Chi rimborsa gli azionisti della BPB?
Il caso Tercas/Banca Popolare di Bari torna alla ribalta, nel 2021!
Nel 2014, la Commissione europea impedì il prestito del “Fondo Interbancario per la tutela dei depositi” (FITD), di 295 milioni, a sostegno della Banca Popolare di Bari, nel salvataggio della Tercas.
Nel 2021, la Corte di Giustizia della Unione Europea ha sentenziato, definitivamente, che quella decisione fu un “errore” della Commissione Europea: infatti, i fondi della del FIDT non costituivano “aiuti di Stato” in quanto non controllati dalle autorità pubbliche italiane.
Quindi, il comportamento tenuto allora dalla BPB e dalla Banca d’Italia fu allora corretto.
Ma, quell’ “errore” è l’origine della tragedia della Banca Popolare di Bari per i gravi effetti collaterali prodotti a cascata; ed ha anche generato vincoli insuperabili e illegittimi in altre “operazioni” di salvataggio bancario.
Si stenta a credere che sia stato commesso un errore di tale portata da una Istituzione internazionale di tale livello; soprattutto se vogliamo credere e far credere che l’Europa sia fatta da persone competenti e probe.
Di fronte ad uno svarione di queste dimensioni, che induce cadute di credibilità dell’Istituzione e diffidenza sulle sue decisioni future, come si fa a non tener conto che qualcuno dei sovranisti nostrani potrebbe avere ragione nel dire che: se si tratta di sbagliare, possiamo fare anche da soli?
Non si tratta di rivivere qui il famoso e abusato conflitto fra EuropaSI e EuropaNo; noiosissimo tema.
Qui si tratta, semplicemente e solo, di livelli di competenza nella gestione e della solita burocrazia, auto referenziale e straripante, che produce danni irreparabili e, a cascata, condiziona il futuro.
Ma, a parte tutto ciò, la concretezza di noi pugliesi ci impone una domanda: chi paga questo scippo originato dalla incompetente burocrazia?
Noi siamo avvezzi a processi finiti nel nulla dopo aver rovinato imprenditori e lavoratori e quindi ci chiediamo: non è che anche adesso non paga nessuno? Dopo aver perso tutti i propri risparmi, adesso, gli azionisti come potranno essere indennizzati dalla Commissione Europea?
Non vogliamo infatti credere che la Commissione non si prodighi nel restituire agli azionisti del tempo, non a quelli attuali, quanto loro hanno perso.
Non è infatti credibile che l’attuale compagine societaria si veda riconoscere il risarcimento di un danno che ha prodotto l’azzeramento del valore del risparmio di altri e cioè dei soci d’allora.
Ma questi ultimi da chi vengono rappresentati?
Le Associazioni dei consumatori sono troppo piccole e prive di mezzi di fronte ad una questione di questa portata, semplice ma complessa nello stesso tempo, per il livello delle Istituzioni coinvolte.
I partiti si limitano a gran giri di parole, purtroppo vittime della priorità che danno alla ricerca del consenso e affetti da una incompetenza diffusa.
Ancor peggio, se si pensa ai politici comodamente assisi sulle poltrone delle Istituzioni locali, gli unici che possono veramente qualcosa, ma che sembrano più vicini agli scippatori che agli scippati; in ogni caso, silenti.
Di una cosa siamo certi: non v’è futuro per la nostra economia in mano a questa gente.