Ricostruiamo l’Italia?

L’incalzare delle notizie che quotidianamente ci raggiungono fa dimenticare quanto accadeva anche qualche mese o anno fa. Così non tutti ricordano le veementi proteste dei pendolari specie lombardi, veneti e piemontesi per la insufficienza e precarietà dei convogli utilizzati per questo scopo. Ma anche le metropolitane spesso erano piene zeppe, oggi, a covid solidamente insediatosi da quasi un anno, è stato introdotto il “distanziamento” che consiste nel mettere meno persone in ogni posto incluso nei mezzi di trasporto.  Se quindi andavano aumentate le capienze del 20% in tempi “normali” adesso si dovrà procedere spesso al raddoppio del materiale rotante. Ma anche le banche hanno dei locali insufficienti e le poste, gli uffici pubblici, comunali. Un bell’investimento che sarà concentrato al nord perché lì vi sono le metropolitane, i treni, ecc. ecc. cioè quelle cose che vanno sotto il generico nome di “servizi”.

Altri ricordano che quando andarono in fumo i teatri Petruzzelli di Bari e Fenice di Venezia alcuni fruirono grandemente della ricostruzione e della spesa relativa… tant’è che alcuni malpensanti hanno ritenuto che gli incendi potevano anche essere stati dolosi mentre altri si sono chiesti se distruggere quello che c’è e ricostruirlo non potrebbe essere una maniera efficace per aumentare il Pil. Oggi senza entrare in queste riflessioni teoretiche possiamo dire che l’allargamento e la revisione radicale delle politiche di investimento delle imprese (specie quelle maggiori) e delle Istituzioni pubbliche potrebbe essere una bella occasione per rilanciare lo sviluppo.

C’è da chiedersi: ma lo sviluppo lo ri-facciamo al nord a spese del contribuente e cioè anche del sud? e quindi si impone la questione del chi paga? Infine: c’è qualcuno a Roma o a Bruxelles che è cosciente di questi immensi problemi? È mai credibile questa classe politica nella gestione di una operazione di questa portata?

Canio Trione – Responsabile ufficio studi Confimi Puglia