A tu per tu con Chiara Pia Aurora, musicista e interprete della fiction RAI “La Compagnia del Cigno”

Classe 2001 Chiara Pia Aurora è fra i giovani protagonisti della nuova serie di Raiuno, “La compagnia del cigno”, nei quali veste i panni di Sofia. «Chi mi conosce – dice – sa che non riesco mai a stare ferma, che sono un po’ un uragano, che stare troppo tempo senza fare nulla mi fa sentire in colpa nei confronti del mio dovere di dare un minuscolo contributo a questo mondo, per quel poco che mi è possibile».

Come è cominciata la tua corsa verso il successo?

La passione e l’amore per la musica mi accompagnano ormai da quasi dieci anni e sono stati e sono tutt’ora un po’ come un faro in mezzo al mare, un punto di riferimento anche quando tutto sembra andare male, per esempio durante una pandemia globale come quella che stiamo vivendo oggi. Avere un “punto fermo” di questa portata mi ha responsabilizzata molto fin da subito, da quando avevo undici anni, e mi ha sempre aiutata a non perdere di vista la mia strada, strada su cui ho voluto investire praticamente tutta questa parte della mia vita e della mia crescita, come persona ma anche e soprattutto dal punto di vista formativo. Ho investito sui miei sogni: sul sogno di andare a vivere da sola fuori non appena finito il Liceo, sul sogno di studiare in Conservatorio a Milano (che ho maturato durante le riprese della mia prima serie televisiva come protagonista, a diciassette anni), sul sogno di diventare una musicista e di fare della mia passione una professione vera e propria e anche un po’ sul mio sogno di essere indipendente, di tuffarmi nella vita e di viverla così come viene, come mi si presenta, con tutte le sue emozioni e le sue insidie.

Dalla musica alla fiction, come è avvenuto questo passaggio?

In realtà non lo definirei propriamente un “passaggio”, lo vedo più come un affiancarsi di una nuova strada accanto a quella musica, strada che va esattamente nella stessa direzione e che al momento sto percorrendo tenendo un po’ “due piedi in una sola scarpa” come si suol dire. “La Compagnia del Cigno” si è presentata nella mia vita come un’occasione del tutto inaspettata e all’inizio anche un po’ vaga in realtà. Mi era arrivata voce di questi provini che stavano facendo in tutto Italia e anche a Bari in cui cercavano dei musicisti, lo ricordo molto chiaramente perché il giorno in cui mandai l’email con le mie foto e la mia “storia musicale” fino a quel momento era il 12 giugno 2017, il giorno dopo il mio diciassettesimo compleanno. Mi risposero per convocarmi per un primo provino esclusivamente musicale a Bari e mi ricordo che ero emozionatissima ma ho cercato sempre di tenere i piedi per terra, perché venendo da una piccola città come Trani avevo sempre visto queste cose come irraggiungibili, ma ho voluto provare e crederci; così i provini sono diventati due, poi tre e quattro. A metà settembre chiamarono mia mamma al telefono, mentre io ero a scuola, per dirle che mi avevano presa per il personaggio di Sofia e che il regista, Ivan Cotroneo, aveva modificato la sceneggiatura per mantenere le mie origini pugliesi, per puntare tutto sulla spontaneità dato che io, come gli altri, nonostante fossimo veri musicisti, non avevamo mai avuto alcuna esperienza di recitazione fino ad allora. Quello penso sia stato uno dei momenti più belli della mia vita. Ricordo che ho pianto tantissimo, ero felicissima e la mia testa andava a 300 km/h, ho iniziato a pensare e ad immaginare tutto, mi sembrava un sogno…e infatti poi l’ è diventato, un sogno meraviglioso diventato realtà che ha stravolto completamente la mia vita e che continua ad animarla continuamente, soprattutto ora che stiamo preparando la seconda stagione che vedrete presto in televisione.

In qualche modo Chiara Pia è cresciuta nella vita e nella fiction?

