La mala delle corse clandestine

In tema di illegalità e controllo del territorio assumono particolare rilevanza le corse clandestine di cavalli, attività criminale lungamente sottovalutata, che, insieme alle scommesse illegali, accanto al rischio per la incolumità di persone e animali, rappresentano una plateale manifestazione del potere della criminalità che si appropria di pezzi del territorio. Eventi criminali che coinvolgono decine di persone e che pongono in essere un vero e proprio rito collettivo di esaltazione dell’illegalità che trova ampia risonanza sui Social. Contrastare questo delitto, oltre a salvare animali, si trasforma in antimafia sociale e riconsegna del territorio alla legalità.

Come riporta il recente Rapporto Zoomafia 2021, i numeri relativi alle corse clandestine e alle illegalità nell’ippica sono chiari: nel 2020 sono stati registrati 12 interventi delle forze dell’ordine, 10 corse clandestine denunciate, di cui 3 bloccate, 133 persone denunciate di cui 58 arrestate, 48 cavalli sequestrati. Da quando abbiamo iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2020 compreso, sono state denunciate 4039 persone, 1352 cavalli sequestrati e 137 corse e gare clandestine bloccate o denunciate.

Un fenomeno criminale che infesta diverse regioni, in particolare Sicilia, Campania, Calabria, Puglia, Lazio, Abruzzo, ma sono stati registrati casi anche in altre regioni, come Basilicata, Molise e Marche.

Diverse inchieste degli ultimi anni hanno confermato l’interesse di alcuni sodalizi mafiosi per le corse clandestine di cavalli, in particolare il clan Giostra – (Galli – Tibia) di Messina, i Santapaola di Catania, i Marotta della Campania. A questi vanno aggiunti i Casalesi del Casertano; il clan Spartà e i “Mazzaroti” della provincia di Messina; i Parisi di Bari; i Piacenti -“Ceusi” di Catania; i “ Ti Mangiu”, i Condello e gli Stillitano di Reggio Calabria.

Le relazioni semestrali della Divisione Investigative Antimafia (DIA) sovente fanno riferimento agli interessi dei clan per le corse clandestine e le scommesse illegali.  In merito a Messina, si legge nella Relazione DIA gennaio – giugno 2020: “Nella parte più settentrionale della città, dove si trova il rione Giostra, è stabilmente radicato il clan Galli-Tibia la cui attività è frequentemente rivolta all’organizzazione e allo svolgimento delle corse clandestine di cavalli”.

Appare incredibile come tutte le inchieste sulle corse illegali siano accomunate da condotte criminali ricorrenti, sistematiche, seriali, che seguono schemi, rituali e hanno continuità temporale. Infatti, gli individui coinvolti commettono gli stessi reati più volte; il modus operandi è ripetitivo e la scena criminis è quasi sempre la stessa. Inoltre, varie indagini hanno documentato che parallelamente alle corse clandestine di cavalli le consorterie si rivolgono con attenzione al settore della raccolta delle scommesse e dei giochi on line. Attraverso la gestione dei centri scommesse, infatti, come messo in luce dalla DIA, esse accrescono la propria capacità di penetrazione e controllo di altre attività nel territorio, in una sorta di circolo vizioso, cogliendo non solo opportunità di riciclaggio, ma anche la possibilità di dare lavoro a persone organiche a Cosa nostra.

Non solo l’ippica clandestina, ma anche quella ufficiale è inquinata da infiltrazioni criminali. Allibratori, scommesse clandestine, gare truccate, doping, furti di cavalli, intimidazioni: il malaffare che si esercita all’ombra degli ippodromi e delle scuderie ha molte sfaccettature. Ulteriori spunti si rinvengono nell’inchiesta “Mani in pasta”, “conclusa dalla Guardia di finanza di Palermo il 12 maggio 2020 con l’esecuzione di un provvedimento cautelare nei confronti di n. 91 soggetti, a vario titolo indiziati di associazione di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, ricettazione, riciclaggio, usura, traffico di stupefacenti, frode sportiva e truffa. Le indagini hanno riguardato esponenti della famiglia Fontana, riconducibile al mandamento palermitano Dell’Acquasanta-Arenella, radicata a Milano da alcuni decenni. Cosa nostra era già pronta a sfruttare la crisi generata dall’emergenza sanitaria prestando soldi a usura, interessandosi ad aziende sull’orlo della crisi e offrendo assistenza sotto qualsiasi forma, anche alimentare. Sono stati sottoposti a sequestro beni per un valore di circa 15 milioni di euro, nonché cavalli da corsa”. (Relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento sull’ attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, gennaio – giugno 2020). 

Se non si comprende che questa attività criminale, oltre a sottoporre gli animali coinvolti a maltrattamenti e a condizioni di detenzione esasperate, rappresenta un mezzo di riciclaggio di proventi illegali, di controllo sociale e di dominio territoriale, il suo contrasto si limiterà solo, quando ci saranno, ad interventi spot, per nulla risolutivi del problema. Se si vuole vincere per davvero la lotta occorre adottare una visione strategica unitaria dei vari aspetti dell’illegalità zoomafiosa che incidono sul più vasto contesto della tutela della sicurezza pubblica e su quello della lotta alla criminalità organizzata: solo adottando iniziative investigative tipiche del contrasto ai sodalizi criminali si attuerà una strategia vincente, altrimenti continueremo con l’ipocrita indignazione fino alla prossima corsa clandestina.

Per fronteggiare le corse clandestine occorre l’adozione di provvedimenti efficaci e diretti come:

– controlli, anche di natura fiscale, sulla compravendita dei cavalli “dismessi” dall’ippica ufficiale per prevenire il loro riutilizzo nelle corse clandestine;  

– il divieto di circolazione su strada di mezzi trainati da animali; 

– l’inasprimento delle attuali sanzioni penali; 

– l’approvazione di una sanzione penale, sotto forma di delitto, per chi partecipa a qualsiasi titolo, anche in qualità di spettatore, alle corse clandestine;  

– il divieto di possedere cavalli, scuderie o attività inerenti all’ippica per i pregiudicati per reati a danno di animali, scommesse clandestine, gioco d’azzardo, associazione per delinquere e reati di mafia, anche attraverso l’adozione di misure di polizia, personali e reali. 

Ciro Troiano