Il musicista molfettese Giacinto Sallustio: dalla gloria all’oblio
Negli ultimi decenni la Puglia è stata travolta da una renaissance culturale e musicale verso musicisti e compositori dimenticati. La nostra terra così feconda ha offerto al panorama musicale un parterre de roi non indifferente. Grazie a precisi e puntuali studi musicologici, molti paesi e città pugliesi ora vantano compositori e cantanti tra i loro personaggi illustri. Il periodo più florido è senza dubbio quello Sette/Ottocentesco in cui molti giovani promettenti venivano mandati nella capitale a studiare. La capitale dell’epoca era Napoli al cui Regno Borbonico la Puglia apparteneva. Per cui, compositori quali Paisiello, Piccinni, Leo e il molfettese Capotorti, solo per citarne alcuni, partivano dalle città natali giovanissimi (di solito intorno ai 14 anni) e si stabilivano a Napoli. La formazione musicale e culturale avveniva nei Conservatori di Musica, di cui Napoli ne vantava ben quattro. I giovanetti alleggerivano le loro famiglie dalla sussistenza e nel frattempo venivano “addestrati” al mestiere della musica. Molti dei nostri musicisti sono diventati celebri calcando le scene di importanti teatri d’Europa e varcando le soglie delle corti reali e aristocratiche. Non è dato certo però si ipotizza dai carteggi che il più delle volte i celebri maestri non sono tornati più nella loro città natale né intrattenevano rapporti con i familiari, spesso nelle biografie venivano identificati come “napoletani”.
La tradizione musicale pugliese trova spazio anche nei secoli successivi in cui grazie anche alla diffusione delle bande cittadine in molti hanno studiato musica sia a livello amatoriale che professionale. Nell’Ottocento incontriamo importanti compositori tra cui, per citare i più noti, l’altamurano Saverio Mercadante e il barese Nicola de Giosa. Benché celebri e richiesti nei teatri dell’epoca, molti di loro furono offuscati dai grandi operisti come Rossini e Verdi.
La città di Molfetta vanta una ricca storia di musica e musicisti che affonda origini nel passato. Diversi storici locali si sono avvicendati a ricostruire biografie di compositori celebri e meno celebri. Grande importanza assume anche per i molfettesi la banda musicale che attira da più parti strumentisti, direttori e compositori. Chi non ricorda gli autori delle nostre memorabili marce funebri che non solo inesorabilmente segnano i tempi della Settimana Santa ma si insinuano nelle menti compositive anche di autori successivi lasciando un segno tangibile in molti richiami tematici?

Tra i compositori del finire dell’Ottocento troviamo Giacinto Sallustio, una figura poco nota sia negli ambienti storici locali che musicali. Sallustio nasce a Molfetta il 15 agosto 1879, figlio di Giacomo Sallustio e Rosa de Bari. Giacinto inizia i suoi studi presso il seminario e prende lezioni di musica da Riccardo Rasori. Ben presto, forse perché dotato o a seguito di un trasferimento della famiglia, Sallustio lascia Molfetta e si trasferisce a Roma dove al Liceo Musicale “Santa Cecilia” studia canto gregoriano, pianoforte e composizione. Le prime composizioni riflettono la formazione religiosa fra cui l’inno Omaggio a Gesù o il mottetto O quam suavis est. Nel contempo intraprende una vivida carriera da pianista e compositore e affianca lezioni private sempre più frequentate e richieste. Approfondisce studi musicologici e si interessa all’estetica e alla critica musicale ampliando il suo bagaglio culturale anche con frequentazioni degli stimolanti ambienti romani.
La sua vita viene toccata dalla perdita del fratello sedicenne Angelo, enfant prodige del violino che a 12 anni era già primo violino al Teatro Costanzi di Roma. Tra il 1907 e il 1912 Sallustio lavora come trascrittore di musiche antiche sull’onda della riscoperta musicologica dell’epoca, eseguendo il madrigale Inganno dell’umanità di Antonio Lotti a Santa Cecilia, (di cui diverse testate giornalistiche ne avevano parlato), anticipando quanto farà Ottorino Respighi con le sue Antiche arie e Danze per Liuto solo nel 1917.
Giacinto Sallustio si afferma sempre di più come docente, professione che preferisce a quella di operista e compositore. Ne sono testimonianza due emblematici compositori Renzo Rossellini e Giacinto Scelsi che a lui devono la formazione musicale e la profonda amicizia.
Il compositore Giacinto Scelsi, di nobili origini e nome in voga nell’ambito musicale degli anni ’30 del Novecento, nella sua autobiografia “Il sogno 101“, tratteggia una descrizione amabile del suo docente principale. Inoltre Scelsi intrattenne sempre con Sallustio un rapporto di amicizia e stima duraturo, rivolgendosi a lui per consigli e elaborazioni musicali.
“Giacinto Sallustio, grande amico di Respighi, era un uomo buono – direi senz’altro che la sua migliore qualità era la bontà. Era grasso, aveva una faccia tonda e un ventre tondo. Non avrebbe potuto uccidere una mosca. In lui questa sensibilità, quasi femminile, si manifestava in una certa dolcezza e timidezza o forse anche in una mancanza di volontà che gli impedì di affermarsi nel mondo musicale. Il suo dio era Debussy, e infatti la sua musica aveva caratteristiche impressioniste; era sempre bella ma un pochino…evanescente. Alcune sue composizioni, edite da Casa Ricordi, sono però ingiustamente dimenticate”.
Si ipotizza che a differenza di altri compositori del secolo precedente, Giacinto Sallustio mantenga dei rapporti con la città di Molfetta. A tal prova vi sono delle composizioni per banda conservate presso la Biblioteca Comunale “G.Panunzio” tra i manoscritti musicali. Giacinto Sallustio muore a Roma il 29 ottobre 1938. La città di Molfetta ha intitolato una via al compositore nel quartiere di Levante, nei pressi della Chiesa Cuore Immacolato di Maria in cui ci sono diverse strade intitolate ai musicisti. Inoltre un ritratto di Giacinto Sallustio è esposto presso la Galleria degli uomini illustri a Palazzo Giovene.
Allo stato attuale non risulta una ricerca approfondita sull’autore che lo meriterebbe e le notizie di questo articolo attingono a letture personali, ( in particolare L.Mattei: Operisti di Puglia dall’Ottocento ai giorni nostri) documenti e ricerche avviate negli anni nelle biblioteche tra Molfetta e Bari.
Rimando pertanto ad un prossimo articolo in cui si prenderanno in esame le composizioni di Sallustio, i loro legami letterari e culturali, la fortuna all’epoca delle prime esecuzioni e la ripresa in tempi moderni.
Conoscere il nostro passato ci aiuta a vivere il futuro!