Ancor più della musica questo percorso lavorativo mi ha responsabilizzata tanto e ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nella mia crescita negli ultimi tre anni. Ho dovuto lasciare la scuola a metà del quarto anno di Liceo per le riprese della prima stagione che erano distribuite fra Milano e Roma per una durata di sei mesi; una volta terminate ho dovuto studiare e recuperare da sola i programmi di tutte le materie e dare un esame per essere riammessa a scuola e continuare il mio percorso scolastico, cioè il quinto anno. Interrompere il percorso scolastico e anche quello del Conservatorio (che in quel periodo frequentavo ancora a Monopoli) è stata abbastanza dura, è stato un po’ come rompere la routine a cui ero abituata per potermi dedicare totalmente al progetto di questa serie. Il personaggio di Sofia, che interpreto appunto ne La Compagnia del Cigno, mi ha aperto gli occhi su molti aspetti della mia persona. Ivan è riuscito a creare un personaggio per molti aspetti simile a me in cui mi sono ritrovata fin da subito, questo è stato cruciale per rendere ancora più vero quello che stavo recitando e per trasmettere qualcosa di concreto e forte alle persone che ci hanno seguiti. Nella seconda stagione il personaggio di Sofia ha, ovviamente, un’evoluzione e una crescita che ho avvertito io come attrice ma anche come persona e come ragazza, ed è bello poter “condividere” questo percorso di crescita con il personaggio di Sofia che, devo dire, non smette di regalarmi grandi emozioni e soddisfazioni.

Ci racconti qualche episodio e il dietro le quinte della serie…

Ci sarebbero una valanga di cose, di aneddoti, di ricordi da raccontare, davvero, anche perché per quanto sia bello per gli spettatori guardare una serie in televisione c’è da dire che loro guardano un progetto perfetto e pronto che corrisponde in realtà solo allo 0,1% di tutto quello che è in realtà questa serie, per me e per tutti noi che le stiamo dedicando tutti i nostri sforzi e la nostra passione da ormai tre anni. Immaginate quindi cosa significa per tutti noi riguardarci in televisione con tutto quanto il percorso sulle spalle, ricordi che riaffiorano guardando ogni singola scena, momenti divertenti ed emozionanti che abbiamo vissuto insieme sul set magari prima o dopo aver girato una scena, magari anche una scena che allo spettatore può sembrare insignificante o futile ma che, appunto, per noi non lo è: magari perché uno di noi ha sbagliato a dire una battuta e abbiamo riso tutti, magari perché in quel momento è passato un tram e ha fatto troppo rumore quindi l’abbiamo ricominciata da capo, magari perché ha iniziato a piovere e ci siamo dovuti fermare per non ammalarci e non bagnare le macchine da presa… L’ambiente del set è un Mondo a parte, unico, con le sue regole, i suoi ritmi frenetici, le sue incomprensioni, talvolta i suoi nervosismi, i suoi imprevisti, ma sempre pronto a stupirti, a tenerti attento e vigile, a farti vivere ogni singolo attimo e momento che non tornerà più, perché sarà sempre diverso da un altro. E tutto questo è esclusivamente merito delle persone che ti circondano, persone che lavorano con te e per te, come una catena di montaggio, un lavoro di squadra in cui ognuno, anche se con un piccolo compito, ha un’importanza immensa. Questa penso sia una delle cose più belle a affascinanti che mi ha portata ad amare a dismisura questo lavoro che spero davvero di continuare a fare, insieme alla musica, per tutta la mia vita.

Progetti, prospettive e sogni?

Una volta terminate le riprese della seconda stagione de La Compagnia del Cigno penso mi concentrerò al massimo sullo studio e sul Conservatorio anche se, nel contempo, avrei dei progetti e dei piccoli sogni del cassetto che mi piacerebbe realizzare. La mia speranza più grande, e qui penso sia una cosa abbastanza generale, è che la situazione Covid attuale ci permetta non di tornare immediatamente alla normalità, ma quanto meno di conviverci il più serenamente possibile, anche e soprattutto a tutela del lavoro in campo artistico che, a mio avviso, è stato un po’ trascurato in seguito alla riapertura post lockdown e che, mi auguro, possa rientrare fra le priorità del Governo per un’eventuale ripartenza dell’Italia che comunque, ricordiamo, essere una Nazione fortissima del suo patrimonio artistico e culturale. Detto ciò, per quanto mi riguarda, non c’è pandemia che tenga se la tua testa sogna, anzi. Più restrizioni e limitazioni ci sono e più la testa parte con i suoi giri. Ho tantissime ambizioni, obiettivi e progetti sia a breve che a lungo termine e penso che in questo momento sia diventato più importante non perderli di vista e tenerli belli nitidi in mente piuttosto che affannarmi per cercare di realizzarli e portarli a termine tutti in fretta e furia. Quando si parla di cose belle è giusto aspettare, pazientare, magari avere anche un po’ di paura che, secondo me, per quanto a momenti possa sembrarci un’ancora pesante che ci fa affondare in realtà non rappresenta altro che un trampolino di lancio, per tutto quanto. Stiamo vivendo un momento storico in cui un po’ tutti abbiamo paura, la vittoria più grande sarebbe farne un punto di forza, non di debolezza.