I trafficanti di piante rare e la povertà ambientale ed economica

Il traffico di piante rare è meno noto di quello degli animali, ma, oltre alla sopravvivenza di specie in via di estinzioni, crea incalcolabili danni all’ambiente. Una notizia, non diffusa dai media italiani, arriva dalle Filippine dove il Bureau of Customs-NAIA (BOC-NAIA), insieme al Department of Environment and Natural Resources (DENR), ha sequestrato 276 piante carnivore importate illegalmente il 5 luglio scorso.

Le piante carnivore, dichiarate globalmente in pericolo di estinzione e tra le piante più rare e minacciate al mondo, sono state scoperte durante il controllo di dieci confezioni importate dai Paesi Bassi. La verifica con il DENR ha rivelato che erano state importate illegalmente senza la necessaria autorizzazione all’importazione sanitaria e fitosanitaria e le autorizzazioni CITES. Le piante carnivore sequestrate, successivamente identificate come Drosera, Nepenthes, Dionaea, Sarracenia, Pinguicula e Cephalotus, hanno un valore di circa 2600 euro.

La Convenzione di Washington (CITES) è una convenzione internazionale sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione, nata nel 1973. Il suo scopo fondamentale è quello di garantire che, ove sia consentito, lo sfruttamento commerciale internazionale di una specie di fauna o flora selvatiche sia sostenibile per la specie e compatibile con il ruolo ecologico che la specie riveste nel suo habitat.

Il traffico di animali e piante in via di estinzione è una delle cause principali di distruzione dell’ambiente. A livello internazionale operano organizzazioni criminali specializzate in questi traffici che producono un business da milioni di dollari.

Sebbene poco noto, anche il nostro Paese, è colpito dal traffico di piante rare. Mentre i sequestri di animali rari e in via di estinzione sono frequenti e il fenomeno è conosciuto, quelle delle piante resta un traffico noto ancora a pochi. Un recente caso riguarda il sequestro di 171 cactus nel Riminese, strappati dal loro habitat naturale in Sud America per finire nel collezionismo di piante rare. Le indagini hanno messo in evidenza viaggi in Cile e Argentina fatti allo scopo di prelevare piante selvatiche dal deserto per rivenderle anche via web.

Il crimine ambientale, oltre ad avere strette connessioni con la criminalità organizzata, con la corruzione e il riciclaggio, determina povertà ambientale ed economica, genera nuove forme di schiavitù per le popolazioni umane coinvolte, e ruba il futuro del pianeta.

Ciro Troiano