Sempre più difficile

Periodicamente la politica italiana si avvita in psicodrammi collettivi alimentati dai guru che imperversano sui media.
Quando l’attuale governo uscì dallo studio del presidente della Repubblica ove aveva giurato, si trovò di fronte ad una novità rilevante: i partiti non erano più tre, ma quattro. All’indomani del giuramento, Renzi pensò di costituire un nuovo partito che quindi, essendo nuovo, non aveva presentato e condiviso con nessuno il proprio programma. Era ovvio che andava invitato ad uscire dal governo e poi trattare sul programma che voleva portare avanti. Era infatti doveroso che gli alleati e il Presidente della Repubblica sapessero – per poi condividere – la ragione per la quale il nuovo partito si era formato; invece non se ne parlò, quasi non fosse successo nulla; laddove già un’altra volta Renzi aveva platealmente tradito il proprio “stai sereno”.

Più recentemente, nella immediatezza della spartizione e destinazione dei miliardi europei, il Nostro si è scatenato nella performance in cui è specializzato con richieste e modalità più coerenti con trattative sindacali che con dialoghi tra Ministri di uno stesso governo. Anche qui il mite pugliese lo ha assecondato e lo ha accontentato.. ma come sempre accade nelle trattative sindacali quando mostri debolezza il prezzo cambia e cresce. Fino a spezzare la corda. Forse sarebbe stato meglio chiarire ruoli e metodi da subito ma Conte gli ha voluto accordare fiducia (come già fece Letta) e ha trattato; finendo accoltellato alle spalle.
Tutti, allarmati, si chiedono cosa accadrà adesso? Cosa vitale visti i tempi pandemici. È evidente che il Nostro ha dei retropensieri (come sempre li ha avuti). Probabilmente si tratta di un nome che possa riunire parti della destra e parte della sinistra anche alla luce del collasso ormai imminente del M5S. La sua mossa sarà vincente solo se Conte continua con la sua mitezza.

Noi riteniamo che qualcuno deve andare a sottolineare al nostro Presidente del Consiglio che all’interno del governo deve vigere incontrastato quel metodo che si chiama “onestà intellettuale”; diversamente non si può parlare di “squadra” ma di somma di interessi e convenienze con le quali non si va lontano specie in tempi di emergenza in cui ormai siamo da decenni. Inoltre il disastro che ci ha consegnato il precedente ventennio impone un progetto di nazione molto chiaro e molto lungimirante; non c’è posto né per giochetti di prestigio, né di sottintesi, né di interessi di parte,.. è il momento dei politici lungimiranti, un po’ sognatori, non avvezzi a spendere soldi che non ci sono, ma appassionati di una economia e nazione che oggi sono state devastate da lustri di dibattiti sul nulla mentre invasioni bibliche e la corruzione dilagante radevano al suolo quel poco di buono che ancora aveva resistito.

Naturalmente non esistono né sognatori, né idee ardite; nella migliore delle ipotesi e cioè se non vi sono trame e complotti segreti, il Presidente Conte prenderà l’interim dei ministeri rimasti vacanti, andrà a chiedere la fiducia alle Camere che otterrà anche dal gruppo di Renzi e non accadrà altro; tranne la abbuffata della spesa pubblica dilatata grazie al covid fino alla nomina del nuovo Presidente della Repubblica e alle successive elezioni.
Nel frattempo l’economia sta andando allo sbando finale.