L’impatto psicologico del Covid-19 su pazienti oncologici e caregiver. Lo studio di Fondazione ANT

A un anno dal primo lockdown e dopo lunghi mesi di emergenza sanitaria e chiusure a singhiozzo, ci troviamo ad affrontare quella che sembra essere la terza ondata. Una situazione che mette a dura prova tutti, dal punto di vista sociale, economico ed emotivo.

Ma che cosa significa tutto questo, a livello psicologico, per una famiglia con malato oncologico? Qual è stato l’impatto della pandemia e del lockdown su queste persone? Fondazione ANT, con il suo gruppo di psico-oncologi, ha condotto uno studio sull’impatto psicologico dell’epidemia su pazienti in assistenza e sui loro familiari.

I risultati di questo studio ci confermano l’urgenza di restare accanto a chi, oggi, si trova ad affrontare la pandemia con il peso di una malattia oncologica o di una fragilità pregressa. In questi lunghi mesi e nonostante le difficoltà, i nostri medici, infermieri e psicologi non hanno mai smesso di prendersi cura a domicilio delle persone malate di tumore, sollevandole dalla paura e dalla solitudine, le più grandi alleate della sofferenza – commenta Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione ANTÈ ancora forte l’insicurezza rispetto ai prossimi sviluppi della pandemia, ma se davvero saremo in grado, come individui e come società, di fare tesoro dell’esperienza vissuta per offrire un futuro un po’ più consapevole e solidale anche alle nuove generazioni, che tanto stanno soffrendo l’isolamento e l’incertezza, forse non saranno stati soltanto mesi da dimenticare.

La ricerca, che ha visto coinvolti nel periodo del lockdown 114 pazienti e 69 caregiver da tutti i territori in cui ANT è presente (Nord, Centro e Sud Italia).

La preoccupazione di un eventuale contagio, associata alla difficoltà nell’erogazione dei trattamenti medici può provocare oppure esacerbare in loro vissuti di paura, ansia e depressione. E sono infatti l’ansia e la paura le emozioni più ricorrenti tra i pazienti presi in esame.

Tra le paure provate dai pazienti c’è stata quella per il proprio contagio (per il 21,9%) o del contagio di un familiare (16,7%), la pericolosità del virus e l’incertezza connessa all’epidemia (14% in entrambi i casi). Il contagio del paziente prevale anche tra i caregiver (38,2%) e supera la paura per il proprio contagio (35,3). Cresce, tra i familiari, la paura connessa all’incertezza sulla durata dell’emergenza (36,8%). Il senso di mancanza è stato uno degli stati d’animo che più hanno colpito pazienti e caregiver.