FenImprese Bari: “Abbiamo la necessità del lavoro di cittadinanza, non del reddito”
Il reddito di cittadinanza è un sussidio statale introdotto circa due anni fa affinchè i beneficiari potessero far fronte all’acquisto dei beni di prima necessità.
Prevede che, chi lo riceve, debba svolgere attività di riqualificazione, formazione e di ricerca di nuove opportunità di lavoro, e quindi il reinserimento nel mondo del lavoro, grazie al supporto dei navigator e dei centri per l’impiego. Tuttavia così non è stato ma si è rivelato un bluff anche se in molti casi è stato un ottimo strumento per contrastare la povertà.
In verità il nostro tessuto economico necessita del ‘’lavoro di cittadinanza’’ e non del reddito, aiutiamo le imprese nel mondo del lavoro.
Affermazione critica su quella che è la reale situazione in cui dilaga, ormai da tempo e maggiormente in era Covid-19 e post pandemico, il nostro Paese: “Possiamo dire chiaramente che – sootlinea il Presidente Paolo Scicutella – tale misura è stato un vero e proprio fallimento. La pandemia Covid-19 ha alimentato ancor di più l’emorragia occupazionale del nostro Paese, già vasta antecedentemente. Sono i dati a parlare. Circa 220 mila offerte di lavoro e opportunità formative fornite dai navigator a fronte di circa 1,23 milioni di maggiorenni tenuti a rispettare il Patto per il Lavoro firmato con i Centri per l’impiego, in quanto non tutti i beneficiari sono impiegabili”.
Paolo Scicutella, Presidente Provinciale Fenimprese Bari, continua affermando che, benchè siano state previste alcune misure a favore delle famiglie in difficoltà economica, e per chi ha perso il lavoro in età importante, non sono stati previsti aiuti agli imprenditori costretti alla
chiusura causando gravi ritorsioni sull’economia che già era
fortemente provata e colpita da una precedente crisi economica.
“In era pandemica lo fruttamento del lavoro – conclude il Presidente Scicutella – è aumentato. Persone senza una stabile
occupazione ed in condizioni di precarietà, sono state spinte a dover
accettare prestazioni lavorative prive delle adeguate garanzie. Questo
non è assolutamente accettabile. Lo Stato e gli enti competenti,
dovrebbero ricordare che il lavoro è un diritto inalienabile di ogni
essere umano, sancito dall’Art. 4 della nostra Costituzione, tale per cui
deve sussistere un salario equo a quelle che sono realmente le
mansioni e le attività svolte dal lavoratore”.