Unicredit? Ci risiamo…
Mentre la questione covid e green pass monopolizza l’opinione pubblica Unicredit ha deciso di avviare la trattativa per la acquisizione della parte buona di mps. Il valore dei titoli coinvolti sono immediatamente saliti. Gli investitori trovano estremamente gradevole che Unicredit si metta in casa ad incremento del proprio patrimonio (così sembra dalle voci che circolano) una montagna di soldi. Anche per MPS è gradevole che il contenzioso che quei cattivoni degli azionisti hanno avviato venga incamerato dal Tesoro a diretto carico del contribuente. Quindi una cuccagna per tutti.
Ma se c’è qualcuno che incassa dovrà pur esserci qualcuno che paga; fino all’ultima lira. È stupefacente che nessuno se lo sia chiesto.
Gli attivi che andranno a rimpolpare il patrimonio del gruppo in via di costituzione sono degli azionisti così come la partecipazione del Tesoro alla Banca senese è un asset dei cittadini italiani. Quindi di questo arricchimento faranno le spese gli azionisti e il contribuente.
Chi rappresenta queste due categorie? Nessuno, neanche le Istituzioni a ciò deputate; anzi si dirà loro che meglio di così è impossibile. E l’Europa così sollecita contro gli aiuti di stato, tollera questi trasferimenti di asset a danno del contribuente e del risparmiatore?
Quando devi avere dei soldi da una persona o da una società puoi rivalerti sugli attivi (immobili, titoli, crediti,…) di quella società; attivi che costituiscono la credibilità di quel debitore. Cosa che fai anche se devi chiudere una tua azienda: monetizzi le attività e vai in pensione. Quindi gli azionisti dovrebbero essere ripagati dagli attivi della banca di cui sono soci; attivi che in questo caso sono di loro proprietà in quanto proprietari della banca stessa. Da qualche tempo le banche quando hanno problemi non vengono liquidate ma semplicemente si “risolvono” cioè evaporano e gli attivi prendono altre strade e certamente non quella dei propri azionisti. Complicati ragionamenti contabili e amministrativi nascondono questa amara realtà che non solo non cambia ma nessuno spende una parola per chiarire l’arcano. È accaduto con il banco di Napoli, con le venete, come con le popolari: la sostanza è sempre la stessa cioè gli azionisti rimangono con un pugno di mosche mentre con gli asset che hanno perso (perché -gli hanno detto- non hanno valore per colpa del precedente management) altri si arricchiscono.
La storia è sempre la stessa e sempre la stessa sarà fino a che qualcuno non porrà un altolà fermo e si rifaranno i conti…. Ci sarà da ridere.
Canio Trione