Il Cannone di Niccolò Paganini. A tu per tu con Francesca Dego

Il violino di Niccolò Paganini (1782-1840) fu costruito da Giuseppe Guarneri “del Gesù” nel 1743. Paganini ne venne in possesso intorno al 1802 a Livorno e si è certi che Paganini abbia usato questo violino per tutta la sua carriera, compagno inseparabile di tournée e concerti tenuti in tutta Europa. Egli lo ribattezzò con il termine “Il mio Cannone Violino” per la potenza del suono e la pienezza musicale. Nel Novembre del 1833, a seguito di una caduta avvenuta a Newcastle in Inghilterra, Paganini affidò il restauro del “Cannone” al liutaio parigino Jean Baptiste Vuillaume che ebbe così modo di creare una copia, di cui fece dono a Paganini: pochi anni dopo il celebre violinista cederà questa copia al suo allievo Camillo Sivori (1815-1894). Lo strumento verrà donato alla città di Genova nel 1894 dagli eredi di Camillo Sivori ed è esposto insieme all’originale.

Il Cannone

Paganini morì a Nizza nel 1840: alcuni anni prima, nelle sue volontà testamentarie dispose che il suo amato “Cannone” fosse donato alla città di Genova, “onde sia perpetuamente conservato”. In esecuzione alle volontà testamentarie del padre, il Barone Achille Paganini consegnò il “Cannone” al Podestà della città in data 17 luglio 1851. Da allora lo strumento è custodito a Palazzo Doria Tursi; la prudenza conservativa e la parsimonia nell’uso perseguite in oltre un secolo e mezzo consentono oggi di ammirare il “Cannone” in uno stato di sorprendente purezza. Lo strumento conserva ancora il manico originale, gli spessori non hanno subito modifiche e il generoso manto della vernice stupisce per bellezza e freschezza conservativa.

Suonare il Cannone spetta al vincitore del Concorso Internazionale di violino “Premio Paganini” o ad artisti di fama come la nostra Francesca Dego.

Il 26 febbraio prossimo uscirà il mirabile CD “Francesca Dego plays Paganini’s Violin” per l’etichetta Chandos e l’occasione è stata ghiotta, vista la personale conoscenza, per intervistare la nota violinista dalla carriera eccelsa e dalla grande sensibilità e disponibilità. Francesca Dego è stata spesso solista in Puglia con importanti compagini orchestrali e cameristiche, protagonista di serate eccelse con associazioni ed enti del territorio.

Carissima Francesca, la tua carriera violinstica è ormai lanciatissima in tutto il mondo. Con l’uscita del nuovo Cd, di cui si possono ascoltare dei tracks sul sito, a quale numero di incisioni sei arrivata?

Con questo progetto sono a quota 7 di cui ben tre progetti legati in qualche modo alla figura di Paganini, che mi accompagna da sempre. Una sorta di consacrazione del mio percorso l’esordio discografico nel 2012 dedicato ai suoi 24 capricci per violino solo, vero e proprio Everest per qualunque violinista. Lo studio quasi maniacale necessario anche solo per resistere allo sforzo muscolare mi ha aiutata in passato a maturare, sperimentare e conoscere meglio me stessa. Insomma da quando ho cominciato a suonare Paganini non ho più smesso e l’ho amato e odiato. Ormai non ne posso fare a meno! Mi sono però anche dedicata all’integrale delle sonate di Beethoven e al repertorio italiano del ‘900, da Respighi a Castelnuovo-Tedesco e Wolf-Ferrari. Da quest’anno poi parte un progetto a cui tengo tantissimo: un viaggio in più volumi dedicato a Mozart, che comincerà con i Concerti insieme al leggendario direttore inglese Sir Roger Norrington e farà anche qualche tappa cameristica.

Il nuovo Cd ti vede protagonista con composizioni per Violino solo e in duo con la tua più cara amica pianista Francesca Leonardi. Da quanto tempo dura la vostra amicizia e intesa musicale? Il vostro affiatamento ha quel quid in più legato all’amicizia storica?

