Quale futuro dopo il covid

Il 2020 è stato certamente un anno funesto e tutti attendono ansiosamente che finisca per tornare a come eravamo. Pochi ricordano le criticità che avevamo e tutti, quando pensano a “come era prima”, pensano almeno alla libertà di muoversi.

Tralasciamo la sostanziale questione della opportunità di questo o quel provvedimento restrittivo e guardiamo al futuro.
In qualunque modo si evolvano le cose mai più si tornerà alla situazione precedente. La disoccupazione non ritornerà ai livelli pre covid in poco tempo e i nuovi assunti non coincideranno con quelli che hanno perso il lavoro; i bilanci pubblici non saranno mai più somiglianti a quelli precedenti; il ruolo delle organizzazioni economiche internazionali incluse quelle europee avranno ben altre regole ed obiettivi; il rischio di ricadere nella stessa emergenza influenzerà alla radice il modo di essere di Stati e cittadini; il confronto tra idee politiche diverrà ben più aspro e spesso con colpi “sotto la cintura” (il confronto tra i “due” Presidenti USA ne è un assaggio!); il mercato del risparmio avrà gravissime metamorfosi che si svilupperanno per molto tempo con conseguenze inimmaginabili; il senso e il livello della fiscalità sarà molto diverso; …quello che stupisce e spaventa è la mancanza totale di consapevolezza della delicatezza dell’attuale momento.

La foga di mettere mani sui soldi che piovono dalle Istituzioni economiche comunitarie mette in secondo piano la gravità delle questioni di fondo. Queste coinvolgono le fondamenta dei modelli gestionali delle collettività e la sopravvivenza di grandi e piccole imprese.
Non è certo una notizia nuova questo assalto alla diligenza dei politicanti nel loro sforzo “altruista” di immaginare opere pubbliche (di cui pochissimi avvertono l’urgenza anche se la necessità è molto antica) possibilmente faraoniche che permettano di favorire tutti gli amici anche più remoti.

Ma oggi non si può più scherzare; serve cambiare le regole interne e nei rapporti internazionali (interni ed esterni all’Europa) non solo spendere soldi e quindi servono idee chiare, cioè serve cambiare gli uomini. Al più presto!