Crolla il settore horeca a causa del virus. L’Italia si allontana dall’Europa

In termini occupazionali, secondo le stime della Fipe-Confcommercio, il settore degli esercizi pubblici è in ginocchio dal punto di vista occupazionale con la perdita, nell’ultimo anno, di oltre 200mila posti di lavoro occupati per la maggior parte dei casi da giovani e stagionali. Sono infatti gli under 40 fra le categorie più colpite, confermando quanto già si prevedeva. Un conto molto salato presentato dalla pandemia.

Bar, ristoranti, discoteche e imprese di catering e banqueting hanno perso 243mila occupati rispetto al 2019; quando sfioravano il milione. Fra le categorie più penalizzate ci sono cuochi, camerieri e barman secondo i dati raccolti dall’Inps, a cui si aggiungono anche poco meno di 20mila apprendisti che certificano come siano proprio i giovani a pagare il prezzo più alto di questa crisi: 7 su 10 di coloro che hanno perso il lavoro, infatti, hanno meno di 40 anni.

Una tragica realtà, proprio nel momento in cui un uomo decide di fare scelte importanti: una casa, una famiglia. In termini assoluti la contrazione maggiore ha interessato ristoranti (-25,2%) e bar (-26,2%) mentre in termini relativi il settore più penalizzato è quello delle discoteche con una flessione dell’occupazione dipendente di 3000 unità, pari al 57,4%. Qui in Puglia, abbiamo più di un esempio, una delle maggiori realtà del territorio appena ristrutturata e rilanciata avrebbe dovuto dare lavoro a tantissimi giovani e creare un importante indotto turistico nel settore del divertimento. Secondo notizie, ma ancora non confermate,il blocco dei licenziamenti, dovrebbe essere prorogato al 30 giugno. Gli effetti della crisi sono ricaduti soprattutto sul lavoro a tempo determinato e stagionale. Non si trattava di “lavoretti” perché in 6 casi su 10 l’orario di lavoro era a tempo pieno. Immaginiamo quindi le ripercussioni. Secondo dati statistici a livello territoriale a pagare il dazio più alto son state le regioni del Centro Italia, a seguire, le regioni del Nord Ovest.

Le imprese sono ormai allo stremo, senza più l’ossigeno necessario per respirare. 160 giorni di chiusura nel 2020 hanno dato il colpo di grazia, mentre ai locali da ballo e alle imprese di catering è andata persino peggio, essendo venuti meno matrimoni ed eventi. Ogni volta che provavano a rialzarsi, un nuove decreto, un nuovo stop e conseguenti chiusure. Si è smesso di investire, penalizzando quindi l’economia. La speranza è che si possa invertire il trend una volta per tutte e che questo sia davvero l’ultimo sforzo. Bisogna però programmare a medio e lungo termine, cosa che oggi non si può fare, visti i continui dietro front. La Fipe chiede che il tema del lavoro abbia la giusta considerazione dal governo.

Il divario da parte dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea è ulteriormente cresciuto.