Dolcissime radici.Il nuovo CD della cantante Giovanna Carone per Digressione Music
Percorrere tanta strada artistica e ritornare alle origini della voce e della parola è un forte atto di coraggio e di onestà intellettuale. Immergersi nella ricerca e nel rispetto della storia musicale, vivere il presente e offrire agli ascoltatori un prodotto nuovo e originale è indice di profonda preparazione e amore per la Musica. E’ ciò che si evince ascoltando l’ultimo cd della cantante Giovanna Carone edito per Digressione music, centro di produzione musicale curato da Girolamo Samarelli.
Scrivere di musica è una impresa ardua, come conferma il jazzista Pietro Leveratto in una intervista recente. La musica si ascolta, si vive, entra nell’intimo e segue il nostro stato emotivo. Come ben sappiamo la percezione non è mai la stessa e anche la nostra reazione a generi, ritmi e melodie cambia a seconda dello status del momento.
Si può consigliare un disco perché smuove emozioni, le porta in superficie come la sua etimologia latina ci suggerisce: emovère, ex-movere: trasportare fuori, smuovere, scuotere.
Il cd dal titolo emblematico Dolcissime radici porta in scena la sintesi artistica di un’artista completa e preparata quale è Giovanna Carone, cantante dedita allo studio e alla valorizzazione di tutto ciò che è legato alla voce e alla sperimentazione. La sua esperienza nella voce deriva da una maturità musicale completa che parte dalla musica strumentale per approdare alla polifonia secentesca e sfociare nella “voce sola”.
Il fil rouge del disco è l’abilità sapiente di risalire alla radice della parola, al significato intrinseco del testo, a centrare l’ascolto sulla espressione profonda. A suggellare il lavoro vi sono gli arrangiamenti a cura della stessa Carone e di Leo Gadaleta. Si vivono così in forma nuova villanelle, ballate, arie risalenti alla vocalità secentesca (di autori come Falconieri, Cavalli, Landini e Frescobaldi) che catturano l’attenzione dell’ascoltatore non sulla melodia già nota ma sull’essenza primaria del testo rimodulata con nuove sonorità.
Una visione nuova attraversa il disco giungendo a canzoni note della musica leggera reinventate con la “leggerezza canora” ed emotiva di cui l’artista è maestra.
Momenti musicali che avvolgono l’ascoltatore come carezze gentili, profonde e cariche d’amore verso un’arte meravigliosa e suadente quale è la musica. Le canzoni di Mogol, Tenco e Max Gazzè, per citarne alcuni, assumono nuova veste e immagine sonora.
Il cd ha visto la collaborazione di notevoli musicisti del calibro di Leo Gadaleta (anche arrangiatore), Nando di Modugno, Vince Abbracciante, Pippo d’Ambrosio, Mirko Signorile, Roberto Ottaviano, Guido Morini e Giorgio Vendola.
Per l’occasione con piacere abbiamo avuto la possibilità di conversare con Giovanna Carone, persona estroversa e artista a tutto tondo.
Questo è il tuo quinto disco nel quale hai viaggiato in modo diverso rispetto ai precedenti. Qual è stata la scintilla dalla quale sei partita?
Il desiderio di mettere insieme i miei amori, la musica che ho studiato, ascoltato e cantato nel corso del tempo, del mio tempo.
Ho cercato senza deciderlo veramente, di uscire da una confort zone anche vocale, nella quale ho cantato negli ultimi anni e, di conseguenza ho lavorato su un colore più chiaro della voce e sperimentato altre formazioni oltre quella elettiva con Mirko Signorile.
Sono partita dalla musica, dai brani di musica antica, dalle canzoni e ho pensato di contaminare sino a confondere il repertorio leggero con quello antico; grazie alla collaborazione con Leo Gadaleta tanti tasselli hanno trovato una giusta collocazione.
Avevo da molti anni questo desiderio e come spesso accade, il tempo giusto è arrivato dentro di me.
In questo lavoro hai riunito grandi nomi di musicisti con i quali hai dei rapporti di stima e amicizia storica. Quanto l’idea iniziale che hai del disco si trasforma con il confronto e l’apporto individuale di ciascun amico musicista?
La mia idea di partenza ha trovato nel lavoro con i fantastici musicisti con i quali ho registrato la sua perfetta definizione. In molti casi l’apporto di ognuno di loro ha modificato e arricchito ulteriormente, la tavolozza dei colori musicali.
Sono tutti grandi amici tra loro, oltre che miei e questo è stato un valore aggiunto in studio. E’ stata molta bella anche la sintonia che si è subito creata con Guido Morini, magico clavicembalista, e unico musicista al di fuori di questa bella compagnia consolidata.
Il disco è uscito nel mese di settembre, registrato poco prima del lockdown ed elaborato proprio durante questi terribili mesi. Un esempio virtuoso che induce a guardare avanti e perseverare nella musica e nell’arte nonostante gli scenari sempre più critici per questa nostra arte…
Ho ringraziato scherzosamente nelle note sul libretto, anche le difficoltà dovute al Covid, l’ho fatto in modo scaramantico perché sicuramente ha messo a dura prova la mia pazienza e la mia caparbietà.
E’ uno strano momento storico, un cluster per molti e soprattutto per gli artisti che vedono sale chiuse, dischi difficili da vendere, concerti cancellati e devono immaginare costantemente ciò che non c’è.
La musica è stata ed è per me, cura. Pensare questo disco è stata gioia, divertimento, progetto, volo, oltre che sconforto e difficoltà da superare. E’ il privilegio di avere a che fare con l’arte, con la creatività condivisa con altri, con i suoni che sono molto più eloquenti delle parole. Si dice che gli artisti siano capaci di anticipare il futuro e intercettare meglio il presente. Ora sono tra le categorie più colpite ma non smettono di intercettare e tradurre questo presente incerto. Come è sempre successo nel corso del tempo….