Il trafficante braccato

La corte di Appello di Napoli ha confermato la condanna ad un anno di reclusione e al pagamento di 1.600 euro per le spese legali nei riguardi di un 51enne napoletano, pregiudicato, “figlio d’arte”, uno tra i più noti trafficanti di cardellini a livello nazionale.

L’uomo, figlio di uno storico uccellatore di Napoli, fu denunciato per l’ennesima volta nell’aprile del 2013 nel corso di un’operazione dei carabinieri di concerto con la LIPU e con l’Osservatorio Zoomafia della LAV, poiché deteneva al fine di vendita 21 cardellini, 6 fringuelli, 4 verzellini, 2 lucherini, 1 fanello, 1 calandra, 3 reti da uccellagione e 9 gabbie-trappole. Gli uccelli erano stipati in piccole gabbie e in precarie condizioni, tali da far scattare l’accusa di maltrattamento di animali.

Tra gli uccelli sequestrati vi erano anche individui utilizzati come richiamo durante l’attività di uccellagione. Questi uccelli vengono “incamiciati”, ovvero avvolti con un filo che passa intorno al loro dorso che consente poi di legarli ad un bastoncino che i bracconieri manovrano con un cordino. In questo modo il cardellino, che in gergo è chiamato “cardellino di bacchetta”, viene strattonato di continuo per costringerlo a fare brevi svolazzi per attirare altri uccelli. Tale pratica costringe l’animale a fatiche e condotte insopportabili per la sua natura, sottoponendolo a notevoli sofferenze fisiche a causa dei continui strattoni ricevuti.

Fondamentale, ai fini della condanna in primo grado, fu la testimonianza dell’avvocato Fabio Procaccini, delegato LIPU di Napoli, che, in sede dibattimento, ricostruì tutte le fasi dell’operazione descrivendo nel dettaglio il sistema dell’uccellagione, rispondendo alle domande sul precario stato di detenzione degli uccelli sequestrati poste dal Giudice, dal P.M. e degli avvocati, tra cui l’avv. Argia Di Donato che ha rappresentato la LAV in tutti i gradi del processo.

Durante il sequestro ci furono momenti di tensione, dovuti alle intemperanze di amici e parenti del pregiudicato che inveirono contro il personale operante e tentarono di ostacolare le operazioni. I disordini sfociarono, ahimè, in un’aggressione fisica ai miei danni, ad opera di un parente del condannato. 

In alcune province campane l’uccellagione e il contrabbando di fauna selvatica rappresentano un’annosa piaga. Purtroppo, è un problema che non richiama la giusta attenzione anche se si tratta di un’attività illegale non solo fortemente preoccupante per l’impatto che ha sulla fauna, ma anche per la presenza – che spesso diventa vera gestione -, di elementi legati alla criminalità.

Nei mercati abusivi, tenuti a cadenza settimanale in diverse località del Sud Italia, centinaia di uccelli, tutti appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato, in quanto fauna selvatica, sono venduti clandestinamente. Si tratta perlopiù di fringillidi: cardellini, fringuelli, peppole, verdoni, verzellini, lucherini, ma si trovano anche altri uccelli. Gli animali sono detenuti in condizioni pietose, trasportati in stato di esasperata cattività, tenuti in condizioni incompatibili con la loro natura. Ovviamente vi è occupazione abusiva di suolo pubblico e si viola la normativa fiscale. Molti dei figuri che vendono fauna selvatica nei mercati sono pregiudicati anche per altri tipi di reati.

Ciro Troiano