Natale: a casa con le ricette della nonna

Oltre otto italiani su dieci per Natale hanno acquistato prodotti di origine nazionale per preparare i dolci e gli altri piatti della tradizione e sostenere l’economia nazionale dopo la crisi causata dalla pandemia e le prospettive del nuovo lockdown.

 Con l’ingresso in zona rossa di tutto il Paese la preparazione casalinga dei dolci della tradizione consente di utilizzare al meglio il maggior tempo da trascorrere tra le mura domestiche ma anche di risparmiare e ridurre al minimo le uscite.

Si tratta spesso di specialità – ricorda Coldiretti – le cui ricette sono tramandate da generazioni e rappresentano un vero e proprio patrimonio culturale del Paese. Accade così che, assieme agli immancabili panettone e pandoro sulle tavole tornano i dolci della tradizione.

Da Nord a sud del Bel Paese le specialità sono moltissime e tutte legate al territorio. In Basilicata non possono mancare i calzoncelli di pasta fritta con ripieno di mandorle e zucchero oppure castagne e cioccolato, in Calabria si consuma la pitta “mpigliata” con la sua caratteristica forma a rosellina (o rosetta). In Campania è il tempo di roccocò e struffoli, mentre in Puglia troviamo le cartellate baresi, nastri di una sottile sfoglia di pasta, unita e avvolta su sé stessa sino a formare una sorta di “rosa” impregnata di vincotto tiepido o di miele, e poi ricoperte di cannella, zucchero a velo oppure mandorle. In Molise si consumano i Cippillati di Trivento, in Abruzzo non può mancare il Parrozzo, nel Veneto la Pinza.

E ancora. In Friuli torna  la gubana, una pasta dolce lievitata, con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone, dalla caratteristica forma a chiocciola, in Emilia Romagna il Pampepato di Ferrara, a forma di zuccotto ricoperto di cioccolato e impreziosito da mandorle o nocciole finissime, gustosi canditi, spezie profumate che recentemente ha ottenuto anche la indicazione di origine protetta (Igp), e in Lombardia, dove troviamo la Miascia, un Antico dolce povero nato per riutilizzare il pane secco ammollato nel latte e impastato con uova, frutta (al posto del prezioso e ben più costoso zucchero) e frutta a guscio. In Trentino mangiano, invece, lo Zelten, un pane dolce a base di frutta secca e canditi, e in Val d’Aosta il Flantze, pane lavorato con zucchero e arricchito da uvetta, mandorle, noci e scorza d’arancia candita. In Piemonte il dolce delle feste è il Crumbot, legato alla tradizione povera del Natale e rappresenta il Bambino Gesù. Il “Bambino di Natale” è una pasta frolla della tradizione in cui gli ingredienti semplici danno spazio al massimo sapore della farina del grano San Pastore.

E poi il Panettone alle visciole nelle Marche, nel Lazio il Pangiallo romano che ha la sua origine nell’antica Roma e più precisamente durante l’era imperiale, in Umbria il pampetato e inToscana il Panforte, in Sicilia i buccellati di Enna e in Sardegna con i Pabassinas.

L’Italia è tutta dolce.