Suono da 16 anni con la bravissima Francesca Leonardi e ci siamo subito trovate “in simbiosi” affrontando il repertorio per Duo. Il percorso insieme non ha avuto dei momenti ben definiti ma è stato veramente graduale, fatto di studio, determinazione e tantissime prove. L’importanza di suonare così tante volte in pubblico è stato sicuramente il modo migliore per andare sempre più a fondo e conoscere meglio noi stesse. Lavorando insieme si arriva a una soluzione interpretativa comune con l’aiuto dell’altra persona. Una specie di intelligenza superiore che somma le nostre qualità e ci dà anche un grande senso di responsabilità l’una nei confronti dell’altra. Ci conosciamo ormai profondamente dal punto di vista musicale: siamo in grado di capirci con un gesto o un respiro o addirittura in maniera del tutto istintiva e automatica. Nel frattempo è nata un’amicizia profonda. Ci sentiamo spessissimo anche quando non abbiamo nulla di musicale di cui discutere, il che sicuramente non guasta!

Tutto il Cd ruota intorno a Niccolò Paganini, a partire dal violino. In primis, quale emozione si prova a stringere tra le mani il celebre Cannone  e osservare i segni del maestro?

Al mio arrivo al museo che si trova a Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova dove è conservato Il Cannone, ricordo di essere a stento riuscita a contenere il mio entusiasmo. Poi quando me l’hanno portato mi sono dovuta sedere, sopraffatta dall’emozione fino alle lacrime. Questo strumento ha accarezzato le orecchie di Schumann, Schubert, Goethe, Rossini, Bellini, Berlioz, Chopin, Heine… Si vedono i segni del mento del più grande violinista di tutti i tempi, delle sue spalle, addirittura delle sue unghie che per pizzicare picchiettavano accanto alla tastiera. Il manico è ancora quello originale, cosa rarissima nei violini antichi. Le sue mani percorrevano quindi quello stesso manico mentre componeva e improvvisava in giro per l’Europa. Brividi.

Avevo visitato questi saloni da bambina e avevo osservato, ipnotizzata, la storia dietro il vetro, con le dita che mi prudevano al pensiero di toccare questo leggendario violino. Non è facile suonare uno strumento che vive normalmente nel silenzio ma il suono ti entra dentro, è meravigliosamente caldo e avvolgente. Apprezzerò sempre le gioie che ho provato scoprendo i suoi segreti e sentendo il suo calore irradiarsi sotto le mie dita durante le ore trascorse a registrare. Ammetto di aver pensato che mi sarebbe piaciuto portarlo via e trascorrere il resto della mia vita a immergermi in questo suono straordinario e nelle sue qualità ancora sconosciute, ma ho capito che è importante che molti piccoli futuri violinisti possano fermarsi di fronte a quella bacheca, per vedere un pezzo vivente di storia musicale, e sognare come un tempo ho fatto io.

Una curiosità vogliamo soddisfare, perchè secondo te Paganini scelse un Guarnieri e non un più celebre Stradivari, vista la sua passione per gli strumenti, le sue grandi esigenze artistiche e la sua mania di collezione?

In effetti Paganini affermò che Stradivari aveva usato per i suoi violini “solo il legno degli alberi su cui cantavano gli usignoli” ma poi, come inseparabile compagno, scelse un Guarneri del Gesù del 1743, che chiamava “il mio cannone”. Dei violini ci si innamora, mi è successo anche con il mio, un Francesco Ruggeri del 1697, sempre cremonese come il Cannone. Ogni personalità forte che suona uno strumento lascia la propria impronta nel suo modo di vibrare e quindi è come se il suono di un violino antico contenesse piccole parti di “anima” dei precedenti esecutori. Non saprei assolutamente spiegare come sia possibile che tutto questo si ritrovi nei grandi violini cremonesi, ma è così ed è il motivo per cui gli esecutori sono sempre stati e sempre saranno irresistibilmente attratti da questi strumenti. Si vede che fu così anche per Paganini. Un grande violino ti ispira a dare di più, a creare colori e nuance che il violino ti suggerisce. C’è qualcosa di magico in tutto questo ma devo dire che concordo con Niccolò: Il Cannone è senza dubbio uno degli strumenti più prodigiosi che abbia mai avuto modo di toccare, e possiede un volume e una proiezione decisamente unici.

