Rubrica: oltre il recinto – L’inizio
Sei stato concepito per caso.
Hanno impiegato tre mesi
per decidere
che tipo di macchina comprare.
Un anno per le opportune modifiche
alla casa nuova.
Tu invece
sei un errore di calcolo.
Hai cominciato a pulsare.
Che immensità.
E’ Dio!
Il ventre che ti ospiterà è freddo.
Il respiro arriva a singhiozzi.
I muscoli sono contratti.
Cerchi di adattare il tuo fluire
a quelle pareti raggelate:
a quei movimenti rigidi,
obbligati, frettolosi, violenti,
senza tenerezza, né attesa.
Non comprendi,
ma se vuoi andare avanti
devi costringerti così.
Ti raggiungono voci di labbra senza sangue,
mentre tu sei l’immensa voce.
Ti stringe un freddo strofinio di corpi,
mentre tu sei ancora il caldo abbraccio.
Ti accarezzano mani d’altri,
mentre tu sei unità e fusione.
La vita avanza,
che importano gli ostacoli?
Non sai ancora che la vita può diventare
tortuosa, contorta, velenosa,
repressa, meccanica, deviata,
nascosta, arida
e tante altre cose ancora.
Così tristi, così contagiose!
Tu pulsi, illumini e commuovi
perché sei primizia divina, fresco di sorgente.
Il contatto con gli altri
è ancora mediato dalla placenta.
Com’è bella la crescita!
Com’è dolce l’ascolto!
Dalla pulsazione all’istinto,
dall’istinto all’emozione,
dall’emozione alla ragione:
tutto è vibrazione.
Un continuo limpido fluire.
Un lento ondeggiamento nel vasto oceano.
Salvatore Porcelli