Per un chilo di ciliegie. Lettera aperta al Governatore Emiliano
In un chilo di ciliegie ci sono circa mille frutti di media pezzatura. Se quel chilo vale, appena raccolto, un euro vuol dire che ogni ciliegia vale un millesimo di euro. A questo prezzo i nostri conterranei terroni raccolgono quanto le piante hanno portato a maturazione.
I mendicanti baresi che ricevono un centesimo (che è l’equivalente di dieci ciliegie) lo gettano via perché usualmente non accettato neanche dai nostri paninari. I nostri contadini invece salgono sulle scale per raccogliere l’equivalente di un millesimo di euro.
La cosa cambierebbe poco se il prezzo in campagna fosse di dieci euro il chilo (cioè dieci volte l’attuale) perché il valore di una ciliegia lieviterebbe a un centesimo che rimane una cifra indecente È evidente che i raccoglitori di ciliegie sono degli eroi misconosciuti ed è altresì evidente che questa situazione fa comodo a moltissimi che commerciano e mangiano fantastici frutti pagandoli un nulla.
Alcune domande sorgono spontanee. Non esiste un sindacato che difenda questi nostri terroni benefattori da questo sfruttamento schiavistico? Quanto deve essere pagato un raccoglitore di ciliegie per poter vendere il prodotto a questo prezzo? Il fenomeno colpisce TUTTI i prodotti agricoli indistintamente e quindi è problema politico e di sistema.
Come mai la politica ha creato una situazione -che molti chiamano mondialismo- che permette ai consumatori e ai commercianti della Grande Distribuzione di acquistare in qualunque parte del mondo liberamente e quindi di beneficiare sempre del prezzo più basso del mondo a tutto danno dei produttori? Come si pretende che questi produttori paghino i contributi e le tasse a botta di mille euro a rata?
A questi prezzi così risicati le Autorità regionali o nazionali nell’ambito di programmi già esistenti da anni potrebbero acquistare dal mercato quantitativi anche significativi di frutta per donarli ai governi e popoli africani per ingraziarsene la simpatia (come quello libico che presto dovrà procedere alla ricostruzione delle loro città) aprendo così la strada a rapporti di amicizia e a collaborazioni commerciali e più genericamente economiche. Naturalmente si tratta di riaprire un rapporto ampio di assistenza che al posto di dare danari che spesso finiscono con il tramutarsi in armi, potrebbe concretizzarsi nell’invio di prodotti che loro non hanno e non potranno mai avere e che sarebbero molto graditi alla popolazione oltre che significativi.
Mille quintali potrebbero alleviare le sofferenze di decine di migliaia di persone che in Libia sono oggi ai margini della società o costretti dentro i centri di accoglienza in attesa di emigrare in Europa; mille quintali costerebbero centomila euro cioè meno di uno stipendio di un dirigente regionale o statale liberando il mercato da una piccola ma significativa e decisiva quantità di offerta.
Decongestionando il mercato locale di frutta.
Fare del bene con oculatezza e rispetto non beneficia solo il ricevente ma anche il benefattore.