L’Ilva torna nella sfera pubblica
Nessuno saprà mai come è veramente andata, ma l’Ilva dopo mille turbolenze torna nella sfera pubblica. È cosa buona o no? Non servono troppe parole per dire che ogni impresa di grandi dimensioni oltre al proprio ruolo economico ha anche un ruolo sociale che impone, appena finiscono i soldi e le prospettive economiche si fanno fosche, la pubblicizzazione di quelle imprese. Si dirà che Riva ha lucrato e adesso il contribuente è chiamato a pagare il conto secondo la vecchia logica di privatizzare i profitti e pubblicizzare le perdite. E’ così. La stessa cosa è per l’Alitalia, le Autostrade, le banche. Solo l’insieme delle Pmi garantisce ad un tempo il ruolo sociale ed economico in modo stabile ed affidabile.
Ogni panificio svolge un ruolo sociale insostituibile. Se il loro insieme fosse una sola società e questa avesse dei problemi finanziari nessuno avrebbe dubbi della necessità di pubblicizzarla; però oggi è un settore trainante dell’economia e quindi senza aiuti o assistenze proprio perchè non è una sola impresa ma moltissime; e se ne fallisce una o dieci non ne parliamo neanche. Quindi si pone una questione di fondo sulla vera natura di una grande impresa e ci si deve chiedere se essa è veramente una impresa oppure no. Infatti le grandi dimensioni di quelle imprese impongono una organizzazione interna elefantiaca in tutto simile (nelle dimensioni, nelle rigidità, nei costi, nelle inefficienze) alla burocrazia statale. Quindi sono imprese votate alla inefficienza? Certamente si, al più riusciranno ad esternalizzare i propri costi facendo pressioni sui prezzi dei fattori della produzione (gli operai per esempio) e sui clienti finali (come facevano i Riva a Taranto) cioè svolgendo male il proprio ruolo sociale.
Lo Stato è quindi destinato ad intervenire e mettere soldi? È sempre stato così e sempre così sarà e quindi serve che tutte le imprese grandi con ricadute sociali (e quindi politiche) rientrino nella sfera pubblica; non solo le bancarelle di Corso Cavour ma anche i mostri creditizi creati da politiche di concentrazione bancaria scellerate devono essere pubblicizzate semplicemente perché si chiamano imprese impropriamente: sono in realtà dei Ministeri sui generis.
Si torna all’IRI? Certamente si deve fare in modo – alla luce dello sperpero che quella esperienza produsse – che non si riproduca quel terribile sciupio di danaro pubblico. Il fascismo aveva metodi molto persuasivi (è un eufemismo) per costringere gli addetti e i dirigenti IRI a fare il proprio dovere al meglio, ma oggi come si fa? È questo il banco di prova della politica che oggi (ma anche nel passato…) è per lo più ispirata da neofiti che si sono ritrovati a divenire inconsapevolmente ad un tempo fascisti e comunisti ma privi sia dell’una che dell’altra ideologia…