Risparmio energetico interiore
In questi tempi di crisi economica ed ecologica globale, un titolo che evoca il risparmio, qualsiasi esso sia, mi pare appropriato e un utile argomento. In questo caso, come si evince chiaramente dallo stesso titolo, non mi riferisco al risparmio energetico classico, bensì all’economia energetica dell’organismo umano, fatto di corpo e di psiche, di carne pulsante e di anima anelante alte vette. Parlarne credo che sia altrettanto importante, se non più importante, dei generali sprechi classici che l’uomo perpetra ai danni dei più svantaggiati, ma che non commetterebbe più se divenisse carico di energia vitale e godesse di ottima salute psicofisica. Ciò perché diverrebbe autenticamente soddisfatto della propria vita, autenticamente gratificato, veramente felice e molto più ricco di facoltà intellettuali e spirituali, tale da potere restituire tutta questa ricchezza all’esterno, alla società che a sua volta ne trarrebbe grandi vantaggi in termini di serena convivenza, di pace e di giustizia sociale che invertirebbero il corrotto circolo virtuoso in atto in uno naturalmente virtuoso in futuro.
L’attività cerebrale che regola costantemente tutti i nostri parametri vitali, l’incessante battito del cuore, i nostri piccoli e grandi movimenti corporei, tutte le nostre azioni quotidiane, i nostri pensieri, le nostre sensazioni, sentimenti ed emozioni, indubitabilmente si nutrono di energia. Vivere in sé implica un certo dispendio di energia, e se si vuole vivere e farlo pure bene, è chiaro che bisogna essere capaci di gestirla bene quest’energia psicofisica alquanto esauribile ma giornalmente rinnovabile. Intanto bisogna usare un ottimo “carburante”; e dunque è d’obbligo introdurre nel nostro corpo alimenti freschi e possibilmente biologici e vari affinché essi siano in grado di fornirci il sano, corretto ed equilibrato apporto di nutrienti indispensabili per far ben funzionare bene e a lungo la nostra “macchina”. Poi è altrettanto importante abituarsi a praticare uno sport che implichi un sano movimento, specie per chi svolge un lavoro sedentario, per ottenere il doppio vantaggio di mantenere il nostro corpo ben “lubrificato” e libero da “incrostazioni”, e quello di smaltire eventuali grassi e altre sostanze in eccesso. Adesso non uscitevene con battute tipo io gioco tutti i giorni a scacchi e a carte! Scherzo. L’importante comunque è sudare, faticare, ovviamente in maniera moderata e/o proporzionata alle potenzialità del nostro corpo. Si deve essere saggi nel ricaricare con l’alimentazione sana e il sonno ristoratore il proprio corpo dopo avere speso energia, e altrettanto assennati a riscaricare quest’ultima. Moderazione è sempre la parola magica. Vivere è ricchezza in tutti i sensi; non può essere mai povertà e/o avarizia, ma tale ricchezza la si deve sapere gestire molto bene. Bisogna proprio essere accorti nello spendere la propria vita – come si fa con i patrimoni materiali del resto – per ottimizzarne al massimo la resa, senza dilapidare il patrimonio di vitalità di cui molto generosamente ci ha dotati madre natura. Oggi, per restare in metafora, i progettisti delle automobili cercano di costruire motori sempre più efficienti e che consumano sempre meno carburante. Anche il “progettista” della natura non ama gli sprechi, così ha predisposto il nostro organismo affinché possa rendere il massimo con il minimo dispendio di energia interiore possibile.
Per i nostri antichi progenitori era molto difficile procurarsi il cibo la cui ricerca praticamente occupava un’intera giornata. Per procurarsi l’indispensabile per sopravvivere dovevano cacciare gli animali e racimolare i prodotti commestibili che la natura gli forniva più o meno abbondantemente, correndo e lottando incessantemente per tutto il giorno. Per cui non potevano permettersi alcuno spreco di energia che non servisse esclusivamente alla loro sopravvivenza. Ad esempio, non praticavano le maratone di quarantadue chilometri e non giocavano a calcio per novanta minuti per puro sport, perché poi il rifornimento energetico necessario non era sempre immediato, ammesso per assurdo che conoscessero questi sport. Dopo una giornata di faticosa caccia, l’uomo preistorico col calare delle tenebre si rilassava, rientrava in sé e si addormentava ricaricandosi molto efficacemente di fresche energie. Il suo equilibrio omeostatico era perfetto. Nella sua semplice vita non esistevano stress superflui e patologici da cui non riusciva più ad uscire e rimanendo costantemente in allarme e svuotato di energie psicofisiche. Oggi per noi fortunati facenti parte dei Paesi ricchi, procurarsi il cibo è molto facile, e se dovessimo guadagnare soltanto lo stretto necessario per comprare gli alimenti, basterebbe lavorare solo un paio di ore al giorno. Basta avere banconote o carte di credito e andare nei supermercati e riempire i carrelli della spesa per rifornirci di energia; e basta recarsi nei negozi di abbigliamento per vestirci. Si lavora invece otto, dieci, dodici ore al giorno perché tante altre sono le esigenze dell’uomo moderno, per fortuna (che si hanno altre esigenze oltre quelle corporali ovviamente, non che si è costretti lavorare troppe ore al giorno, eccessi che brutalizzano la persona). Oggi non dobbiamo più correre tutto il giorno per cacciare e raccogliere i frutti della terra, ma ci basta stare comodamente seduti in ufficio o sbracciarsi nelle fabbriche o in altri posti di lavoro, per intascare uno stipendio o un salario che ci garantiscono gli acquisti necessari per vivere abbastanza agiatamente e dignitosamente.
