Intorno a emergenza, illegalità, mafie e controllo territoriale
Ho fatto ruotare il mio intervento al 29° Vertice Antimafia, organizzato dalla Fondazione Antonino Caponnetto, intorno a due punti. Due assiomi scontati, concetti quasi banali, ma che, se inseriti nel contesto pandemico che stiamo vivendo ormai da quasi 15 mesi, ci possono aiutare a comprendere meglio le dinamiche criminali di questi tempi.
Il primo è che l’emergenza genera illegalità; e il secondo che non c’è mafia senza controllo territoriale.
L’emergenza genera illegalità, si sa, e le mafie sono abilissime nello sfruttare tutte le occasioni offerte dalle circostanze e dagli accadimenti disastrosi. Non è certo un caso che le rivolte nelle carceri, scoppiate tutte insieme e l’attacco al 41 bis, abbiano preso a pretesto proprio l’emergenza sanitaria.
Ma vi sono altre opportunità, meno eclatanti se volete, ma che tuttavia sono consone agli affari criminali. In questo senso si possono individuare profili di preoccupazione per tutte quelle attività economiche legate al gioco e alle scommesse.
Le indagini degli ultimi anni hanno fatto emergere in maniera evidente un forte interesse della criminalità organizzata per il settore dei giochi e delle scommesse, attorno al quale sono andati a posizionarsi gli interessi di tutte le organizzazioni mafiose, in alcuni casi addirittura consociate tra di loro.
Settore, quello dei giochi e delle scommesse, fonte di introiti e vettore di reinvestimento dei capitali, usato anche a fini di riciclaggio, con il ricorso ad articolati schemi societari con ramificazioni all’estero.
Varie indagini hanno documentato che parallelamente alle corse clandestine di cavalli le consorterie si rivolgono con attenzione al settore della raccolta delle scommesse e dei giochi on line.
Ma perché l’emergenza sanitaria sarebbe un’occasione per il business delle scommesse e del gioco illegale? Così come per altri aspetti della nostra vita quotidiana, messi alla prova da questa catastrofe, il senso di insicurezza, la necessità di trovare una via di fuga dallo stress, dalle difficoltà, e dalla sofferenza di una vita inaspettatamente mutata, può trovare sfogo nel gioco d’azzardo.
E veniamo al secondo assioma: non c’è mafia senza controllo territoriale. Il consenso sociale si acquisisce, specie in tempi di emergenza sanitaria, anche garantendo un welfare mafioso, eccezionale palcoscenico del proprio potere. Oltre alla distribuzione di mascherine, farmaci, beni di necessità e pacchi alimentari, come avvenuto in alcune zone controllate dai clan, non è difficile immaginare un intervento criminale anche negli altri aspetti legati all’emergenza sanitaria.
A proposito di pacchi alimentari, è significativo il fatto che la criminalità organizzata trovi una fonte importante di guadagno nel controllo delle attività legate all’agroalimentare e alla grande distribuzione alimentare. Controllare questo specifico settore non significa solo esercitare il controllo su un’importantissima fetta dell’economia nazionale, ma anche controllare un settore di vitale importanza per la sopravvivenza delle persone.
Le mafie impoveriscono il territorio non solo economicamente, impedendo qualsiasi forma di imprenditoria libera e sana, ma anche alimentando la fragilità delle persone, la povertà sociale; e laddove vi è miseria, in tutte le sue manifestazioni, vi sono coloro che si arricchiscono, in tutti i sensi.
In conclusione, si manifesta, pertanto, la necessità di esercitare l’antimafia del giorno prima, di mantenere alta l’attenzione nei confronti di settori diversi tra loro, come le scommesse e il welfare che, se non adeguatamente controllati, oltre a rappresentare un’importante fonte economica per le casse delle mafie, comportano molteplici effetti negativi anche sul piano economico e sociale.
Ciro Troiano