Il covid della discordia

I tre precedenti DPCM di ottobre (giorni 13, 18 e 24) e quest’ultimo approvato nella notte fra il 3 e il 4 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 275 del 4 novembre per definire le misure atte a raffreddare la preoccupante curva dei contagi, hanno diviso l’Italia, molto più che nella scorsa primavera, iperbolicamente in 60 milioni di opinionisti. Proprio come quando nel periodo dei Mondiali di calcio ci trasformiamo tutti in altrettanti Ct. Comunque, a parte le iperboli, penso che chi ha la responsabilità di tutelare la nostra salute, non può soddisfare le esigenze di tutti, ma solo mediare per contemperare quanto più possibile le diverse ragioni, senza perdere mai di vista l’obiettivo principale. E appunto, quest’ultimo DPCM stabilisce misure restrittive differenziate per Regione, proprio perché, senza perdere mai di vista l’obiettivo principale che è quello di diminuire drasticamente il numero dei contagi e delle vittime, vuole evitare nel contempo chiusure superflue e inutilmente dannose per le economie locali. Come dice il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, nessuno vuole colpire qualcuno di più e di meno qualcun altro.

  Il suddetto DPCM è entrato in vigore venerdì 6 novembre ed è valido fino al 3 dicembre, con potenziali variazioni quindicinali basate sui risultati ottenuti. Composto da 14 articoli e 25 allegati, ha regolamentato i diversi tipi di limitazioni, divieti e obblighi per attività e livello di gravità. Il DPCM differenzia le Regioni in tre fasce basate non solo sul numero dei contagi ma anche su 21 parametri. Infatti, in base a questi parametri (già decisi dal Ministro Roberto Speranza il 30 aprile scorso e condivisi dalle stesse Regioni), il Ministero della Salute ha avuto l’ingrato compito di emanare nello stesso giorno l’Ordinanza con la quale ha dovuto assegnare alle Regioni le tre rispettive zone di appartenenza. Ad ognuna di queste tre fasce è stato abbinato un colore diverso, che sono il giallo, l’arancione e il rosso, che rispettivamente rappresentano un grado di pericolosità minimo, medio e alto. Cosicché, il colore rosso è stato assegnato alla Lombardia, al Piemonte, alla Valle d’Aosta e alla Calabria; l’arancione alla Sicilia e alla Puglia; il giallo a tutte le altre Regioni e alle Provincie autonome di Trento e Bolzano. La distinzione nelle tre fasce è la risultante dell’analisi matematica basata sui dati trasmessi dalle stesse Regioni. Dati che si possono riassumere in tre categorie principali: indicatori della capacità di monitoraggio; indicatori della capacità di accertamento diagnostico, di indagine e di gestione dei contatti; indicatori della stabilità o meno dei contagi e la capacità di tenuta dei servizi sanitari.

  La parte del testo che precede l’elenco dei 2 articoli dell’ordinanza del Ministero della Salute dice: “[…] Sentiti i Presidenti delle Regioni Calabria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia e Valle di Aosta; Emana la seguente ordinanza: […]”. Nella seconda pagina l’art. 2 recita: “Disposizioni finali 1. La presente ordinanza produce effetti dal 6 novembre 2020 e per un periodo di quindici giorni.”, firmato, Ministro della Salute Roberto Speranza. I Presidenti delle sei Regioni più “penalizzate” hanno risposto alla zonizzazione con le seguenti parole. Attilio Fontana: “Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e ai lombardi”;AlbertoCirio (Piemonte): “Il Governo spieghi la logica delle scelte”; Nino Spirlì (Calabria): “Decisione ingiusta”; Vincenzo De Luca (Campania): “Linea poco responsabile e poco efficace”; il Governatore della Valle d’Aosta Erik Lavevaz: “La situazione è difficile e serve una presa di coscienza da parte di tutti. Più saremo attenti nell’applicare le prescrizioni, anche nella vita privata, prima la situazione sanitaria migliorerà e prima torneremo alla normalità”. Nello Musumeci, Presidente della Regione Sicilia, afferma che quest’estate il Governo nazionale non ha fatto nulla per evitare questa seconda ondata.In realtà il Governo aveva stanziato 5 miliardi di euro per le Regioni, per affrontare l’emergenza e per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Inoltre il Commissario Straordinario per l’emergenza del Covid-19 Domenico Arcuri, aveva acquistato più di 3.000 ventilatori polmonari. Alcune Regioni però non hanno ancora speso tutta la quota spettante dei 5 miliardi stanziati e non hanno richiesto o attivato parte della quota dei ventilatori assegnati.

  Per concludere voglio ricordare le parole del Presidente Sergio Mattarella: “Non dimentichiamo che il nemico di tutti è il virus; che il responsabile di lutti, sofferenze, sacrifici, rinunce, restrizioni alla vita normale è il virus”. “A buon intenditor…”.