Considerato che non impieghiamo più tanta energia fisica, e che quando non pratichiamo alcuno sport per supplire a questa moderna mancanza di movimento fisico, ci appesantiamo e rischiamo l’obesità e tutte le patologie ad essa connesse, l’attuale dovrebbe essere un’era di risparmio alimentare e di equa redistribuzione dei carrelli della spesa e non solo. Invece, paradossalmente, questa è l’era dei più grandi sprechi e delle grandi disparità sociali. Lo spreco che caratterizza l’uomo moderno non è quello dell’energia fisica, che se moderata si configurerebbe come attività più salutare, bensì di quella psichica. Il principale imputato oggi è lo stress, capace di svuotarci totalmente delle nostre energie più preziose e renderci la vita un inferno, priva di ristoro psicofisico, di serenità, di gioia e anche di alte capacità intellettuali, spirituali e di amare, giacché anche per amare è necessaria una grande energia che fortunatamente è inesauribile e anzi più se ne impiega e più ne ritorna indietro: ma bisogna stare molto bene con se stessi per potere arrivare a sublimare l’amore. Esso non obbedisce alle normali leggi economiche, perciò, più se ne ha e se ne spende, e più ci si arricchisce, diffondendosi in un’immaginaria rete globale di altruismo che innesca un agognato circolo virtuoso di benessere sociale psicofisico e anche materiale.
Ora è molto importante capire che lo stress della vita quotidiana è un serio spreco energetico, che è un rubinetto mal funzionante che stilla preziose energie psichiche che potrebbero essere utilizzate più proficuamente e che ha modellato una società globale sempre più pregna di persone tristi, pessimiste, arrabbiate, frustrate, povere di mezzi materiali e perciò spesse volte incattivite e impoverite di risorse spirituali. E’ ovvio che, per non rischiare bollette idriche salate, quando abbiamo un rubinetto che sgocciola giorno e notte chiamiamo prontamente l’idraulico per ripararlo o sostituirlo. Quando invece la vita quotidiana stressante esaurisce le nostre energie più belle, spesso non ne siamo nemmeno consapevoli, per cui non ci può venire in mente di chiamare “l’idraulico”per aggiustare il nostro rubinetto interiore gocciante energie psichiche preziose, che stupidamente lasciamo disperdere nello scarico del metaforico lavandino.
L’idraulico che deve intervenire in questo stillicidio di energie è una vita in cui ognuno dovrebbe trovare i propri spazi per rilassarsi, riposarsi realmente e dedicarsi a quelle attività che più gratificano e ricaricano dentro. Ad esempio leggersi un bel libro, farsi un distensivo bagno caldo, ascoltare la musica che più ci armonizza interiormente, vedere un bel film capace di suscitarci le emozioni più in sintonia col nostro modo di essere, intraprendere una sana attività fisica, se possibile dedicare un po’ di tempo alla meditazione o alla preghiera e stare piacevolmente e serenamente insieme ai propri cari, senza la fretta di dovere andare a sbrigare tutta quella serie di incombenze, forse necessarie per sopravvivere ma che toglie spazio all’indefettibile bisogno di rientrare in se stessi ed essere sereni piuttosto che “schizzati”. Schizzato, nevrotico, quello che oggi l’uomo moderno è diventato e le cui azioni, che semplicemente voglio chiamare innaturali, comportano tutte le tristi conseguenze sociali che minano la serena convivenza della nostra specie. A mio parere, non esiste altra causa se non l’immenso pandemico stress con cui s’è infettato il genere umano nei suoi comportamenti che continuo a definire soltanto innaturali. Il ritorno alla naturalità dei ritmi vitali e soprattutto a quelli intimamente e indispensabilmente spirituali del genere umano può creare individui sani in una società altrettanto sana in reciproco circolo virtuoso, dove, appunto, una società proba forma individui altrettanto probi, e viceversa. Altrimenti la specie umana regredirà verso la scimmia che fu invece che progredire in direzione dell’”Homo Angelicus”. Solo ritrovando la forza e la serenità interiore si consegue il grande dono dell’amore che ridiviene semplicemente un autentico stato naturale dell’essere umano e una squisita sensibilità nei confronti della vita e del pianeta Terra. Solo l’amore autentico regala una straordinaria dilatazione sensoriale e raffinate facoltà intellettive. Basta solo chiamare un buon “idraulico” per sistemare il nostro “rubinetto energetico” interiore.
Angelo Lo Verme