L’identità che non si arrende mai

Quando la gente non fa quello che i capi vogliono, il meno che i media dicano è che sono ignoranti da biasimare. Così sparare i botti a fine anno non va bene, anche se i fuochi d’artificio vengono usati in ogni parte del mondo da tutte le classi dirigenti per festeggiare ogni evento celebrativo della loro grandezza. Esiste quindi il monopolio pubblico dei giochi pirotecnici? È un monopolio che si può anche introdurre nel solco dell’allargamento infinito della sfera pubblica a scapito di quella privata… ma rimane la questione: la tradizione deve o no cedere il passo alla politica? I privati possono violare queste norme un po’ fantasiose?

Molto significativa è la circostanza per la quale la tradizione è usualmente affidata alle classi meno abbienti. Non sono certo le classi medie e dominanti quelle che fanno le orecchiette come si faceva una volta o la pizza o la salsa fatta in casa. Il patrimonio immobiliare dei centri storici ci è consegnato per secoli certo non da ricchi borghesi che lo avrebbero stravolto con la forza dei loro capitali (come sempre hanno fatto appena hanno potuto, “ristrutturandolo”) ma dalle classi meno abbienti ivi relegate dal trasferimento del centro economico delle città in altre parti. Stessa cosa è da dire dei mestieri artigianali o delle pratiche culturali in agricoltura..tutte cose che il capitale finanziario stravolge per accrescere la produttività. Così un armadio o una porta oggi viene prodotto e distribuito in serie mentre i pomodori sono realizzati con le polverine e in serre prive di terra e di luce… tutto diventa industriale ed efficiente; mentre alcuni “nostalgici” continuano a piantare in terra o a immaginare e creare i più incredibili prodotti della mano umana con la pietra, il ferro, il legno. Efficienza che però – si scopre – arricchisce i ricchi ed impoverisce i poveri… Che dire poi delle “processioni” religiose? Dei santi e dei loro “miracoli”? la lista delle tradizioni è lunghissima forse infinita.

È quella che si chiama “identità” che non muore e non intende arrendersi anche se deve confrontarsi con quelli più grandi di essa magari venuti da altre parti. Dietro la “identità” v’è la persona con i suoi pregi, difetti e creatività; dietro la efficienza v’è l’interesse del sistema che appiattisce tutto e regola tutto. È l’eterno confronto tra piccoli e grandi, poveri e ricchi, il negozio e la grande distribuzione organizzata: i primi che onorano e tramandano, spesso inconsciamente, il ricordo del padre e della madre, mentre i secondi sono proni verso il dio danaro.
V’è moltissimo da dire e moltissimo è stato scritto su questi argomenti spesso anche per fatti drammatici! ma una cosa, una domanda, si impone da subito: noi da che parte stiamo?