Il cd ha l’anima di Paganini, non solo sue composizioni ma opere che ruotano “intorno” a lui. Ogni autore da te scelto riporta un forte legame con il violinista genovese:  Rossini, che con Paganini ha condiviso musica ed euforie, Kreisler, Schnittke, Szymanowski, Corigliano che hanno composto ispirandosi a lui. Se non erro, tu sei la prima violinista ad aver fatto incontrare “il Cannone” con la musica contemporanea.

Con questo disco mi piace immaginare proprio un omaggio, dal classico al contemporaneo, a Paganini. Troviamo Rossini, carissimo amico e sostenitore di Paganini, che gli dedica un brano elegiaco di rarissimo ascolto. Mi commuove sentire questa descrizione così “dolce” del virtuoso genovese, da parte di chi lo conosceva di persona! In un certo senso è in vero contrasto con l’immagine cupa e demoniaca che abbiamo tutti in mente. Kreisler si dedicò tantissimo a “rivisitare” Paganini per portarlo nei programmi di recital, e io ho scelto di aprire il disco con uno dei suoi brani più iconici, “La Campanella”, trascritto successivamente anche per pianoforte solo da Liszt, altro compositore ossessionato da Paganini. Ci sono poi i “contemporanei” Schnittke e Corigliano, che non potrebbero essere più diversi ma anch’essi vengono avvinti nei lacci seducenti della musica di Paganini, dedicandogli geniali e personalissime composizioni, entrambe piene di echi paganiniani affrontati in modo diverso ma ugualmente affascinante ed elettrizzante! Abbiamo poi Szymanowski, autore di una delle più interessanti e amate rivisitazioni dei Capricci di Paganini. È incredibile pensare e osservare come ancora oggi il mito e il genio di Paganini continui a ispirare i più grandi compositori, come ha fatto per secoli. Questo CD vuol quindi essere una raccolta alla “Paganini 2.0”, dove il grande virtuoso è presente dietro ogni nota e il suo violino si fa voce di questi omaggi. 

E poi concludiamo con un salto nella poesia. “Soldati” di Giuseppe Ungaretti e Dante ispirano il noto compositore Carlo Boccadoro che a te dedica “Come d’Autunno”. Parlaci di questa opera pima

Si sta

come d’autunno

 sugli alberi

 le foglie

Carlo Boccadoro è tra i compositori viventi più eseguiti e celebrati d’Italia. Il suo linguaggio è molto distintivo e personalmente apprezzo sopratutto come riesce ad adattarlo a ogni strumento senza distorcerne l’anima e la voce. Ho chiesto a Carlo di scrivere un pezzo ispirato a Paganini e alla sua anima di legno, “Il Cannone”, e lui mi ha regalato questa stupenda miniatura che in qualche modo riesce a dare l’idea che lo spirito di Paganini stia “giocando” con il materiale tematico ma allo stesso tempo introducendo come fonte d’ispirazione altri geni della nostra eredità artistica, Dante (“Come d’autunno si levan le foglie | l’una appresso de l’altra, fin che ‘l ramo | vede a la terra tutte le sue spoglie, | similmente il mal seme d’Adamo | gittansi di quel lito ad una ad una, | per cenni come augel per suo richiamo”) e Ungaretti con la sua iconica poesia “Soldati”. È come ci fosse un filo storico che lega queste grandi menti e questo grande strumento, orgoglio italiano, in un gioco di atmosfere che si lega perfettamente a un momento di grande sospensione come quello che stiamo vivendo…e in questo Boccadoro è stato davvero profetico!

Francesca Dego con Paganini e il suo violino sono una gemma preziosa imperdibile per la nostra sete di cultura.

Si potrà seguire in streaming la conferenza stampa di presentazione del Cd, venerdì 26 febbraio. L’appuntamento è fissato per le 12 quando, a Palazzo Tursi, Francesca Dego presenterà il disco e racconterà le emozioni vissute nell’imbracciare il Cannone. E’ prevista una doppia conferenza illustrativa, per la stampa nazionale e per quella estera