… ancora sul rebus afghano
La rete di intrighi del Deep State statunitense e le indecifrabili, segrete tessiture della Deep politicsmondiale, soprattutto occidentale, consentono agli osservatori ignari unicamente di porsi inquietanti domande senza risposte chiare.
Gli interrogativi sono molteplici.
Che cosa ha impedito a Trump di ritirare le truppe americane dall’Afghanistan per il rifiuto deciso del Pentagono, elemento di enorme rilievo del Deep State d’oltreoceano, e che cosa ha consentito a Biden di farlo tranquillamente dall’oggi al domani senza alcuna discussione con i generali?
Perché due pesi e due misure per una situazione sostanzialmente identica?
Che cosa prevedeva di così grave per gli interessi occidentali l’accordo del precedente Presidente statunitense con i capi Talebani?
Perché esso è stato ritenuto così pericoloso dagli appartenenti al Deep State da fargli preferire un ritiro affrettato, caotico e scomposto che sta suscitando nell’opinione pubblica mondiale un crescente raccapriccio e dolore per le tante vite umane distrutte?
Perché Joe Biden, chiaramente aiutato per la sua elezione da forze vicine al mondo finanziario e successivamente non ostacolato dai militari nella sua precipitosa decisione politica di fuga dall’Afghanistan ha “dovuto” subire un (molto probabilmente) orchestrato clamore mass-mediatico che ha inteso fare preconizzare per i nord-americani sciagure epocali (del tipo 11 Settembre 2001), tirando in ballo anche Al-Queida e ISIS e dando per scontato che i Talebani non daranno alcuna prova di moderazione e contenimento della propria aggressività religiosa?
Perché far trapelare solo oggi notizie particolareggiate sulla marea di dollari che avrebbe sommerso e corrotto gli afghani contrari ai talebani, durante i venti anni di permanenza USA in quello Stato?
Si strizza l’occhio ai contribuenti statunitensi per attenuare la portata catastrofica del gesto di Biden?
Che suggerirà ora il Deep State al Presidente nord-americano?
Vent’anni di guerra con mezzi tradizionali si sono dimostrati un buon affare per l’industria delle armi ma hanno fatto fare una pessima figura alle forze armate americane e della NATO. E’ verosimile, però, che l’onor militaredegli Occidentali interessi poco sia ai banchieri ebraici delle centrali anglosassoni e ai cattolici dello IOR sia agli islamici dei petroldollari e delle piantagioni di oppio.
Le guerre atroci tra credenti del monoteismo mediorientale, anche all’interno di ciascuna delle tre credenze religiose, vi sono sempre state, per oltre due millenni, con accuse reciproche e violente di eresia, con minacce di scismi seguite da eccidi, massacri, guerre sante e via dicendo.
L’idea di un’escalation bellica in Medioriente con un tipo di guerra con mezzi e interventi diversi da quelli tradizionali rischierebbe di provocare un conflitto di estensione mondiale d’incalcolabile distruttività e crerebbe problemi enormi anche fuori dell’area attualmente in preda ai conflitti insanabili tra fondamentalismi intolleranti.
Iran, Russia e Cina non starebbero a guardare e gli interessi della loro Deep Politics non sono di certo poco conto nel torbido guazzabuglio che si è creato.
In definitiva, quindi, ciò che nessuno veramente vuole è la pace e la fine del business bellico di natura religiosa.
Sotto questo profilo l’accordo di Trump con i Talebani congiunto con il suo dichiarato e conclamato disinteresse per le esigenze finanziarie di Wall Streete della City poteva rappresentare un precedente pericoloso.
Meglio “sacrificare” il già poco considerato Biden che rischiare una pax religiosa, probabilmente suggerita dall’“odiato” Trump, che non sarebbe stata più foriera di immensi e permanenti guadagni per i credenti di un monoteistico Dio-Denaro.
Luigi Mazzella