Il difficile esercizio di contemperare le ragioni di molti
Già dovere scegliere la strada da prendere quando si è di fronte ad un bivio, è un esercizio che ci carica di una notevole ansia e d’indecisione; figuriamoci quando ci si trova davanti un incrocio multiplo tipico delle metropoli! Diventa difficile e molto rischioso ascoltare solo il cuore, come raccomanda il titolo di un vecchio romanzo di Susanna Tamaro. E’ necessaria pure una sapiente razionalità per decidere la strada giusta da intraprendere.
La suddetta frase comparativa mi è servita per lasciare immaginare l’enorme difficoltà che stanno incontrando il Governo, le Regioni e i Sindaci nel decidere, sempre contemperando le ragioni di molti, le misure restrittive più utili e meno impattanti sull’economia e sulla vita sociale, per limitare più possibile la diffusione del Sars-CoV-2. Un “semaforo” che possa fare orientare un po’ tutti potrebbe essere il risultato dello studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Edimburgo in 131 Paesi, relativamente al periodo dei primi mesi del 2020 fino all’01 luglio. L’obiettivo di questo studio è stato quello di indicare quali misure restrittive sono risultate più efficaci nel limitare la diffusione della pandemia nella prima ondata primaverile. Il riferimento di base è stato l’indice Rt, cioè il dato statistico della contagiosità media di un individuo in seguito all’adozione di misure atte a contenere una pandemia. Sì, state ricordando bene: nella prima fase si parlava di R0 (erre con zero). Indicano la stessa cosa ma con due diverse modalità sostanziali. L’R0 indica la contagiosità di un individuo all’inizio di una pandemia, quando ancora non si è potuto adottare alcuna misura di contenimento.
Lo studio citato sopra, come dicono gli stessi ricercatori, però è soltanto un’associazione statistica perché non individua alcun nesso di causa-effetto, visto che non ha considerato altri fattori che possono avere influito sulla diminuzione dell’indice Rt. Questa ricerca è pervenuta alle seguenti percentuali. La misura maggiormente efficace nel ridurre l’Rt è risultata essere quella del divieto e del blocco degli eventi pubblici e degli incontri sociali. Questa misura lo ha ridotto del 24%; limitare la circolazione delle persone del 7% e rimanere a casa del 3%. La seconda misura per efficacia è stata la chiusura delle scuole, che ha ridotto l’Rt del 15%; la terza il telelavoro che lo ha ridotto del 13%. La misura combinata di esse lo hanno ridotto del 42%. Ora, come conciliare la libertà di circolazione e di socializzazione e il diritto allo studio con il diritto e la tutela della salute?
La misura più drastica, quella di un nuovo lockdown generalizzato, si scontrerebbe ancora una volta con le ragioni economiche e con quelle di ordine sociale. Sarebbe una disfatta immane per la nostra economia che ha parametri sconfortanti: il debito pubblico è di quasi 2.600 miliardi di euro, superiore al 155% del PIL, e una disoccupazione vicina al 12%! L’FMI stima che alla fine di quest’anno in Italia la contrazione del PIL sarà del 10,6% e il rapporto tra il debito pubblico e il PIL salirà al 161,8%, per poi scendere al 158,3% nel 2021. Inoltre un nuovo lockdown generalizzato sarebbe socialmente molto divisivo e disuguagliante; perciò chi deve prendere le decisioni lo fa con le pinze e il bisturi e non con i forbicioni, appunto per contemperare il più possibile le ragioni di molteplici esigenze. Cosa che non è affatto facile per nessuno. Per questo ognuno di noi deve caricarsi delle responsabilità che ci competono, quale innanzitutto quella di rispettare le ordinanze emanate dai poteri centrali e da quelli periferici che conoscono meglio il territorio. Poi bisogna aggiungere il buon senso individuale rispetto a ciò che non è direttamente contemplato nelle ordinanze, se non come raccomandazione.
Lo stare responsabilmente attenti nel rispettare le misure igieniche e di non assembramento dentro casa, dove ovviamente nessuno verrà a controllare e dove, purtroppo, ci si sente erroneamente più al sicuro (anche dalle minacce delle sanzioni), significa ridurre parecchio la percentuale di diffusione epidemiologica. La convivenza casalinga, infatti, è purtroppo ancora la prima fonte di contagio nel 77% dei casi. Dunque, oltre a usare le mascherine (indossate in modo corretto fra l’altro e non con il naso fuori a diffondere o ad assorbire goccioline cariche di coronavirus), detergersi spesso le mani ed evitare assembramenti, usiamo la testa laddove non può esistere la minaccia della sanzione, in casa nostra, incontrandoci con un massimo di sei congiunti. Tutti dovremmo trovare un’alternativa al bastone o alla carota per divenire individui socialmente utili piuttosto che un disutile peso.