Logge, Chiese e Confraternite protestanti, senza più soli dell’avvenire e fasci di combattimento?
Sul piano della razionalità, ormai, si può parlare dell’Occidente solo fotografando l’esistente: senza valutazioni e senza previsioni, allo stato, entrambe prive di ogni utilità per l’immodificabilità della situazione. E’ superfluo aggiungere che vi è la necessità di rifuggire dai tranelli della fantasia per evitare di peggiorare le cose.
L’Unione Europea è nata, cresciuta e sorretta, sostanzialmente, ergendosi sulle sue “famose” (e discusse “un po’ per celia e un po’ per non morir” da sparuti laici) radici giudaico-cristiane.
Allo stato, quindi, essa ha il sicuro e stabile sostegno dei banchieri (anche ebrei), con la loro prevalente presenza nella massoneria, soprattutto anglosassone, e dei cristiani, cattolici e protestanti, con le potenti organizzazioni della Chiesa di Roma, dello IOR Vaticano, nonché delle consorterie o confraternite protestanti di varia denominazione.
In più, rispetto alla sostanziosa base religiosa, essa può contare, oggi, sull’interessato e prezzolato appoggio dell’ala sinistra dell’idealismo filosofico tedesco: socialisti o socialdemocratici (post-comunisti) nonché dell’ala destra, ugualmente “idealistica”, cosiddetta “moderata”: liberali di scuola euro-continentale.
Questi ultimi, ovviamente, non sono da confondere con i liberali anglosassoni: conservatori inglesi e, in larga parte, repubblicani statunitensi. Questi sono di scuola liberale molto diversa da quella Euro-continentale, empiristica, decisamente antidealistica e sostanzialmente non amica dell’Unione. (Allo stato, le fortune dei “liberali” anglo-americani sono diverse: in Inghilterra essi sono riusciti vittoriosamente a portare il loro Paese fuori dalla cosiddetta “Europa” dei tecnocrati e a risolvere con efficienza pragmatica la crisi della pandemia del Covid19; negli Stati Uniti d’America sono stati sconfitti dal “democratico” Joe Biden che ha ripreso, con il sostegno delle banche e dell’industria delle armi, la politica espansionistica e imperialistica dei suoi predecessori con analoga vocazione, primo tra tutti Barack Obama).
Sul fronte contrario all’Unione si pongono, ma per ragioni del tutto diverse, anche i nostalgici della destra idealistica estrema, i post-fascisti; e ciò per le compromissioni che ritengono arrecate alla sovranità nazionale degli Stati-membri.
Sin qui lo stato dei fatti.
La domanda è: in vista dell’immaginata svolta verso un capitalismo meramente finanziario, la presenza giudaico-cristiana potrebbe continuare a contare con eguale certezza di affidabilità sulle forze di natura esclusivamente politica oggi più vicine, interessatamente al suo orientamento e presenti in misura rilevante nell’Euro Parlamento? In soldoni: i partiti ispirati all’idealismo tedesco di fine Ottocento, nelle sue due diverse articolazioni del post-comunismo e del moderatismo liberale euro-continentale, sarebbero favorevoli alla trasformazione del capitalismo occidentale da industriale a finanziario?
Verosimilmente, l’“operazione Draghi”, di matrice più che Italiana sostanzialmente Europea, è stata immaginata e voluta dall’Unione proprio per liberare prima l’Italia e, progressivamente, il Vecchio Continente, dalle scorie dell’Idealismo filosofico tedesco nelle sue due versioni più estreme (socialismo e fascismo), salvando solo l’ambiguo liberalismo moderato; di scuola idealistica, ma non troppo.
Gli idealisti tedeschi, infatti, ma solo nelle loro punte estreme di sinistra e di destra, potrebbero rappresentare una pesante zavorra per le mire di finanzcapitalism dell’Unione Europea e, ovviamente, dell’Alta Finanza anglo-americana. Solo la mancanza di forze fortemente ideologiche lascia le mani libere per una politica impostata soltanto su dati economici e sull’attività non più dei politici ma dei tecnocrati. L’operazione Draghi farà, quindi, le sue vittime, in primo luogo alla Sinistra e poi alla Destra, estreme.
Seconda domanda: perché in primo luogo a Sinistra? Dopo tutto, mettendo a disposizione dei postcomunisti la stampa da loro egemonizzata, i banchieri e i finanzieri hanno avuto sinora dai “rossi”, compresi quelli con toga, un buon servigio.
La risposta potrebbe essere: sinora, però.
Per la preventivata “svolta”, che minaccia di essere più decisiva in senso antindustriale, potrebbero essere non più sufficienti “servi sciocchi e prezzolati”, tradizionalmente legati al mondo operaio e a organizzazioni sindacali.
Per dare un contributo vero a una politica meramente monetaria e dichiaratamente “ecologica” che comporterà la chiusura di molte grandi e complesse fabbriche potrebbe occorrere ben altro.
Quelli che ricordano la proposta di Beppe Grillo (che non si sospettava ancora essere membro autorevole del Deep State Europeo) di chiudere l’Ilva di Taranto per farvi un parco di divertimento non sono rimasti sorpresi dalla sua autocandidatura alla segreteria del Partito Democratico, dopo le dimissioni (provocate?) di Zingaretti. Anche per le “toghe rosse”, dopo il caso Palamara, si possono prevedere tempi bui.
