Rubrica “Oltre il recinto” – L’educastrazione
Come distruggere un bambino:
1. Pasti a orari fissi
2. Sonno obbligato
3. La culla come parcheggio
4. Pianto vietato
5. Movimento frenato
6. Botte
7. Oggetti proibiti
8. Curiosità inappagate
9. Sesso da non toccare
10. Le defecazione nel luogo
con le modalità stabilite
Benvenuto, figlio mio.
Bentornato, Dio.
Ti contemplo
e d’un tratto tu sei cielo,
primavera e profumo:
una lacrima
feconda il cuore
e le mani si chinano
a sollevarti
in un tenero abbraccio.
L’eterno mi visita.
L’attimo si fa luce.
E le parole,
silenziose,
ritrovano la vita.
Così vicini
io e mio figlio.
Senza confini
tu ed io.
Ciascuno è noi due
una sola carne
un solo respiro.
E ogni sguardo d’altri
mi riporta a te,
a me, a noi.
Grazie
E’ ora.
Devi mangiare.
I medici
si sono raccomandati
“Deve mangiare
ogni tre ore”.
Hanno studiato
e io mi fido di loro.
Stai dormendo.
Farò piano a risvegliarti:
ma bisogna proprio farlo.
Eccoti il mio seno.
Adesso basta.
Hai succhiato abbastanza.
Non puoi pretendere
che rimani attaccato al mio seno.
Potrebbero cominciare
brutte abitudini.
Ti porto nella culla
così potrai dormire
comodamente
e io potrò fare qualcos’altro.
Perchè piangi?
Non capisco.
Hai mangiato a sufficienza.
Così piccolo, sei già capriccioso?
“Mamma,
voglio restare con te
sentire il calore,
il tepore, la tenerezza
del tuo seno.
Vorrei cullarmi
sul tuo seno.
Non è una brutta abitudine”.
Avanti, dormi piccolo mio
su, chiudi gli occhi.
E non piangere più.
Torno subito.
Smettila di piangere.
Non posso stare
tutto il giorno con te.
Ho le faccende di casa.
Devo fare la spesa.
E poi sempre in braccio!
Non è bello.
Devi imparare subito
ad essere un piccolo adulto
come me,
come papà,
come tutti.
Pensa a dormire.
Sveglia, piccolo tesoro.
Sono io,
la tua mamma.
E’ di nuovo l’ora dei pasti.
E poi, a nanna.
E questa volta
ti canto una canzoncina.
Togli le mani di bocca.
Quante volte
lo devo ripetere.
Non puoi avere
ancora fame.
Ti ho appena
dato il latte.
E questa mania
di portare tutto alla bocca.
E di toccare tutto.
Non puoi.
Hai la culla.
I tuoi giocattoli.
E non dar fastidio.
Se continui così
qualche schiaffo
ti farà capire
presto e bene.
“Ho bisogno di carezze”.
Oh no!
Ti sei sporcato.
Ti avevo appena ripulito
bello e profumato.
E non toccare con le mani!
E’ incredibile.
Non stai fermo un attimo.
Faccio presto
eccoti di nuovo a posto.
Nella culla.
E cerca di dormire.
L’allucinante altalena
sonno, sveglia,
moine, carezze, urla,
abbandono e ripresa,
non fare, non toccare.
Le poppate ad orari fissi.
Tutto è una esigenza degli adulti.
Il movimento frenato,
il sesso da non toccare,
le botte,
sono lo specchio fedele
dell’aridità, del deserto,
e della morte emotiva
degli adulti.
In questo modo
si perpetua
l’assurda catena
di miseria e infelicità.
Salvatore Porcelli