Mondializzazione e proprietà privata

 Se è vero che la efficienza è la regola delle regole si da per scontato che essa si raggiunge con le grandi dimensioni aziendali forti della tecnologia più avanzata e più gigantista e quindi le proprietà più piccole divengono un fastidio che è meglio rimuovere. Peraltro la proprietà come categoria giuridica crea delle gerarchie sociali e di potere che non hanno senso al cospetto della onnipotenza dell’imperativo efficientista; le grandi imprese come la grande finanza contigue al potere politico lasciano che quella proprietà si estingua da sola riducendone la redditività e garantendo alle imprese più potenti la sopravvivenza (too big to fail); ovviamente quella sopravvivenza è a tutto scapito delle più piccole che non possono non subire la concorrenza “ineguale” delle grandi; pagandone anche i costi in termini di iper fiscalità e iper burocrazia. Cioè nel più totale rispetto del gioco delle parti il sistema delle grandi si sostituisce al vecchio sistema che muore portandosi con se la proprietà privata che perde senso economico e ruolo politico.

Anche la famiglia ha al proprio interno delle gerarchie con la preminenza del maschio sulla femmina e dei genitori sui figli con grave nocumento sulla capacità di persuasione delle grandi imprese e dei grandi comunicatori. Anche qui il livellamento si impone senza statuire nulla contro gli assetti esistenti ma facendo crescere surrettiziamente il ruolo dei grandi media guidati dai potenti policy makers. Così i modelli di vita si evolvono rapidamente secondo le indicazioni dei media, delle vedettes dello spettacolo e della conversazione televisiva soppiantando i modelli familiari. Anche i rapporti di genere prevedevano una gerarchia che viene smantellata sia ridimensionando ex lege e a suon di messaggi mediatici la prevalenza maschile, sia contrastando la divisione dei ruoli, sia violando la stessa essenza dei generi inventando altri generi mediani tra maschio e femmina. Si mondializzano così i pensieri e i comportamenti all’interno di un concetto di uguaglianza imposto senza dichiararlo. La pornografia tempera grandemente la base del rapporto uomo donna e ne annulla la forza.

Tutto non accade seguendo una traccia segnata da un pensatore e realizzata da un partito con un progetto esplicito. Quando nel passato si è tentato di sostenere tesi egualitarie del genere il resto della società si è unito e ha contrastato efficacemente tale disegno semplicemente perché era individuabile colui che voleva azzerare la composizione sociale e politica esistente. Quindi la fase dei libri e delle filosofie politiche è superata e semplicemente si utilizzano le prerogative e le forze disponibili per realizzare l’intero disegno senza neanche dirlo.

Si vuole così instaurare un mondialismo fondato sulla uguaglianza livellatrice delle persone, sul dispotismo delle imprese maggiori che azzera le libertà, sulla distruzione delle proprietà, l’annientamento delle identità.

Canio Trione