I fuochi di frodo
Incendi, disastri ambientali, fauna in pericolo e caccia: un problema che si ripresenta puntualmente ogni anno. Gli incendi quest’anno sono cresciuti, in base a dati EFFIS, del +256% rispetto alla media storica 2008-2020. Sono milioni gli animali morti a causa del fuoco o costretti a scappare in altri territori.
La normativa in vigore dispone che i Comuni debbano censire annualmente, tramite apposito catasto, i terreni percorsi dal fuoco in modo da applicare con esattezza i vincoli previsti, che vanno dal divieto di esercitare la caccia o la pastorizia per un periodo di dieci anni, al divieto di modificare la destinazione d’uso dell’area per 15 anni, all’impossibilità di realizzare edifici. Ma questo è uno degli aspetti più palesemente disattesi. La “mappatura” delle aree incendiate rappresenta un’occasione unica per analizzare il fenomeno degli incendi boschivi secondo una pluralità di chiavi di lettura che vanno dall’aspetto sociologico a quello criminologico a quello sanzionatorio, fornendo allo stesso tempo la possibilità di interventi diversificati e mirati in termini di informazione, prevenzione e repressione.
Da una ricerca effettuata a campione, come denuncia la LAV, risulta però che molti Comuni sono del tutto inadempienti, rendendo quindi impossibile applicare i divieti imposti dalla Legge. Per questo motivo la LAV ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Draghi e ai Ministri Cingolani, Lamorgese, Patuanelli e Gelmini, chiedendo che agiscano d’imperio nei confronti dei Comuni inadempienti perché aggiornino rapidamente i catasti dei terreni incendiati così da dare applicazione effettiva al divieto di caccia. Come peraltro già accaduto nel 2007, quando per le stesse ragioni l’allora Presidente del Consiglio intimò alle Regioni, con Ordinanza n.3624, di diffidare i Comuni che ancora non avessero aggiornato i catasti delle aree percorse dal fuoco.
“Oltre all’intervento istituzionale abbiamo chiesto al Presidente Draghi di estendere il divieto di caccia anche alle aree limitrofe a quelle incendiate – ha dichiarato Massimo Vitturi, responsabile LAV, Animali Selvatici – in quelle zone, infatti, si registra inevitabilmente il concentramento di un numero elevato di cacciatori, attratti anche dagli animali che in quelle aree si sono rifugiati scampando agli incendi, tutto ciò comporta l’incremento esponenziale della pressione venatoria, con le immaginabili, devastanti, conseguenze per gli animali selvatici.”
Ciro Troiano