Essere un percussionista nel 2021: a tu per tu con il musicista Giorgio Finestrone
Tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi generata dal Covid-19 c’è quello della musica. Le pesanti limitazioni del settore, tuttavia, non hanno fermato progetti ed iniziative di musicisti già lanciati nel mondo dello spettacolo. Tra questi c’è Giorgio Finestrone, nativo di Bari, percussionista e batterista, con la passione per la musica. Notevolissime sono le sue esperienze in campo Jazz, così come molteplici sono le sue partecipazioni a rinomati festival.
Tra le ultime esperienze, dopo quella dell’Umbria Jazz nel 2009, vanno citate le partecipazioni all’Adelfia jazz e Sannicandro jazz. Giorgio Finestrone nel 2018 ha contribuito a fondare i Tankarp, duo composto insieme all’arpista Jakub Rizman. Si tratta di un progetto innovativo che vanta una timbrica orientale. Tra le collaborazioni del percussionista va anche citata quella con il cantautore barese Marco Laccone. Il repertorio dei “Tankarp” è molto vasto perché percorre i migliori standard degli anni 80-90 tutto riarrangiato con il loro sound sperimentale orientale. I Tankarp hanno partecipato amolti festival tra cui quello eco-museale delle arti e l’Agimus festival. Recentemente è uscito il loro nuovo album “Open up” dove è possibile ascoltare sonorità orientali e spagnoleggianti.
L’album è stato composto proprio durante il lockdown, quando tutto era fermo. “King George” è il brano, quasi autobiografico, che Giorgio Finestrone dedica a se stesso. Abbiamo provato a conoscerlo meglio.

Come ti sei avvicinato alle percussioni?
La batteria e le percussioni sono i miei amori sin dalla nascita. I miei genitori mi raccontano che sin dall’infanzia percuotevo tutto. Infatti il merito va proprio alla mia famiglia, in grado di darmi supporto in ogni scelta.
Quanta importanza dai alla ricerca sonora?
Alla ricerca musicale do moltissima importanza. Cerco di utilizzare tutte le sonorità degli strumenti a disposizione: dalla batteria alle varie percussioni quali il tank drum, ovvero uno strumento idiofono a percussione nato agli inizi degli anni 2000 con Dennis Havlena. La ricerca musicale per me è così fondamentale da utilizzare strumenti sempre più innovativi.
Cambiando spesso i luoghi in cui ti esibisci, come riesci a gestire il tuo suono e le scelte degli strumenti da usare?
Ebbene gli strumenti cambiano le loro sonorità in ogni ambiente, ma posso tranquillamente aggiungere che gli strumenti hanno un’anima e spetta a noi musicisti valorizzarli.
Cosa rappresenta per te la musica?
Per me la musica è tutto. È un mondo dove esprimere i propri sentimenti, pensieri, colori, idee. Semplicemente per me la musica è vita.
Come ricerchi le nuove collaborazioni? Attendi che tutto ti si presenta casualmente?
Per me la musica è il modo di esprimere dei sentimenti, sia artistici che spirituali. E un modo di avvicinarsi a Dio. Ed è cosi che le collaborazioni le scelgo dalla voglia di sperimentare e ricercare sempre nuovi sound.
Come stai vivendo questo periodo in cui tutto è purtroppo bloccato dall’emergenza sanitaria?
E’ un momento triste per tutti, dove ogni progetto è in stand-by. Questo vale anche per i concerti, fermati proprio dal Covid. La speranza la ripongo nella bella stagione poichè noi artisti abbiamo la necessità di riprendere quelle libertà di cui ci hanno privato. E con questo mi auguro che con la ripresa ci sia un voglia da parte della gente di volere ascoltare la musica live.
Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un ragazzo come te per lavorare nel mondo della musica?
La caratteristica fondamentale è una sola: credere sempre nelle proprie idee.
Con la speranza che quanto auspicato da Giorgio Finestrone, circa la ripresa di tutto il settore artistico e musicale colpito dalla pandemia, possa effettivamente verificarsi, non possiamo che fargli il nostro in bocca a lupo.
Katia Simone