La Sinistra è diventata una zavorra per l’Unione Europea. La gente che la compone, a parte i vertici, ormai in grande parte “corrotti” politicamente, è, per i banchieri di Bruxelles, poca roba e soprattutto di scarsa rilevanza. Ed il loro giudizio è pienamente condivisibile anche da parte di chi non ama l’Unione Europea e la sua politica monetaria.
Si tratta, infatti, di insegnanti di belle lettere di scuole medie, pieni di stupida prosopopea; di pseudo-intellettuali che inneggiano a una cultura europea, senza rendersi conto che è solo un “polpettone” di orrendi assolutismi e di falsi universalismi; di creatori (anche abili) di messinscene conflittuali con finti contrasti e dotte polemiche su di un pensiero, quello euro-continentale, che è solo una ripetizione sempre meno convinta di moduli “culturali (!)” vecchi, stantii e avvizziti durante venti secoli di mancanza di ogni pensiero libero; di sedicenti filosofi più propriamente docenti della materia e stanchi ripetitori di pensieri altrui; di sociologi dalle parole e dalle formulette facili, accattivanti, immaginifiche: deliziose all’ascolto ma a contenuto zero; di mestieranti della politica pronti a esaltare Sommi Valori con promesse ugualitarie, immancabilmente non mantenute e sempre alla ricerca costante di poltrone e di prebende.
Con accorte manovre, il neo Presidente del Consiglio, approfittando del fatto che i Numi venerati dalla Sinistra non hanno più presa su un pubblico che ha scoperto (o semplicemente ignora, non leggendoli) la truffa di scritti cosiddetti “rivoluzionari” di vuota e sterile efficacia e d’inutile ripetitività, ha già realizzato i primi effetti della sua opera.
Nicola Zingaretti, che non ha la tenacia del commissario Montalbano, interpretato dal fratello Luca, aveva maturato da tempo (probabilmente) l’idea di dimettersi da segretario dei Democratici, dopo avere tentato di coniugare le istanze ancora ritenute di sinistra del suo partito con quelle divenute, secondo Di Maio (il “pupazzo” sul braccio del ventriloquo Grillo) “liberali e moderate” del nuovo Movimento 5 Stelle.
Furbescamente il comico (?) genovese vuole liberarsi di quella zavorra di incompetenti e ignoranti affidandola a Giuseppe Conte e ha, praticamente, ordinato, a modo suo, un sostanziale “Tutti a casa”: l’ordine che fu impartito agli Italiani sbandati dalla sconfitta e che più solitamente si dà ai mercenari quando diventa inutile la loro presenza sul campo di battaglia. Egli punta a seppellire il Partito Democratico, il compito più difficile sino a ora commissionatogli.
La liberazione dell’Unione delle forze estreme di destra è stata raggiunta, invece, almeno parzialmente, senza colpo ferire, perché i post-fascisti di Fratelli d’Italia si sono messi da parte e fuori gioco da soli. I nostalgici di vecchi nazionalismi inneggianti alla Patria non hanno capito che oggi, l’Italia è soltanto una “colonia” dell’Unione Europea, per giunta del tutto priva di coesione umana e sociale. I conflitti delle Regioni tra di loro e di ciascuna di esse contro lo Stato centrale offrono un panorama che rende attuali ancora oggi i famosi versi danteschi sull’Italia “serva e bordello”.
Il tentativo di Draghi, in atto, è solo quello di convogliare il resto della Destra in un ambito definito genericamente “liberale” dove non vi sarà certamente alcuna difficoltà a collocarvi “Forza Italia” con i suoi solidi addentellati bancari, “Italia Viva” dell’ineffabile Renzi e altri cosiddetti “liberali moderati”, sparsi in molti rivoli (tutti di cultura idealistica, se non anche cattolica).
L’Unione che molti vorrebbero ormai definire Bancaria anzi che Europea, grazie alla pandemia si è assicurata una rendita di interessi sui prestiti agli Stati membri e ai cittadini euro-continentali per molti decenni in un orizzonte che i tecnocrati vorrebbero, ormai, senza “soli dell’avvenire” e senza “fasci di combattimento”.
Ultima domanda: ciò migliorerà lo spettacolo visivo?
Certamente, per alcuni versi. C’è da chiedersi, però, se così pieno di croci, di bilance e di compassi quel cielo denso anche di minacciose nuvole vaganti di monete non rischi di essere ugualmente oppressivo.
D’altronde, allo stato, non c’è da farsi illusioni su scenari diversi.
Le uniche forze conservatrici del capitalismo industriale e non prevalentemente finanziario sono fuori dal vecchio Continente: in Inghilterra al potere; negli Stati Uniti d’America all’opposizione.
Conclusione: solo se nell’Europa continentale qualche partito vorrà collegarsi alla loro politica e avrà fortuna, lo scenario potrà cambiare, sempre che duri il premierato di Johnson e ritorni in auge Donald Trump o chi la pensi come lui (magari con meno temperamento ma uguale carattere).
Luigi Mazzella