C’è sempre tempo
C’è sempre tempo è un dramma tragicomico, scritto da Angelo Lo Verme, con atto e scena unici. E’ ambientato nel futuro, esattamente nell’anno 2034 in Sicilia, ed è esposto in maniera ironica, iperbolica e grottesca per meglio mettere in evidenza, a mo’ di caricatura, taluni difetti di una mentalità siciliana ancora preconcetta, immobile e misoneista, che dal singolo individuo si riflettono nella società siciliana e viceversa, in un perverso e perpetuo circolo vizioso.
I protagonisti sono lo zì Diego e la zà Assunta, due anziani ormai disillusi dalla vita: 70 anni lui e 60 lei. I due si danno del lei e si rivolgono reciprocamente con lo zì e con lo zà, come titolo di rispetto ormai anacronistico e perciò con effetti comici e paradossali già oggi, figuriamoci nel 2034.
Durante la scena nascono quindi delle situazioni a volte comiche e dei dialoghi – interamente telefonici per significare la loro difficoltà, se non impossibilità, di un’unione concreta e l’irrimediabile consolidamento dell’amor platonico, velati di sofferto umorismo e rassegnato misoneismo e immobilismo psicologico, che si possono scorgere riflessi identici nel contesto socio-culturale e politico siciliano.
Lui già da trentasei anni le scrive quasi giornalmente lettere d’amore e le telefona per cercare eternamente e pazientemente di conquistarla e di incontrarla. Lei invece si schermisce, sempre indecisa, sempre impegolata nel suo insoddisfacente ma incessabile rapporto con un anziano, oramai anch’egli sulla sessantina, che non la capisce ed è eternamente in cerca di un lavoro stabile, sempre precario fra i tanti precari dell’Isola, sempre costretto ad emigrare e a ritornare.
Ma tanto, dice lo zì Diego con crescente e desolata ironia, c’è sempre tempo per tutto, ma soprattutto affinché la zà Assunta si decida quanto meno ad incontrarlo.