Spendere, spendere, spendere (a vanvera)
Leggere le ipotesi – sempre più vicine all’essere tramutate in realtà – delle spese che saranno ospitate nella futura legge di bilancio significa entrare in un ginepraio che fa impallidire i famosi assalti alla diligenza che seppellirono la Prima Repubblica e la nostra economia presente e futura. Uno dei punti più sagaci (a evidente giudizio degli estensori che fanno a gara per attribuirsene il merito) e popolari è la decontribuzione per nuovi assunti under 35 oltre che i tagli del cuneo prorogati ed ampliati…
Decontribuire i nuovi assunti è certo cosa buona come ogni riduzione delle tasse. Ma se costa meno il nuovo lavoratore, il vecchio (anagraficamente e lavorativamente) sarà più rapidamente espulso con ulteriori problemi (cioè costi per l’erario) in termini di welfare. Peraltro quelle tasse non percepite qualcuno dovrà pur pagarle se nel contempo il neo lavoratore matura diritto alla pensione e ai servizi del servizio sanitario… servirebbe cioè cercare una sostenibilità del bilancio pubblico coerente con la riduzione drastica del carico fiscale che non può essere per qualcuno ma per tutti.
Invece il massimo che riescono a pensare è una mancetta a favore dei nuovi assunti; mancetta che creerà problemi seri ai vecchi lavoratori; infatti gli imprenditori dovranno licenziare i vecchi se vorranno conservare competitività. Inoltre in tempi di covid le imprese che dovrebbero assumere i giovani certamente sono le piccole (le grandi imprese – dedite al 4.0 – robotizzano e quindi licenziano senza assumere nessuno) specie quelle dell’agroalimentare e del turismo che sono chiuse o lavorano con tempi ridotti. Quindi su questo tema i nostri governanti dovrebbero pensare a riaprire le Pmi e a farne nascere altre nel rispetto delle procedure che assicurano il contenimento del contagio e non solo a ridurre per alcuni un costo ingiusto che non doveva esserci.
Ma v’è di più: mentre il barista lavoratore dipendente già sicuro della propria busta paga si vedrà ulteriormente favorito, lo stesso barista che avesse pensato di spendere dei propri danari per aprire un bar non solo non sarà destinatario degli stessi benefici fiscali ma sarà poi chiamato a ulteriori aggravi di tasse per ripianare il buco fatto per aiutare i suoi colleghi dipendenti.
Quindi non solo si discrimina tra lavoratori vecchi e nuovi ma anche tra dipendenti e autonomi. Quindi una buona idea attuata malissimo fino a farla divenire un danno e non un vantaggio.
Ma non si tratta di un errore ma di mancanza di cultura politica; circostanza diffusa nella sinistra (ma diffusamente anche altrove) ed elemento distintivo del governo da decenni tant’è che siamo ridotti al caos totale! Qui non è questione di singolo svarione ma di completa assenza di cultura e, ancor più, di assenza di scenario futuro cui tendere. I nostri politici credono che il futuro sarà fatto di danari stampati e di reddito di cittadinanza perché le produzioni saranno meccanizzate e quindi concentrate in grandi imprese senza dipendenti e quindi l’economia non sarà più libera ma un pezzo della Pubblica Amministrazione; credenza frutto di ragazzi cresciuti nel culto della tecnologia e che non conoscono nulla fuori di essa… pur sapendo e lamentando che la tecnologia sta uccidendo l’ambiente dell’intero pianeta. Poveri noi.