La Calabria è zona di guerra?
Sono decenni che gli astri sembrano essersi messi di traverso per il Sud; ma sembra che ultimamente ce l’abbiano specialmente con la epidemia calabrese.
Nella seconda ondata covid è stata riconosciuta Zona rossa dal primo momento, sanità disastrata, primo commissario, quanto meno incredibile, secondo commissario, dimissionario già prima della nomina, il terzo commissario ha chiesto alla moglie che non gradisce dormire in Calabria, l’altro, che potrebbe essere in arrivo, è da sempre presente nel terzo mondo e in zone di guerra e quindi forse ritiene di salvare i calabresi dai propri medici. Ma quello che maggiormente impressiona è che ormai veniamo percepiti come zone invivibili e quindi bisognosi di persone che si sono formate in zone di guerra o comunque in condizioni estreme. Forse perché la sanità calabrese è come dice Renzi in “condizioni che non si possono raccontare” cioè secondo loro siamo a tutti gli effetti fuori dall’Europa.
Tutto questo pasticcio fa sorgere una domanda semplice: ma questi politici cui è affidato il compito di scegliere questo superman (è questo che sembra necessitare) hanno una idea almeno approssimativa di quello che serve, conoscono le condizioni vere della sanità in Calabria, valutano le capacità professionali e organizzative di quelli che scelgono o vanno per sentito dire o, ancora peggio, leggendo i curriculum di persone amiche di altri politici? o non li leggono neanche?
Riteniamo che moltissimi italiani e quasi tutti i calabresi se lo chiedano e stanno lì curiosi a vedere dove vanno a parare e come va a finire questa storia grottesca; storia che potrebbe capitare a qualunque regione. Meritano i calabresi di essere trattai in questo modo? Può un criterio politico (tale sembra essere il criterio scelto per la nomina viste le personalità che si stanno spendendo per questo nome) soddisfare una necessità concreta? Non esiste in Italia un medico senza agganci politici, una persona normale, un professionista serio, che sappia fare questo mestiere? Una persona che abbia la rara qualità di non essere sponsorizzata da nessun partito?
Questa vicenda non riguarda solo la sanità e non solo la Calabria ma per tutti i meridionali e tutti gli italiani è perfettamente rappresentativa delle ragioni del disastro multiplo in cui ci dibattiamo; e per noi meridionali di ogni credo politico è la conferma del fatto che le cause della nostra condizione è da ascrivere alla pochezza della classe dirigente e non certo a noi cittadini che continuiamo a pagare tasse come se godessimo dei servizi di un paese normale.