Crimini contro gli animali e pandemia
Il Rapporto Zoomafia 2021 dedica ambio spazio alla relazione tra la pandemia e crimini contro gli animali. Già siamo intervenuti su queste pagine sull’allarme infiltrazioni criminali nella gestione delle opportunità create dall’emergenza e sulla mafia al tempo del covid, mettendo in risalto proprio il pericolo che la criminalità possa approfittare della situazione di crisi.
Secondo il Rapporto Europol EU SOCTA 2021, “la pandemia COVID-19 ha avuto un impatto significativo sul panorama della criminalità grave e organizzata nell’UE. I criminali si sono affrettati ad adattare prodotti, modus operandi e schemi illegali per sfruttare la paura e le ansie degli europei e per capitalizzare la scarsità di alcuni beni vitali durante la pandemia. Mentre alcune attività criminali saranno o sono tornate al loro stato pre-pandemico, altre saranno radicalmente modificate dalla pandemia COVID-19. (…) La pandemia ha offerto opportunità uniche per i truffatori che cercano di trarre profitto dall’insicurezza, dalle restrizioni e dalla domanda in forte espansione di determinati prodotti a seguito di questa crisi (…) Le conseguenze a medio e lungo termine della pandemia si tradurranno in ulteriori vulnerabilità. (…) “Il crimine contro la fauna selvatica aumenta i rischi di estinzione di fauna e flora minacciate di estinzione e di ulteriore deterioramento della biodiversità. Il traffico di specie selvatiche presenta anche dei rischi per la salute umana attraverso la possibile trasmissione di malattie”.
Nel mese di aprile 2020, la Wildlife Conservation Society, ha lanciato l’allarme per l’aumento del bracconaggio in tutto il mondo a causa della pandemia. Secondo l’organizzazione, la pandemia avrebbe portato all’uccisione di diversi animali appartenenti a specie a rischio. Tra quelli indicati dalla WCS si trovano tre Ibis Gigante avvelenati nel Chhep Wildlife Sanctuary in Cambogia nell’aprile 2020 e oltre 100 Tantali Variopinti uccisi a marzo sempre in Cambogia. Gli uccelli sarebbero stati uccisi per la loro carne, consumata localmente o venduta al mercato nero. Anche l’Europa ha visto aumentare i casi di bracconaggio, con rapporti riguardanti Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Per quanto riguarda il nostro Paese, un’ulteriore conferma di come il bracconaggio non si sia fermato nel periodo di chiusura Covid-19, è arrivata dal CABS: “Come già nel mese di marzo, ossia in piena emergenza Coronavirus, anche aprile non sembra molto discostarsi dai dati sul bracconaggio che il CABS aveva registrato nello stesso periodo del 2019 per l’intera penisola italiana”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riferito che l’attuale pandemia di COVID-19, insieme ad almeno il 61% di tutti i patogeni umani, ha origine zoonotica: il commercio di animali selvatici è un rischio che aggrava la diffusione delle zoonosi. Altre recenti epidemie, tra cui Sars, Mers ed Ebola, sono state ricondotte a virus che si diffondono dagli animali alle persone. Il traffico avviene in condizioni igienico-sanitarie inesistenti, attraverso mercati affollatissimi, a stretto contatto con le persone. È proprio questa promiscuità che favorisce il passaggio dei virus da specie a specie e dagli animali all’uomo con un salto di specie chiamato spillover. Il 13 aprile 2021, l’Oms ha chiesto di fermare la vendita di mammiferi selvatici vivi nei mercati alimentari per prevenire la diffusione delle malattie infettive.
La questione criminale entra fortemente in gioco in questo discorso. I crimini contro la natura e gli animali non solo mettono in pericolo la biodiversità e violano i diritti animali, ma hanno conseguenze negative anche sulla nostra vita e sul nostro modo di vivere. L’aggressione alla Natura genera disumanità, anestetizza il sentimento di solidarietà intra ed extra-specifica, crea divari e discriminazioni, diffonde logiche di dominio, rende, in sintesi, l’uomo più tenebrosamente misero, oscurando la sua bellezza interiore e abituandolo alla bruttezza emotiva e all’antiestetica sociale.
Ciro Troiano