla? Se noi pagassimo le spese di manutenzione delle nostre strade, ferrovie, ecc.ecc. e loro pagassero le loro non basterebbe? Certo, questo provocherebbe un drastico aumento delle tasse a quelli del nord che non beneficerebbero più del nostro apporto fiscale! Ma se interviene l’Europa che si sostituisce al contribuente del sud non sarebbero tutti contenti? Utilizzare i danari del recovery fund per azzerare le tasse delle Pmi del sud avvierebbe a rapida soluzione tutti i vecchi mali d’Italia.
Sorge una questione che è ancora più grave: se è vero che la unitarietà nazionale del fisco ha permesso maggiore spesa pubblica al nord e ha anche provocato i guasti che conosciamo al sud, vuole dire che la disoccupazione e la malavita conseguente, sono causate dallo spostamento del gettito fiscale dal sud al nord? Da tempo in molti lo adombrano, per quanto ancora dobbiamo essere prigionieri di notabili meridionali complici di questo giochetto?